La Chiesa di S. Flaviano nel minuscolo e ormai abbandonato borgo di Tavolero, nel comune di Rocca Santa Maria (TE), è edificio rappresentativo dell’architettura dei Monti della Laga.
Le prime notizie sulla chiesa risalgono al 1324; le visite pastorali dei Vescovi di Teramo, dal 1583 al 1908, delineano i suoi caratteri architettonici: aula unica con coro quadrato, due ingressi, campanile sulla facciata principale ad ovest, utilizzo di un unic omateriale da costruzione, l’arenaria.
Nel 1942 la chiesa subisce una pesante manomissione che ne modifica completamente l’assetto originario, con la demolizione della facciata principale, il ridimensionamento del corpo di fabbrica, la costruzione di un nuovo campanile e di un muro divisorio, il cambiamento del verso delle falde del tetto.
Dal 1954 la chiesa cade in rovina ed attualmente si presenta allo stato di rudere.
Nonostante le indebite distruzioni, S. Flaviano rimane esempio raffinato di architettura religiosa del ‘300 in provincia di Teramo.
I prospetti esterni mostrano, infatti, una cornice basamentale, molto diffusa nelle chiese benedettine di Abruzzo e Molise, che disegna l’intero perimetro e che, nella facciata sud, sale a formare il profilo del portale, decorato da fregi vegetali.
Le monofore sono scolpite con motivi floreali e geometrici, accuratamente rifinite: presentano un’iscrizione “Magister Mactheus”, resa tuttavia poco leggibile dall’erosione della pietra.
All’interno, un grande arco a tutto sesto separa l’aula dal coro, poggiando su mensole con decori vegetali di impronta cinquecentesca.
La chiesa di S. Flaviano è stata oggetto di una approfondita ricerca per una tesi di laurea, preceduta da uno studio finalizzato a riconoscere ed inquadrare cronologicamente i caratteri tipologici e costruttivi degli edifici, in particolare religiosi, presenti sul versante teramano dei Monti della Laga.
Nel caso di S.Flaviano, l’analisi delle murature e il confronto con la documentazione storica hanno permesso il riconoscimento delle fasi costruttive, delle strutture originarie e delle modifiche dei secoli successivi: il progetto di restauro si pone di fronte ad un’operazione critica di rilettura dell’organismo architettonico, nel pieno rispetto dei valori storici e artistici.
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Roberta Melasecca si è laureata con lode nel 2000 in architettura, con una tesi dal titolo: ”L’architettura dei Monti della Laga: dall’atlante delle tecniche costruttive al restauro di S. Flaviano a Tavolero”.
Ha seguito corsi di perfezionamento sul restauro, sul patrimonio artistico e sugli interventi in zone a rischio sismico.
Architetto, in cosa consisteva il progetto di restauro sviluppato per la Chiesa di S. Flaviano a Tavolero?
«Il progetto si proponeva di restituire in modo critico l’immagine persa della chiesa. Sono stati ideati elementi che tentavano di rendere l’edificio religioso protagonista del momento del restauro: ricostruendone l’originario perimetro si è cercato di rivelare le fasi storiche e le modificazioni subite nel corso del tempo, facilitandone la leggibilità e la comprensione.
Ed ogni materiale del progetto, il legno,l’acciaio, il vetro, la pietra aveva il compito di sottolineare funzioni espressive
specifiche».
Oggi sarebbe realizzabile questo progetto?
«In questo momento storico dominato da una scarsità di risorse economiche, ma anche da una ridotta conoscenza e modesto interesse per le zone montane, qualunque progetto di recupero potrebbe essere considerato inutile o eccessivo: è necessario pertanto un programma di riqualificazione, potenziamento turistico ed economico di tutto il territorio che preveda l’inserimento delle emergenze architettoniche all’interno di un percorso più ampio, strutturato ed integrato.
In quest’ottica, probabilmente, l’intervento più idoneo potrebbe consistere in un congelamento dell’edificio nella sua condizione di rudere, inserendo elementi minimali che rimandino all’immagine unitaria della chiesa».
Articolo pubblicato sul N°6 di Paesaggio Teramano (Novembre - Dicembre 2012)
Chi lo desidera può visionare la rivista in *pdf oppure fare il download dello stesso *pdf).
L'articolo è stato redatto da Sergio Scacchia, autore tra l'altro di tre libri:
"Silenzi di Pietra" e "Il mio Ararat" e "Abruzzo nel cuore".
L'articolo è stato condiviso su Facebook nella bacheca di Sergio Scacchia e nella pagina "Il Mio Ararat" e su Google Plus.
L'articolo è stato pubblicato dalla PacotVideo su:
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Le prime notizie sulla chiesa risalgono al 1324; le visite pastorali dei Vescovi di Teramo, dal 1583 al 1908, delineano i suoi caratteri architettonici: aula unica con coro quadrato, due ingressi, campanile sulla facciata principale ad ovest, utilizzo di un unic omateriale da costruzione, l’arenaria.
Nel 1942 la chiesa subisce una pesante manomissione che ne modifica completamente l’assetto originario, con la demolizione della facciata principale, il ridimensionamento del corpo di fabbrica, la costruzione di un nuovo campanile e di un muro divisorio, il cambiamento del verso delle falde del tetto.
Dal 1954 la chiesa cade in rovina ed attualmente si presenta allo stato di rudere.
Nonostante le indebite distruzioni, S. Flaviano rimane esempio raffinato di architettura religiosa del ‘300 in provincia di Teramo.
I prospetti esterni mostrano, infatti, una cornice basamentale, molto diffusa nelle chiese benedettine di Abruzzo e Molise, che disegna l’intero perimetro e che, nella facciata sud, sale a formare il profilo del portale, decorato da fregi vegetali.
Le monofore sono scolpite con motivi floreali e geometrici, accuratamente rifinite: presentano un’iscrizione “Magister Mactheus”, resa tuttavia poco leggibile dall’erosione della pietra.
All’interno, un grande arco a tutto sesto separa l’aula dal coro, poggiando su mensole con decori vegetali di impronta cinquecentesca.
La chiesa di S. Flaviano è stata oggetto di una approfondita ricerca per una tesi di laurea, preceduta da uno studio finalizzato a riconoscere ed inquadrare cronologicamente i caratteri tipologici e costruttivi degli edifici, in particolare religiosi, presenti sul versante teramano dei Monti della Laga.
Nel caso di S.Flaviano, l’analisi delle murature e il confronto con la documentazione storica hanno permesso il riconoscimento delle fasi costruttive, delle strutture originarie e delle modifiche dei secoli successivi: il progetto di restauro si pone di fronte ad un’operazione critica di rilettura dell’organismo architettonico, nel pieno rispetto dei valori storici e artistici.
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Roberta Melasecca si è laureata con lode nel 2000 in architettura, con una tesi dal titolo: ”L’architettura dei Monti della Laga: dall’atlante delle tecniche costruttive al restauro di S. Flaviano a Tavolero”.
Ha seguito corsi di perfezionamento sul restauro, sul patrimonio artistico e sugli interventi in zone a rischio sismico.
Architetto, in cosa consisteva il progetto di restauro sviluppato per la Chiesa di S. Flaviano a Tavolero?
«Il progetto si proponeva di restituire in modo critico l’immagine persa della chiesa. Sono stati ideati elementi che tentavano di rendere l’edificio religioso protagonista del momento del restauro: ricostruendone l’originario perimetro si è cercato di rivelare le fasi storiche e le modificazioni subite nel corso del tempo, facilitandone la leggibilità e la comprensione.
Ed ogni materiale del progetto, il legno,l’acciaio, il vetro, la pietra aveva il compito di sottolineare funzioni espressive
specifiche».
Oggi sarebbe realizzabile questo progetto?
«In questo momento storico dominato da una scarsità di risorse economiche, ma anche da una ridotta conoscenza e modesto interesse per le zone montane, qualunque progetto di recupero potrebbe essere considerato inutile o eccessivo: è necessario pertanto un programma di riqualificazione, potenziamento turistico ed economico di tutto il territorio che preveda l’inserimento delle emergenze architettoniche all’interno di un percorso più ampio, strutturato ed integrato.
In quest’ottica, probabilmente, l’intervento più idoneo potrebbe consistere in un congelamento dell’edificio nella sua condizione di rudere, inserendo elementi minimali che rimandino all’immagine unitaria della chiesa».
Articolo pubblicato sul N°6 di Paesaggio Teramano (Novembre - Dicembre 2012)
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"Silenzi di Pietra" e "Il mio Ararat" e "Abruzzo nel cuore".
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