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lunedì 29 aprile 2013

San Pietro, palcoscenico dell'esistenza!

Il piccolo campanile della chiesa di San Pietro lancia la sua ombra obesa, mentre il sole sembra voglia accecare la piana di Campovalano.
Il tempio di solito è inspiegabilmente chiuso, perso quasi in uno splendido isolamento.
Eppure, in questo lembo di terra del comune di Campli, la storia ha disegnato mirabili traiettorie di esistenze.

Qui c’era un grande insediamento dell’Età del Bronzo. Era sempre qui la fantastica necropoli picena che tanti reperti ha donato alla storia e alla comprensione del vissuto.Tutto questo, a pochi passi da Teramo, l’antica Interamnia dai passati fenici.

La piccola chiesina dedicata al primo degli Apostoli, sorge in mezzo alla radura.
Fu fondata nel secolo VIII e fu ricostruita in forme romaniche all’inizio del secolo XIII.
È quasi andato distrutto il convento dei Premonstratensi di San Norberto, nel 1100 rinnovatore liturgico e riformatore del clero, che secoli fa era collegato al luogo sacro.
Pare che per anni si fossero insediati anche i benedettini.

Il monastero seppur piccolo, vantava l’appartenenza a quello di Antrodoco, dedicato ai santi Aurico e Giuditta.
Storia sontuosa quella di San Pietro, che parte ancor prima di quando i Longobardi del re Agilulfo, nel 593, raggiunsero lo storico accordo con l’allora papa Gregorio Magno.

L’uomo di Dio era notoriamente poco propenso alle preghiere e molto portato alle questioni politiche.
Il potere temporale e quello spirituale giunsero a una sorta di divisione del territorio, ridisegnando i confini.
Il teramano fu dato al duca di Spoleto, il sanguinario Ariulfo, che aumentò le sue angherie alla popolazione.

Il piccolo tempio racconta questa e altre storie paleo cristiane, grazie a manufatti barbari contenuti in incisioni sulle colonne, sui capitelli e le crocette d’ingresso.
Le testimonianze continuano, alzando il velo del tempo anche sulla storia di Roma, attraverso un sarcofago in pietra, sul muro della navata sinistra.
Raffigura il “Negoziante di Marmì”, Aurelio Andronico di Nicomedia, in Bitinia.

C’è anche un’abside dalla particolare conformazione, con tracce di modelli architettonici di fattura romanica.

Stili che si possono ascrivere alla scuola dei Maestri di Casauria e che riportano agli splendidi esempi ubicati lungo la Valle Siciliana di Santa Maria di Ronzano, San Giovanni ad Insulam, San Salvatore di Fano a Corno.

Questa minuscola struttura sperduta nella campagna farnese, a pochi chilometri dalla città d'arte di Campli, è stata crocevia della storia, un grande insediamento spirituale da cui dipese San Martino, nella vicina Guazzano, San Lorenzo in Garrufo, Santa Vittoria del piccolo borgo di Battaglia.

Tutte queste storie nobili fanno rimanere allibiti!

Perché non si valorizza definitivamente questa zona con il vecchio convento e la necropoli vicina?
Perché non è mai diventata fiore all’occhiello del turismo culturale tanto in voga oggi in Italia?

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Articolo di Sergio Scacchia pubblicato sul blog Paesaggio Teramano collegato alla rivista omonima.
Sul blog "Paesaggio Teramano" possibilità di visionare o fare il download dei numeri della rivista già pubblicati.
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