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mercoledì 5 giugno 2013

San Pietro in Azzano, la terra della gens Attia

Il quartiere Annunziata a Giulianova, da dove parte il serpentone di pista per pedoni e bici del Corridoio Verde Adriatico era fino a qualche anno fa un agglomerato di case a sud, evitato accuratamente dalle persone di buona volontà perché terra di nessuno, abitato da zingari, delinquenti di mezza tacca, che imperversavano, soprattutto nelle ore serali.

C’è stata da parte dell’Amministrazione giuliese, una profonda riqualificazione della zona, partita proprio dal lungomare. Il quartiere è tornato a d essere vivibile, ricco di zone verdi e di infrastrutture.
 Fra l’altro questo grande quartiere giuliese è ricco di storia essendo stata ubicata qui la vecchia “Castrum Novum”, l’antica città romana a diciotto miglia a sud di “Castrum Truentino”, sulla via Salaria, che nel IX secolo si trasformò in “Castel San Flaviano”.

Nel XV secolo la cittadina, a causa delle scorribande di predoni del mare e l’inclemenza del clima, si era ridotta in un mucchio di rovine, tra acquitrini malsani e maleodoranti, facendo sì che gli abitanti dediti alla pesca e alle coltivazioni, si allontanassero dal luogo natio.

Fu un discendente della gloriosa stirpe degli Acquaviva a far ricostruire la città, chiamandola “Giulia Nova” e dotandola di diverse torri di avvistamento.

Intanto però erano andate perdute gran parte delle testimonianze di un passato glorioso e splendente.

La chiesa di Santa Maria a Mare, conosciuta come Annunziata è comunque un monumento salvato dalla incuria degli uomini e del tempo.

La chiesa è quella che vedete nei pressi dell’incrocio della statale 16 con la famigerata 80 per Teramo.
Venne costruita prima dell’anno Mille in questa posizione insolita sulla piana tra la costa e la collina. Rappresentava il punto di sosta per i viandanti che si recavano al mare per imbarcarsi.

Fu riferimento anche per i Crociati che giungevano da Roma attraverso i monti della Laga per salire sulle navi dirette alla Terra Santa.

Era ridotta veramente male agli inizi del ’900.
 Venne effettuato un radicale restauro intorno agli anni ’60.
In quella occasione furono salvaguardati resti di architettura romanica, che oggi sono all’interno del luogo sacro che gli esperti fanno appartenere allo stile “romanico lombardo”, molto frequente dalle nostre parti.

Grazie a manoscritti antichi si è scoperta l’esistenza in passato di un monastero con annessa chiesa a tre navate.
Doveva esserci un grande refettorio con possenti colonne in laterizio.

Poi nel trecento, forse anche per numerosi crolli, le navate della chiesa divennero le attuali due e il monastero scomparve, lasciando posto alla chiesa di oggi di media grandezza, con la facciata inconfondibile, tutta in mattoni posti orizzontalmente e l’abbellimento di piccoli archetti.

Il portale è molto simile a quello della cattedrale di Atri, anche se di fattura inferiore.
Sono particolari le piastrelle scolpite e i capitelli e leoni, soprattutto l’animale a destra che stringe nella sua morsa un drago.

L’allegoria qui è molto chiara: i leoni rappresentano la chiesa di Roma che ha forza a sufficienza per sconfiggere le eresie e il male, qui simboleggiato dalla presenza del drago con gli occhi allungati, quasi stritolato dal leone.

Questo gioiello di portale risalente al trecento, confezionato da Raimondo Del Poggio, maestro scalpellino, nelle sue diciotto formelle, contiene anche dei simboli di luce e segni del passaggio dei Templari con i classici “Fiori della Vita” e piccole incisioni dedicate ai “pellegrini”, celebrati come condizione terrena dell’uomo in perenne ricerca di Dio.

L'opera rappresenta la storia scritta per segni antichi, tra fasi dello zodiaco, luci del giorno e ombre della notte, tra alternarsi di aurore e tramonti, tra cicli di stagioni che passano senza posa. 
Ecco che un posto, trascurato da tutti noi che magari ci passiamo infinite volte, può diventare oggetto di una accurata visita.

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Articolo di Sergio Scacchia pubblicato sul blog Paesaggio Teramano collegato alla rivista omonima.
Sul blog "Paesaggio Teramano" possibilità di visionare o fare il download dei numeri della rivista già pubblicati.
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martedì 21 maggio 2013

Il tesoro di San Bartolomeo a Villa Popolo!

Villa Popolo sarebbe un punto quasi invisibile su di una cartina geografica della provincia di Teramo, nel minuscolo comune di Torricella

Sicura, se non annoverasse tra qualche casa e piccoli appezzamenti terrieri d’alta collina, un gioiello semi sconosciuto.


Nell’umile ambiente di un’antica chiesa agreste, a pochi chilometri dall’abitato di Ioannella, il visitatore può rimanere affascinato da un tempio minuscolo che rappresenta, però, un fatto artistico più unico che raro in tutto Abruzzo: una tipologia decorativa diversa dall'affresco che è quella delle assi lignee dipinte.

La chiesa dedicata a San Bartolomeo, il cui culto non è estremamente diffuso in regione, cela al suo interno, infatti, un soffitto particolare che riveste proprio con assi dipinte l'interno del tetto e le travi delle capriate, e che è suddiviso in cinque campate.

Un gioiello restaurato alla fine degli anni
novanta, inizio 2000, per far fronte ad un deterioramento dovuto ad annose infiltrazioni di acqua piovana.

In quella occasione il soffitto fu smontato, le murature consolidate, il tetto rifatto, e infine rimontato il prezioso manufatto.

Al suo esterno la chiesina, con la sua struttura molto semplice senza alcun elemento decorativo non lascia intuire la sua ricchezza pittorica.
E anche nell’unica aula interna non avrebbe granché di attraente senza questa opera immortale pendente sulla testa!

Non è certamente inedito avere chiese con soffitti dipinti.
Per rimanere nel teramano, si possono ricordare quelli di S.Michele Arcangelo a Castiglione della Valle, della chiesa del Convento dei Sette Fratelli a Mosciano S.Angelo, dei Ss.Mariano e Giacomo a Nocella, di Santa Maria in Platea a
Campli.
Ma l’opera custodita nella piccola chiesina è senza dubbio la più particolare.

Nel primo riquadro centrale è raffigurato San Bartolomeo con il simbolo del suo martirio, un coltello, dal momento che secondo la sua Passio fu scorticato vivo.
Nei due spioventi adiacenti, le immagini di 12 Santi Martiri

Nella seconda campata è rappresentata la Crocefissione: a sinistra la Madonna Addolorata con le mani giunte e le lacrime agli occhi e in basso la Maddalena che abbraccia i piedi di Cristo.

Nel campo tre angioletti con in mano dei calici: uno raccoglie il sangue che cola dal costato e gli altri due quello che cola dalle mani trafitte dai chiodi.

Nei due spioventi, dodici per lato, 24 angeli che recano i simboli della Passione, corona di spine, scala, tenaglia, martello, flagello, mano, sacchetto con monete, calice, lancia, tunica rossa, calice, velo della Veronica, dadi, brocca e bacile, bastone con spugna, chiodi e altri strumenti di martirio come ceppi, coltello, frecce.

Nella terza campata è rappresentato Dio Padre seduto in trono, con aureola triangolare, con in mano lo scettro.

Nei due spioventi dodici profeti, sei per parte: a destra MOSE', ELIA, ELISEO, EZECHIELE, DANIELE, ZACCARIA, e a sinistra ISAIA, RE DAVID, SAMUEL, OSEA, BARUC, GEREMIA.

Nella quarta campata è rappresentata l'Immacolata Concezione, coronata da un'aureola di dodici stelle e con ai piedi la luna (Apocalisse), con le mani giunte.
Nei due spioventi laterali le figure di 24 sante Vergini e Martiri.

Nella quinta campata è rappresentato il Cristo Risorto con in mano la bandiera bianca crociata.
Nei due spioventi le figure dei 12 apostoli, 6 per lato, senza didascalie come in tutti gli altri riquadri.

Un’opera fantastica quindi, assolutamente, da ammirare.
Le origini della chiesa sono difficili da inquadrare.
Pochi sono i documenti tra i quali due bolle papali.

La prima, datata al 1267, venne emanata dal pontefice Clemente IV (1265-1268) e riguarda l'istituzione di un Rettore, la seconda del 1327, emanata dal pontefice Giovanni XXII (1316-1334), riguarda la creazione del Prebendato, richiesto dal Rettore e dai Compatroni della chiesa, come riporta Nicola Palma.


La chiesa, dopo anni di silenzio documentario, però reca una sola data: il 1684, stilata sia sulla muratura sotto il porticato, sia nelle pitture dell'interno.

Secondo il Palma in quel periodo la zona e, forse anche la chiesa, venne messa a ferro e fuoco dai briganti, fin quando non si svolsero gli scontri più sanguinosi tra le truppe regolari comandate dal capitano spagnolo Gaspare Zunica e i banditi capeggiati da Titta Colranieri, Santuccio di Froscia e Giancarlo Vitelli.

I malviventi vennero definitivamente sbaragliati nel novembre del 1684 a S.Omero.
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Articolo di Sergio Scacchia pubblicato sul blog Paesaggio Teramano collegato alla rivista omonima.
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mercoledì 1 maggio 2013

La Via dei Borghi: dodici paesi in pochi chilometri

Lucio De Marcellis e il Coordinamento Ciclabili Teramane ci guidano a un’esaltante e facile passeggiata sulle colline teramane, tra cultura e natura

Quando l’inverno non consente lunghi itinerari, chi ama trascorrere ore in ambiente, scopre itinerari vicini d’insospettabile bellezza.

La “Via dei Borghi”, ideata dal Coordinamento delle Ciclabili Teramane, è un percorso adatto sia per chi ama camminare sia per chi utilizza una mountain bike.


In pochi chilometri collinari, l’itinerario collega diversi borghi nei comuni di Teramo, Montorio al Vomano e Torricella Sicura.

Da quest’ultimo paese a sei chilometri dal capoluogo, il percorso è tabellato fino a Frondarola e presto le indicazioni arriveranno a Rapino grazie ad un’associazione locale di salvaguardia del territorio.
 Si parte da Teramo procedendo sulla Strada Provinciale 48 di Bosco Martese fino a Torricella Sicura.
La strada è frequentata in tutte le stagioni, da camminatori di ogni età.

Giunti nella piazza principale, intitolata all’eroe della Resistenza teramana, Mario Capuani, di fronte alla chiesa parrocchiale di San Paolo si prosegue su strade secondarie, verso il quartiere Case Romani, costeggiando la sede del Museo e presepe etnografico “Le genti della Laga” e della Comunità Montana della Laga.

Poco più avanti c’è l’abitazione dei fratelli Giorgio e Saverio Romani, valorosi patrioti morti durante la 1° Guerra Mondiale.
Dopo la breve discesa si risale al borgo di Piano Grande costeggiando la Fonte Vecchia, recentemente restaurata.

Ai margini del centro storico, che meriterebbe una sosta, si svolta a sinistra, direzione Cavuccio.
Dopo un’ulteriore breve discesa-salita si costeggia la chiesetta di S. Nicola.
Si attraversa il borgo di Cavuccio e, in prossimità della croce, si svolta a sinistra.

Un tratto in terra battuta conduce al cimitero; superatolo, si attraversa la strada provinciale e subito dopo il fosso Rio.
In breve si raggiunge Villa Tordinia.

Qui si percorre un breve tratto di strada provinciale verso monte, in prossimità del primo tornante s’imbocca la via secondaria a sinistra.

Volendo si può proseguire sulla strada principale per visitare il borgo storico di Villa Ripa e poi ricongiungersi all’itinerario che conduce all’antica chiesa di S. Maria di Ponte a Porto nell’agro di Frondarola.
La chiesetta sorge sull’argine sinistro del fiume Tordino, in un luogo, dove vi era un antico passaggio sulle acque.
Nella piana adiacente si svolgeva l’ultima fiera d’estate delle greggi prima della transumanza verso le Puglie.
La manifestazione negli anni ’20 si spostò ai margini dell’abitato di Frondarola, dove mantenne la tradizione fino agli anni ’60.

Ora si attraversa quello che era, nei tempi antichi, il ponte a pietre squadrate della Via Cecilia.

Nella descrizione dello storico Niccola Palma, la strada romana dalla Salaria, raggiungeva l’Interamnia (Teramo) proseguendo fino a Castrum Novum (Giulianova).

Quest’antica arteria è testimoniata anche dalla pietra miliare indicante il miglio romano CXIIII, rinvenuta a Valle S. Giovanni nel 1993, custodita nei depositi del Museo archeologico di Chieti.

Attraversando il ponte sul Tordino si raggiunge la provinciale, a Travazzano.

Si prosegue verso valle per raggiungere il bivio di Frondarola, sede di un antico castello, dal quale si gode un panorama a 360° verso la catena del Gran Sasso, la Maiella, La Laga, i Monti Gemelli.

La gita potrebbe proseguire verso la vicina Rocciano da dove è possibile tornare a Teramo lungo un percorso in terra battuta, attraversando il quartiere Mezzanotte.

Chi ha gambe forti può invece dirigersi verso il minuscolo abitato di Rapino, su strada asfaltata.

È possibile scendere nella valle del Vomano e per un antico tratturo lungo l’argine sinistro del fiume, raggiungere Piane di Collevecchio.

Negli anni ‘80 qui sono state rinvenute antiche cisterne romane. Gli storici hanno ipotizzato la presenza delle terme.
La sorgente di acque sulfuree attende la valorizzazione del comune di Montorio.

La strada asfaltata sale a Collevecchio.
Attraverso l’ex statale (ora dismessa e con traffico nullo) è possibile tornare a Frondarola e a Teramo, attraverso Rocciano.



Gli articoli inseriti nella rivista sono redatti da Sergio Scacchia, autore tra l'altro di tre libri:
"Silenzi di Pietra" e "Il mio Ararat" e "Abruzzo nel cuore".

Tutti gli articoli sono condivisi su Facebook nella bacheca di Sergio Scacchia e nella pagina "Il Mio Ararat" e su Google Plus.

Gli articoli sono inoltre pubblicati da Vincenzo Cicconi della PacotVideo , tra l'altro gestore di questo blog, su:
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sabato 20 dicembre 2003

Presepe delle Genti della Laga 2003-04



A Torricella Sicura, delizioso paese distante Km. 6 da Teramo (Abruzzo) e base di partenza per escursioni ai vicini monti La Farina e delle Tre Croci, nel periodo natalizio viene allestito il «Presepe Artistico delle Genti della Laga».

La mostra è a cura di Gino di Benedetto proprietario del Museo Etnografico Borgo Antico di Torricella Sicura e con la collaborazione di numerosi anziani artigiani dell'entroterra teramano che, con la loro arte, hanno realizzato nei minimi dettagli gli oggetti, i personaggi abruzzesi, gli antichi ambienti in cui vivevano e lavoravano, riproducendo anche i mestieri e le tradizioni locali.

Lungo il percorso, che si estende su un'area di circa 500 mq, sono stati ricostruiti nei minimi dettagli la Ramiera di Villa Tordinia, la Chiesa di S. Bartolomeo in Villa Popolo, i mulini, i frantoi, i fiumi con acqua corrente e molto altro ancora.

I suoni e i rumori associati alle diverse azioni e ai diversi ambienti contribuiscono alla creazione di un'atmosfera da sogno.
La scena della Natività è stata simulata tra monti del Parco Gran Sasso Monti della Laga riprodotti in miniatura.

Nella seconda parte dell'itinerario sono stati ricostruiti, con oggetti ed arredi d'epoca alcuni ambienti in cui dimoravano i nostri antenati come la cucina e la camera da letto.

E' stata realizzata anche una piccola aula scolastica con antichi banchi in legno dove sedevano gli allievi, l'ambulatorio medico con attrezzature originali del dentista e dell'ostetrica e sono state ricreate scene legate agli antichi mestieri come la pastorizia, la tessitura e la falegnameria.

La notevole dimensione e la straordinaria cura dei particolari fanno di questo allestimento probabilmente uno tra i più imponenti mai realizzati in Abruzzo e la tipicità delle scene coinvolgono il visitatore che riconosce nelle ambientazioni oggetti appartenuti alla vita quotidiana dei nostri nonni.

Il video è stato realizzato da Vincenzo Cicconi (www.PacotVideo.it) in collaborazione con Sergio Scacchia, autore tra l'altro di due libri: "Silenzi di Pietra" e "Il mio Ararat".