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giovedì 2 agosto 2012

Villa Popolo e la chiesa di San Bartolomeo

Nella splendida risalita del Vezzola arriviamo alle porte di Villa Popolo e scopriamo cose interessanti sul paese.

Era questo un borgo molto frequentato negli anni ’50 e ’60, che raggruppava in realtà tre plessi: Popolo bassa, Popolo alta, Villa Torre, l’attuale abitato.



Nei due villaggi La Bassa e L’Alta dimoravano perlopiù contadini, gente per bene ma molto povera.
A quei tempi le famiglie ricche si contavano sulle punta delle dita.

I più vecchi ricordano i Guerrieri, i Merlini, i Santarelli, signorotti del luogo che davano comunque lavoro alla povera gente, grazie alla raccolta dei pomodori, delle olive e dell’uccisione del maiale.
Chi aveva un maiale entrava di diritto nel novero dei ricchi!

Molti contadini venivano impiegati come “bifolchi”.

Questo termine oggi usato per disprezzo, a quei tempi era sinonimo di figura di primo piano come ha ricordato Sgattoni in un suo libro: addetto alle stalle, guidava i buoi a lavoro, seguiva fiere e mercati per il suo padrone e presiedeva a tutti i lavori della campagna.

Qui, nell’odierna Villa Popolo c’è la splendida San Bartolomeo che custodisce singolari bellezze.

Vi si accede attraverso un porticato con cancelletto in ferro battuto.

Notiamo il piccolo campanile con le due campane di media grandezza.


Qui, come altrove le campane rivestivano grande importanza; il tempo passava scandito dal ritmo delle stagioni, dall’avvicendarsi dei giorni e delle notti, accompagnato dal suono delle campane che chiamavano a lavoro o alla preghiera, annunciando anche fatti di vita sociale, come battesimi, nozze, funerali.

In chiesa colpisce il soffitto recante più di cento dipinti messi sorprendentemente tra le travi ornate che sorreggono il tetto, in un’opera unica datata 1684.

La ricchezza inaspettata dell’opera, in un borgo così isolato, stordisce l’animo di chi la visita per la prima volta.



Cinque campate che rappresentano San Bartolomeo con, a lato, dodici martiri e a destra la Crocifissione con Angeli recanti i simboli della Passione.

A seguire l’Onnipotente e i dodici Profeti, l’Immacolata e i Santi Martiri e al centro il Cristo finalmente risorto con una schiera di angeli festanti.

Un antichissimo confessionale in legno e, sull’altare, una statua del Santo recante un libro sul quale è incisa una scritta che invita a rinunciare alle cose terrene, rubano ancora l’attenzione estasiata di chi vi scrive.
Della chiesa è singolare la disposizione delle finestre, messe lì in un modo che sembra causale ma che invece segue un ordine ben preciso.




Di essa si parla in due bolle papali, la prima emanata da papa Clemente IV nel 1267 e la seconda, risalente al 1327, ad opera del pontefice Giovanni XXIII°.

Altro riferimento storico e la data 1684 impressa sul muro esterno della chiesa.

Il soffitto della chiesa è decorato con mattonelle di maiolica dipinte in maniera similare a quello della chiesetta di San Donato nei pressi di Castelli.

La chiesetta di San Bartolomeo è formata da un'aula unica coperta da un tetto a capriate che si prolunga nella parte anteriore formando una specie di tettoia sostenuta da due pilastri angolari di mattoni.
Ha due ingressi, uno sulla facciata (sotto la tettoia) e uno laterale.

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Articolo redatto da Sergio Scacchia, autore tra l'altro di tre libri:
"Silenzi di Pietra" e "Il mio Ararat" e "Abruzzo nel cuore".

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