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lunedì 17 marzo 2008

Un gioiello del romanico: la Chiesa di San Clemente al Vomano



Alle porte dell’antico borgo di Guardia, sulla cresta collinare che si innalza dalla riva sinistra del Vomano, tra il verde dei vigneti e dei campi, c’e’ una splendida chiesa dedicata a San Clemente.

Le origini di questa abbazia si perdono nella notte dei tempi medioevali, tra leggende e realtà storiche.

Il monastero si eresse intorno all’874 per volere di Ermengarda, figlia a dire il vero un po’ bruttina, dell’imperatore Ludovico II e madre del re Ludovico III, ideale continuazione dell’abbazia di Casauria e di San Liberatore a Maiella, in territorio pescarese.

Desiderio, abate benedettino di Montecassino, utilizzò artisti e maestranze per ristrutturare varie chiese dando origine ad una scuola abruzzese che intorno al 1100 ricostruì, come testimonia una lapide, la chiesa vigilante sul pigro scorrere del fiume Vomano.

San Clemente fu, in seguito, sede di eremiti e monaci in cerca di Dio allorché passò, nei primi anni del 1800, alla Diocesi Di Teramo.
Fin qui le origini.

La chiesa di San Clemente al suo interno è composta da tre navate sorrette da colonne in cotto e in pietra e con il pavimento a vetrate da dove si possono osservare reperti archeologici di un tempio ben più antico.

Il ciborio, uno dei più belli d’Abruzzo, si trova alla fine di una scalinata.

Realizzato da artisti di origine normanna, ha un che di orientale con i suoi intagli quasi merlettati, di stile arabo sapientemente miscelato al gusto classico dei capitelli.

Al di sotto c’è un altro tesoro … l’altare con scolpito un agnello mistico.

Anche se la chiesa è stata stravolta nel suo aspetto originario da tanti interventi succedutisi nel corso dei secoli, il portale e diversi reperti interni, sono, a detta degli esperti, originali.

Il pavimento è in parte vetrato per consentire di ammirare i reperti archeologici sottostanti, la bella cripta dalle tante colonne, conserva resti di antiche pietre.



Madonna con Bambino

Posta su di un pilastro della navata di sinistra, l’opera rappresenta un momento interessante della pittura abruzzese tra tradizione e innovazione.

L’affresco è attribuito a Gentile da Rocca, databile attorno al 1285.
Gentile da Rocca è una testimonianza importante per quanto concerne la pittura in Abruzzo verso la fine del XIII secolo.
Nel 1283 firma in Santa Maria ad Cryptas la tavola raffigurante la Madonna col Bambino che rivela notevoli affinità stilistiche con la Madonna di San Clemente.
L'opera è espressione della cultura bizantineggiante, proveniente dalla Puglia e dalla Campania.

Edicola in mattoni

Un elemento architettonico che conserva ancora degli affreschi è una edicola in mattoni sulla piccola navata di destra.

Il manufatto è di interesse architettonico in quanto presenta una copertura a capanna, sostenuta da due colonnine ottagonali.

L'edicola presenta alcune interessanti raffigurazioni a fresco del 1419: una Madonna che accoglie sotto il suo manto i frati, nell’altro lato le figure di due santi, all’interno il Cristo benedicente con i simboli dei quattro Evangelisti, di fronte un angelo annunziante alla Vergine.

Interno

Lo spazio interno è diviso in tre navate: la navata centrale termina con una abside mentre le due laterali con altre due piccole.

Il presbiterio è rialzato rispetto al piano di calpestio ed è spinto in alto dalla cripta.
Il tetto, a capriate in vista, è stato recentemente rifatto.

E' legittimo ritenere che i resti della precedente struttura per motivi di economia siano stati inglobati nella nuova costruzione: questo discorso vale anche per le strutture portanti come ad esempio le colonne e le fondazioni.

Ma non sempre le strutture preesistenti sono state rese idonee a supportare le nuove strutture.
Questo ha contribuito secondo ciò che si legge negli scritti di Gumina ai tanti problemi statici di cui ha sofferto la chiesa per lunghi anni chiusa per restauri.

Capitelli

Nel sito internet dedicato alla chiesa di San Clemente si avanza l'ipotesi che probabilmente i capitelli, così come altri elementi decorativi, furono collocati nella chiesa allo stato grezzo e che solo in tempi successivi gli scalpellini abbiano realizzato le loro opere.

La difformità di composizione degli elementi sicuramente deriva dal fatto che gli artisti godevano di una certa libertà interpretativa e non erano legati certamente a schemi da ripetere in serie, lasciandosi guidare dalla propria fantasia e dal filone stilistico del momento.

Il ciborio

Autentico capolavoro che da solo merita una visita a San Clemente.

Si erge elegante e solenne su quattro colonnine con capitelli al di sopra dell’altare maggiore.
E’ stato restaurato di recente insieme all’intero complesso monastico.




L’agnello

Lo splendido merletto di marmo rosa in mezzo al quale campeggia un bianco ed innocente “Agnus Dei” crocifero.
Con questo elemento inconsueto, il paliotto d’altare acquista leggiadria e misticità.

Uno dei tanti capolavori da ammirare.

Esterno di dietro

L'abside centrale esterna al di dietro del complesso presenta una finestrella arricchita da una cornice in pietra che richiama alcuni particolari del portale.

Tutto denota la tipologia costruttiva tipica delle maestranze benedettine.
Ricorda nello stile e negli elementi in pietra l’abside di Santa Maria Assunta in Bominaco.

Particolari del portale

Le curiose decorazioni del pregevole portale.
I lussuosi tralci vegetali scolpiti nella pietra, si fondono con altri elementi fantastici e ricordano i portali di San Pietro ad Oratorium e San Liberatore a Macella.


Esterno davanti

La facciata principale della chiesa di San Clemente al Vomano.

La caratteristica gradinata in pietra si lega sapientemente alla severa facciata e al portale con elementi lapidei di chiaro rigore benedettino.