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sabato 29 novembre 2014

La strada della salvezza è tutta in salita

Davanti ai ventotto gradini in legno di quercia, sono tanti i fedeli che nelle ricorrenze cristiane più importanti chiedono, salendo faticosamente in ginocchio, il perdono dei peccati per raggiungere il Paradiso.

Accade ogni anno a Roma come a Gerusalemme.
Accade anche a Campli.

In questo borgo che al visitatore sembra solo un tranquillo paesino di campagna ai piedi dei monti Gemelli, c’è una delle poche Scale Sante al mondo, dove ottenere l’indulgenza plenaria.
In realtà l’antica “Campulum” è grande nella sua storia millenaria iniziata in epoca preromana, tanto da essere da più di tremila anni, crocevia di popoli e cultura.

Basti pensare ai meravigliosi reperti della necropoli italica di Campovalano, risalenti al primo millennio avanti Cristo, ai grandi pittori che qui hanno lasciato opere indimenticabili come Giacomo da Campli, Cola D’Amatrice, Giovanbattista Boncori e tanti altri, senza dimenticare le architetture dei palazzi, le cui mura narrano antichi splendori e celano capolavori del genio umano.

Sono architetture immortali, come la cattedrale di Santa Maria in Platea, la Porta Angioina, San Paolo, il Convento francescano di San Bernardino, il Palazzo Farnese del ‘500, il convento di Sant’Onofrio, la medioevale casa del farmacista e del dottore, il Museo archeologico e mille altri tesori.

Fu Papa Clemente XIV che attribuì il privilegio della Scala Santa alla città della famiglia dei Farnesi nel lontano 21 gennaio 1772, grazie ad un paziente lavoro diplomatico di un avvocato, Gian Palma Palma, priore della Confraternita delle Sante Stimmate di S. Francesco, alla quale fu attribuito il ruolo di custode del luogo santo.

L’avvocato cercava di accrescere la fama della sua città per far rifiorire gli affari e allontanare il pericolo di un decadimento ormai inevitabile.
I gradini che rendono la strada per la salvezza dell’anima in salita, sono un rito religioso di grande importanza, legato a una tradizione biblica, priva di fondamento storico.

Fu Gesù, scendendo e salendo dal pretorio di Pilato la grande scalinata di marmo, a consacrare le pietre col sangue santo che colava dalle ferite inferte dai romani.
La tradizione vuole che, anni dopo, la madre di Costantino, Sant’Elena colta da immensa pietà durante un pellegrinaggio in Terra Santa, s’impossessò del marmo sacro, portandolo a Roma e collocandolo in forma di scala, nel palazzo Lateranense.

Quella di Campli è una delle Scale Sante in migliore conservazione esistenti al mondo, ma è sicuramente la meno nota e la meno frequentata.

Eppure, accostandosi con devozione a questo gioiello di fede ci si sente penetrare dall’atmosfera ricca di suggestioni e attese.

Il soffio del vento che giunge dalla piccola vallata circostante, inculca il desiderio di riconciliazione con Dio.
La luce riflessa che gioca sui toni del bianco e del grigio, sembra soffocare i colori brillanti del verde e del torrente Siccagno.
Sul piccolo universo fermo di questo borgo d’arte, cala il silenzio dell’anima che attende il perdono.
I segni della civiltà di colpo arrivano attutiti, persi nelle strette vie del paese.
Nel salire in ginocchio e a capo chino pregando e chiedendo perdono dei misfatti compiuti, una moltitudine di piccoli teneri angeli dalle tele dei lati, accompagnano il cammino penitente delle ginocchia.

I sei dipinti, tre a destra e tre a sinistra che ornano questo piccolo capolavoro di arte religiosa, ci ricordano quanto ha sofferto il Cristo per salvare tutti noi che spesso rifiutiamo il suo estremo dono.
E’ il luogo del perdono, dove le mute pietre sanno comunque raccontare storie e sentimenti, entrando nella parte più intima del peccatore.

Un itinerario dello spirito, in un tempio dalla struttura semplice.

L’ultimo gradino porta davanti al “Sancta Sanctorum”.
Si prega in silenzio al cospetto di un dipinto che raffigura la deposizione del Nazareno, simbolo meraviglioso del dolore che Gesù ha voluto subire per la salvezza di ognuno di noi.
Il piccolo altare dietro la grata sembra essere lì per far poggiare il peso delle miserie, degli squallori umani.
Finalmente si è liberi dai propri peccati.
La seconda scalinata si scende in piedi tra gioiose tele che ricordano la Resurrezione del Cristo.

Una cultura millenaria raccontata da tanti storici.

Serafino Razzi, domenicano, religioso che ben incarnava l’eterna condizione dell’uomo orante “in cammino” verso Dio, nel 1575 intraprese un viaggio verso l’Abruzzo, toccando anche il borgo di Campli.
Il confine fra la “provincia Pretuziana” e la “Marca Fermana”, fra lo stato e il Regno Pontificio di Civitella del Tronto, dovette lasciare in lui un segno se è vero che, profondamente colpito dalla nobiltà che permeava quel piccolo e apparentemente insignificante paesino, esclamò in una sua lettera: “ o Campulum Pretuziano…
capolavoro a cielo aperto!”.

Anni prima, lo studioso Pacifico Massimi, vissuto nel XV secolo, scrisse in un testo latino che … ”sinché esisteranno le ripe di Campli, Castelnuovo e Nocella, io ne sarò sempre amante, mai sarò immemore di ciò che ho ricevuto né mi peserebbe ricambiarlo con il dono di mille vite”.


Il cieco di Adria, Luigi Grotto, pose Campli sopra le rovine della favolosa Castro.

Lo storico Orlando non fu dello stesso parere e sostenne che i fondatori del borgo furono dei fuoriusciti di Campiglio, sulla collina sopra la valle, che gettarono le fondamenta di un quartiere che divenne in seguito “ il Ricetto” forse per la presenza di ebrei.
Giovan Battista Pacichelli invece asserì che il nome Campli derivava da intra – campi e affermò che il borgo fu fondato dai proprietari di un castello vicino.
Origini discusse, tra cui l’ipotesi di un tenimento umbro che parla di un “municipium inter campi” da cui il nome della città.

Quel che è certo che Campli trasuda, in ogni sua pietra, cultura millenaria.
Lo gridano incessantemente i tanti ritrovamenti di ogni epoca e civiltà.
Il territorio camplese ha avuto fin dalla preistoria insediamenti propri, come ci testimoniano i resti risalenti all’età del bronzo, di un villaggio di allevatori e agricoltori del XIV, XIII secolo a.C. e i ritrovamenti nella Necropoli di Campovalano con tombe risalenti al II secolo a.C. I resti raccontano anche di una civiltà romanica evoluta.

Nella zona al margine nord ovest della necropoli, sotto l’altare della chiesa romanica di San Pietro in Campovalano, fu ritrovato un frammento di epigrafe, in lettere capitali con dedica a Giulio Cesare, resti con tutta probabilità di un piedistallo di statua innalzata per disposizione dell’ex “Lex Rufrena” del 44 a.C. in onore a Cesare divinizzato.

Nella stessa area esisteva una necropoli romana, da cui provengono frammenti del ”sarcofago di Aurelio Andronico”, ricco commerciante di marmi nel IV secolo avanti Cristo.
Nella frazione di Battaglia ai piedi delle due montagne gemelle, fu riportato alla luce un ripostiglio contenente una quarantina di monete d’argento, molto probabilmente tesaurizzate, databili dal 323 al II secolo a.C..

In epoca romana i vicoli di Campli furono attraversati da uomini illustri; la storia ricorda la presenza di Lenate, dottissimo schiavo di Pompeo e Tazio Lucio Rufo che, pur essendo di umili natali, pervenne ai più alti gradi della milizia romana, diventando il pupillo di Augusto.

Nessuna mano scellerata è riuscita, nei secoli, a strappare l’infinito fascino che Campli sa regalare.

È possibile raggiungere Campli tramite l'autostrada Adriatica (A14) uscendo dal casello Val Vibrata o dall'Autostrada (A24), uscendo a San Nicolò a Tordino. Teramo è a 9 chilometri!

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Articolo di Sergio Scacchia pubblicato sul blog Paesaggio Teramano collegato alla rivista omonima.
Sul blog "Paesaggio Teramano" possibilità di visionare o fare il download dei numeri della rivista già pubblicati.
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sabato 4 ottobre 2014

Riscopriamo la fantastica cripta, gioiello camplese di sacralità cristiana.

Tra gli antichi gioielli di sacralità cristiana presenti nella provincia di Teramo, merita attenzione la cripta della bella cattedrale di Santa Maria in Platea, nel borgo d’arte di Campli, pochi chilometri dal capoluogo teramano.

Il paese ha molte bellezze da offrire al visitatore, fra cui la singolare Scala Santa e i suoi ventotto gradini in legno da salire in ginocchio e il cinquecentesco Palazzo farnese ma credo che questa cripta e la cattedrale, da sole, meritino il viaggio.

Con la parte sotterranea della chiesa, parliamo di un ambiente bellissimo di una grande armonia architettonica e di una spiritualità fuori del comune.

La cripta sotterranea altro non era che l’antica chiesa che nel Duecento fu affiancata e poi sovrastata da un altro tempio a unica navata che fu restaurato e ampliato tra il Quattrocento e la metà del Cinquecento.


Fu ancora più avanti negli anni che venne anche realizzato il presbiterio e l’abside attuale della cattedrale, oggi ubicata proprio sopra la cripta.

Dal momento in cui la chiesa si ampliò i camplesi, molto devoti all’Immacolata Concezione, dedicarono questo spazio sotterraneo al culto di Maria.

Nella piccola cappella attigua c’è proprio un dipinto che raffigura il popolo camplese, in adorazione, in ginocchio davanti alla Vergine portata in processione.
La scena accade anche oggi, ogni 8 dicembre festa dell’Immacolata, quando la statua è portata in ogni parte del paese, alle prime luci dell’alba.

I lavori di restauro che furono compiuti nei primi anni del duemila con estrema sapienza, hanno ridonato la bellezza antica agli archi e hanno ricreato l’ambiente originale che consta di cinque minuscole navate suddivise in quindici piccole campate.

Il recupero ha fatto riaffiorare dal passato, anche se in parte, i fantastici affreschi di scuola giottesca, realizzati nei primi anni del Trecento.

L’amico, esperto d’arte e di storia, Nicolino Farina di Campli, m’informò che i dipinti sarebbero attribuibili quasi certamente, a Nicola di Valle Castellana, straordinario artista dei monti della Laga, che pare fosse allievo del grande senese Lorenzetti.

Queste pitture sono interessanti, una in particolare raffigura il Cristo che risorge con la particolarità, rarissima, di avere ancora entrambi i piedi nella bara a significare il concreto passaggio per l’uomo, tra la morte del peccato e la vita della Redenzione.


Come arrivare a Campli

Da Nord e da Sud
Dall'autostrada Adriatica A14 (da nord: direzione Ancona; da sud: direzione Pescara), uscire a Teramo/Giulianova/Mosciano Sant' Angelo, prendere la SS 80 Strada Statale del Gran Sasso in direzione Teramo, continuare sull'autostrada A 24, uscire a San Nicolò, svoltare sulla SP 17, attraversare Villa Falchini, Pagannoni Basso, svoltare poi sulla SP 262 per Campli.
Da Pescara
Percorrere la SS 16 in direzione di Chieti, continuare in direzione dell'autostrada A 14, uscire a Teramo/Giulianova/Mosciano Sant' Angelo, prendere la SS 80 Strada Statale del Gran Sasso in direzione Teramo, continuare sull'autostrada A 24, uscire a San Nicolò, svoltare sulla SP 17, attraversare Villa Falchini, Pagannoni Basso, prendere poi la SP 262 per Campli.
Da Chieti
Percorrere la SS 81, imboccare l'autostrada A 14, uscire a Teramo/Giulianova/Mosciano Sant' Angelo, prendere la SS 80 Strada Statale del Gran Sasso in direzione Teramo, continuare sull'autostrada A 24, uscire a San Nicolò, svoltare sulla SP 17, attraversare Villa Falchini, Pagannoni Basso, prendere poi la SP 262 per Campli.


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Articolo di Sergio Scacchia pubblicato sul blog Paesaggio Teramano collegato alla rivista omonima.
Sul blog "Paesaggio Teramano" possibilità di visionare o fare il download dei numeri della rivista già pubblicati.
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sabato 22 giugno 2013

Campli e Civitella del Tronto: parla la storia

Un territorio straordinario dove arte, natura, storia e religione si uniscono alla più classica delle culture gastronomiche contadine per accontentare anche il viaggiatore slow.
I segni prepotenti dell’antico nelle piccole rue, si fondono con un ambiente sontuoso!


Il netturbino, corpulento, passa a bordo della sua Ape scoppiettante.

Quando il rumore svanisce, il silenzio ripiomba sulle pietre della facciata artistica di Santa Maria in Platea fino ai mattoni dorati del cinquecentesco palazzo dei Farnese che qui hanno fatto la storia.

Alle sei del mattino comprendi meglio i gioielli celati dal borgo antico di Campli.
L’aria è frizzante, il sole è una palla rossa sulle colline che circondano l’abitato.
I legni dorati del soffitto della parrocchiale con i suoi artistici dipinti, le eleganti ogive, la misteriosa cripta affrescata, nella luce delle prime ore del giorno, acquistano una bellezza senza tempo.

Lungo il corso seguo l’itinerario classico alla scoperta della “Casa del medico” con la sua corte antica, la millenaria chiesa annessa al convento di San Francesco.

Mi immergo nella spiritualità salendo in ginocchio i 28 gradini della Scala Santa, lucrando l’identica Indulgenza di quella di Roma e Gerusalemme.

Subito dopo il panino con porchetta, vanto gastronomico del borgo, parto per un percorso alternativo alla statale che, da Teramo porta ad Ascoli Piceno e, tra campi arati, mi fermo davanti ai resti dell’antico monastero di San Bernardino, da anni oggetto di restauro infinito.

Uno dei luoghi sacri più interessanti tra quelli fondati dall’Ordine Mendicante di San Francesco, a cavallo tra il buio del Medioevo e la luce del Rinascimento.
Lungo la piana di Campovalano, lì dove furono scoperti i resti di una necropoli antica dell’età del ferro, svetta il piccolo campanile della romanica chiesa di San Pietro.

Già incombe il profilo possente della cinquecentesca fortezza borbonica di Civitella del Tronto, tra le più grandi d’Europa, strenuo baluardo degli ideali del Regno di Napoli.

Abbarbicata come edera alle vecchie abitazioni in pietra, corre sopra le chiome degli alberi e si impone come vigile sentinella dei confini settentrionali del Regno delle Due Sicilie.

Oltre l’antica porta d’ingresso, dentro le intatte mura medioevali che corrono intorno al fortino, cingendo le abitazioni aggrumate l’una all’altra, sembra essere tornati al tempo in cui la vita era regolata dalla creatività degli uomini.

La fortezza solida, un po’cupa, è uno scenario che seduce.

Sulle mura s’arrampica la luce della storia nel riflesso degli antichi camminamenti sopra ingegnose cisterne per la raccolta delle acque piovane.
Civitella del Tronto è un viaggio esaltante nel tempo.
Lungo la strada fortificata, che costeggia i muraglioni esterni, sopra i tetti delle case in pietra, si scorgono le feritoie crociate.

Le mura sembrano ancora rimbombare dell’eco di epiche battaglie.
Dalla balaustra dello sperone, osservo il volo elegante di un nibbio chiudersi a triangolo nel bosco delle gole del Salinello.

Lungo la valle che sposa il territorio marchigiano, si nota l’imponente campanile dell’abbazia benedettina di Montesanto, antico confine dello stato pontificio.
Il paese è un museo a cielo aperto che fonde strutture d’epoca romana alle case alto medioevali dagli archi a sesto acuto, i fregi in cotto.

E’ indispensabile perdersi nel labirinto degli stretti vicoli.
Allungando il collo dentro scantinati, portoni o chiese, appaiono tesori inaspettati: colonne antiche, fontane, scalinate in pietra bianca.
Dalla terrazza di Piazza Pepe si gode un paesaggio superbo.
Un incrocio di valli, le montagne gemelle e il blu del mare Adriatico.

Il campanile del convento di Santa Maria dei Lumi, fuori il paese, batte l’ora media.
Fu proprio lì che la Vergine, a cui si attribuiscono molti miracoli, apparve tra miriadi di fiammelle danzanti.
Un paesaggio d’altri tempi.
Vigne, crinali, campi arati, strade, siepi. Lande verdi dove un tempo si registravano le scorribande dei briganti, lo stanco incedere dei pellegrini, lo speranzoso cammino dei commercianti del sale e delle lane.

Geografie minute che si legano alle vicende storiche di secoli.
Dopo un sontuoso piatto di “ceppe” al sugo di castrato e una porzione di “pollo alla franceschiella”, diventa forte il bisogno di un tuffo nella natura più selvaggia.
Nella vicina Ripe, la vita frenetica lascia posto a sensazioni desuete.

Il fiume Salinello, nella parte più selvaggia del suo corso dove si incunea spumeggiante in un canyon, sembra parlare.
Lo scorrere del fiume, qui ancora giovane e bizzoso, dà vita ad un ambiente straordinario ricco di giochi d’acqua che confluiscono nello spettacolare salto della cascata de “lu Caccame”.

E’ tra gli anfratti di quella spugna di roccia che è l’arenaria della Laga che il fiume, difficile da contenere, si prende le ultime soddisfazioni prima di precipitare in Val Vibrata, sfaldandosi in rivoli nel mare Adriatico.

All’interno di queste gole, s’incontrano eremi nell’arenaria bucata dal lavorio incessante delle piogge.
Oggi le grotte fanno di questo luogo un unicum di grande interesse antropologico con testimonianze dell’età del bronzo e del neolitico.





Gli articoli inseriti nella rivista sono redatti da Sergio Scacchia, autore tra l'altro di tre libri:
"Silenzi di Pietra" e "Il mio Ararat" e "Abruzzo nel cuore".

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lunedì 29 aprile 2013

San Pietro, palcoscenico dell'esistenza!

Il piccolo campanile della chiesa di San Pietro lancia la sua ombra obesa, mentre il sole sembra voglia accecare la piana di Campovalano.
Il tempio di solito è inspiegabilmente chiuso, perso quasi in uno splendido isolamento.
Eppure, in questo lembo di terra del comune di Campli, la storia ha disegnato mirabili traiettorie di esistenze.

Qui c’era un grande insediamento dell’Età del Bronzo. Era sempre qui la fantastica necropoli picena che tanti reperti ha donato alla storia e alla comprensione del vissuto.Tutto questo, a pochi passi da Teramo, l’antica Interamnia dai passati fenici.

La piccola chiesina dedicata al primo degli Apostoli, sorge in mezzo alla radura.
Fu fondata nel secolo VIII e fu ricostruita in forme romaniche all’inizio del secolo XIII.
È quasi andato distrutto il convento dei Premonstratensi di San Norberto, nel 1100 rinnovatore liturgico e riformatore del clero, che secoli fa era collegato al luogo sacro.
Pare che per anni si fossero insediati anche i benedettini.

Il monastero seppur piccolo, vantava l’appartenenza a quello di Antrodoco, dedicato ai santi Aurico e Giuditta.
Storia sontuosa quella di San Pietro, che parte ancor prima di quando i Longobardi del re Agilulfo, nel 593, raggiunsero lo storico accordo con l’allora papa Gregorio Magno.

L’uomo di Dio era notoriamente poco propenso alle preghiere e molto portato alle questioni politiche.
Il potere temporale e quello spirituale giunsero a una sorta di divisione del territorio, ridisegnando i confini.
Il teramano fu dato al duca di Spoleto, il sanguinario Ariulfo, che aumentò le sue angherie alla popolazione.

Il piccolo tempio racconta questa e altre storie paleo cristiane, grazie a manufatti barbari contenuti in incisioni sulle colonne, sui capitelli e le crocette d’ingresso.
Le testimonianze continuano, alzando il velo del tempo anche sulla storia di Roma, attraverso un sarcofago in pietra, sul muro della navata sinistra.
Raffigura il “Negoziante di Marmì”, Aurelio Andronico di Nicomedia, in Bitinia.

C’è anche un’abside dalla particolare conformazione, con tracce di modelli architettonici di fattura romanica.

Stili che si possono ascrivere alla scuola dei Maestri di Casauria e che riportano agli splendidi esempi ubicati lungo la Valle Siciliana di Santa Maria di Ronzano, San Giovanni ad Insulam, San Salvatore di Fano a Corno.

Questa minuscola struttura sperduta nella campagna farnese, a pochi chilometri dalla città d'arte di Campli, è stata crocevia della storia, un grande insediamento spirituale da cui dipese San Martino, nella vicina Guazzano, San Lorenzo in Garrufo, Santa Vittoria del piccolo borgo di Battaglia.

Tutte queste storie nobili fanno rimanere allibiti!

Perché non si valorizza definitivamente questa zona con il vecchio convento e la necropoli vicina?
Perché non è mai diventata fiore all’occhiello del turismo culturale tanto in voga oggi in Italia?

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Articolo di Sergio Scacchia pubblicato sul blog Paesaggio Teramano collegato alla rivista omonima.
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giovedì 7 marzo 2013

Da Teramo ai confini del Regno!

Giuliano Bernardi ha una faccia scolpita con l’accetta e cotta dal sole.

A sessant’anni suonati, ogni giorno che il buon Dio regala, accumula quanti più chilometri può a piedi.

Lo incontro mentre gronda sudore e marcia come di consueto.


La bocca aperta a portare più ossigeno ai polmoni, le guance scavate e la pelle tirata.
La testa nuda, lucida, bagnata, che appare più grande di quello che è.

Gli occhi duri, puntati dritti.
Le braccia compiono movimenti ampi e lenti. Le gambe pendolano, avanti e indietro con i quadricipiti che si gonfiano e danno leggerezza al corpo.

È stato a Campli partendo dal lungofiume di Teramo. Oltre dieci chilometri, passo più, passo meno.

“Amico mio – mi dice- la nostra città offre percorsi collinari di rara bellezza e pochi ne usufruiscono”.

Il percorso che parte dalla vecchia Interamnia e porta ai confini del Regno, nella città farnese e infine a Civitella del Tronto, ad esempio, è una passeggiata ricca di storia, ambiente, tradizioni.

L’itinerario parte da Teramo, presso il Ponte degli Impiccati, risale il lungofiume del Parco del Vezzola, percorrendo la pista ciclopedonale fino all’antico Ponte degli Stucchi.
Il manufatto medioevale è in parte coperto dai rovi.
Qui si potrebbe realizzare una passerella alternativa ed economica per scavalcare il greto del Vezzola.

Una breve salita di circa cento metri conduce al piazzale del Palazzetto dello Sport.

Si prosegue sulla stradina secondaria asfaltata, alternativa a quella principale, per attraversare lo sconosciuto centro storico del piccolo abitato di Scapriano.


Salendo si costeggia la chiesetta di San Martino da poco restaurata.
Raggiunta la strada principale, con traffico scarsissimo, si guadagna la sommità della collina.

Da qui il panorama è mozzafiato: lo sguardo spazia dal mare Adriatico, ai Monti Gemelli, la catena del Gran Sasso, la roccaforte di Civitella.
Una possibile breve deviazione permette di conoscere l’abitato abbandonato di Masseri di cui ho parlato in altre pagine di questo blog.

Ora inizia una discesa dapprima morbida poi ripida e si lascia la strada principale per inoltrarsi su di una carrareccia bianca.

Raggiunto il greto di un torrente che costeggia l’abitato di Campli, si risale la scalinata arrivando davanti la famosa Scala Santa, nel cuore del borgo antico.

Chi ha buone gambe potrebbe proseguire per Civitella del Tronto, in direzione del convento di San Bernardino, la Piana di Campovalano con i suoi scavi archeologici (tombe degli antichi Piceni) e la chiesa di San Pietro.

Si camminerà fin quando non apparirà il convento francescano della Madonna dei Lumi.

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Articolo pubblicato sul N°6 di Paesaggio Teramano (Febbraio - Marzo 2012)
Chi lo desidera può visionare la rivista in *pdf oppure fare il download dello stesso *pdf).

L'articolo è stato redatto da Sergio Scacchia, autore tra l'altro di tre libri:
"Silenzi di Pietra" e "Il mio Ararat" e "Abruzzo nel cuore".

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domenica 8 gennaio 2012

Un viaggio alla scoperta di Campli città d’arte in provincia di Teramo


1996 .. viaggio alla scoperta di Campli (Teramo)... by pacotvideo


Il netturbino, corpulento, passa a bordo della sua Ape scoppiettante.

Quando il rumore svanisce, il silenzio ripiomba sulle pietre della splendida piazza, dalla solitaria facciata dell’artistica cattedrale di Santa Maria in Platea fino ai piccoli mattoni dorati del cinquecentesco palazzo dell’illustre famiglia Farnese che qui ha fatto la storia.

Alle sei del mattino riesci a comprendere meglio quali gioielli cela il borgo antico di Campli, pochi chilometri da Teramo sulla strada per Ascoli Piceno.

I legni dorati del soffitto della parrocchiale con i suoi artistici dipinti, le eleganti ogive, la misteriosa cripta tutta affrescata, nella flebile luce delle prime ore del giorno, acquistano una bellezza senza tempo.

Campli è ricca di architetture immortali, non solo la cattedrale di Santa Maria in Platea, ma anche la Porta Angioina, San Paolo, il Convento francescano di San Bernardino, il Palazzo Farnese del ‘500, il convento di Sant’Onofrio, le medioevali case del farmacista e del dottore con le antiche corti, il Museo archeologico e mille altri tesori.

Serafino Razzi, domenicano, religioso che ben incarnava l’eterna condizione dell’uomo orante “in cammino” verso Dio, nel 1575 intraprese un viaggio verso l’Abruzzo, toccando anche il borgo di Campli.

Il confine fra la “provincia Pretuziana” e la “Marca Fermana”, fra lo stato e il Regno Pontificio di Civitella del Tronto, dovette lasciare in lui un segno se è vero che, profondamente colpito dalla nobiltà che permeava quel piccolo e apparentemente insignificante paesino, esclamò in una sua lettera: “ o Campulum Pretuziano… capolavoro a cielo aperto! ”.

Anni prima, lo studioso Pacifico Massimi, vissuto nel XV secolo, scrisse in un testo latino che … ”sinché esisteranno le ripe di Campli, Castelnuovo e Nocella, io ne sarò sempre amante, mai sarò immemore di ciò che ho ricevuto né mi peserebbe ricambiarlo con il dono di mille vite”.

Il cieco di Adria, Luigi Grotto, pose Campli sopra le rovine della favolosa Castro.
Lo storico Orlando non fu dello stesso parere e sostenne che i fondatori del borgo furono dei fuoriusciti di Campiglio, sulla collina sopra la valle, che gettarono le fondamenta di un quartiere che divenne in seguito “ il Ricetto” forse per la presenza di ebrei.

Giovan Battista Pacichelli invece asserì che il nome Campli derivava da intra - campi e affermò che il borgo fu fondato dai proprietari di un castello vicino.

Origini discusse, tra cui l’ipotesi di un tenimento umbro che parla di un “municipium inter campi” da cui il nome della città.

Quel che è certo che Campli trasuda, in ogni sua pietra, cultura millenaria.
Lo gridano incessantemente i tanti ritrovamenti di ogni epoca e civiltà.

Il territorio camplese ha avuto fin dalla preistoria insediamenti propri, come ci testimoniano i resti risalenti all’età del bronzo, di un villaggio di allevatori e agricoltori del XIV, XIII secolo a.C. e i ritrovamenti nella Necropoli di Campovalano con tombe risalenti al II secolo a.C. I resti raccontano di una civiltà evoluta.

Lungo la piana svetta il piccolo campanile della romanica San Pietro.

Sotto l’altare della chiesa fu ritrovato un frammento di epigrafe, in lettere capitali con dedica a Giulio Cesare, resti con tutta probabilità di un piedistallo di statua innalzata per disposizione dell’ex “Lex Rufrena” del 44 a.C. in onore a Cesare divinizzato.

Nella stessa area esisteva una necropoli romana, da cui provengono frammenti del ”sarcofago di Aurelio Andronico”, ricco commerciante di marmi nel IV secolo avanti Cristo.

Nella frazione di Battaglia ai piedi delle due montagne gemelle, fu riportato alla luce un ripostiglio contenente una quarantina di monete d’argento, molto probabilmente
tesaurizzate, databili dal 323 al II secolo a.C.

In epoca romana i vicoli di Campli furono attraversati da uomini illustri; la storia ricorda la presenza di Lenate, dottissimo schiavo di Pompeo e Tazio Lucio Rufo che, pur essendo di umili natali, pervenne ai più alti gradi della milizia romana, diventando il pupillo di Augusto.

Nessuna mano scellerata è riuscita, nei secoli, a strappare l’infinito fascino che Campli sa regalare.

In questo borgo che al visitatore sembra solo un tranquillo paesino di campagna ai piedi dei monti Gemelli, c’è una delle poche Scale Sante al mondo, dove ottenere l’indulgenza plenaria.

Fu Papa Clemente XIV che attribuì il privilegio della Scala Santa alla città della famiglia dei Farnesi nel lontano 21 gennaio 1772, grazie ad un paziente lavoro diplomatico di un avvocato, Gian Palma Palma, priore della Confraternita delle Sante Stimmate di S. Francesco, alla quale fu attribuito il ruolo di custode del luogo santo.

L’avvocato cercava di accrescere la fama della sua città per far rifiorire gli affari e allontanare il pericolo di un decadimento ormai inevitabile.


I gradini che rendono la strada per la salvezza dell’anima in salita, sono un rito religioso di grande importanza, legato a una tradizione biblica, priva di fondamento storico.

Sono tanti i fedeli che nelle ricorrenze cristiane più importanti chiedono, salendo faticosamente in ginocchio, il perdono dei peccati per raggiungere il Paradiso.

Accade ogni anno a Roma come a Gerusalemme.
Accade anche a Campli.

Un percorso alternativo alla statale che da Teramo porta ad Ascoli Piceno, tra campi arati, si può sostare in religioso silenzio sui resti dell’antico monastero di San Bernardino, da anni oggetto di restauro infinito.

È uno dei luoghi sacri più interessanti tra quelli fondati dall’Ordine Mendicante di San Francesco.

Pare che sia stato edificato da San Giovanni da Capestrano.

Sono le mirabili costruzioni senza frontiere che civilizzarono l’Europa a cavallo tra il buio del Medioevo e la luce del Rinascimento, oggi cuore e identità delle nostre città, dei nostri paesi o contrade.

E anche quando sono in abbandono, sembrano colmi della voce silente di generazioni che li hanno eretti e contemplati.
Questi monumenti ci identificano come cittadini.

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Il video inserito in questo articolo è il primo documentario realizzato, nel 1996, da Vincenzo Cicconi (PacotVideo.it) in collaborazione con Sergio Scacchia.
Il video ha una durata di 36 minuti.
Il 21-10-2006, in occasione del Premio Gianni di Venanzo, la PacotVideo ha realizzato un secondo video su Campli.

Articolo redatto da Sergio Scacchia, autore tra l'altro di tre libri:
"Silenzi di Pietra" e "Il mio Ararat" e "Abruzzo nel cuore".

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sabato 21 ottobre 2006

I direttori della fotografia cinematografica in visita a Campli


In occasione del Premio Gianni di Venanzo Vincenzo Cicconi della Pacot Video di Teramo (Abruzzo) ha realizzato un video documentario che è stato presentato ufficialmente presso il Municipio di Campli.
Il filmato è stato realizzato in collaborazione con l'Associazione Culturale teramana "Teramo Nostra".

Campli, detta anticamente Camplem o Campulum, è un piccolo centro agricolo e industriale dell’Appennino abruzzese e più precisamente dell’entroterra teramano, quasi sul confine fra la “provincia Petruziana” e la” Marca fermana”.
E’ posta sulle pendici orientali dell’ononima Montagna, la cui vetta (il monte Foltrone, 1718 metri ) dista circa 5 chilometri ad ovest dal centro abitato; ad oriente, a 18 Km si trova il mare Adriatico e a sud, a 11 Km, Teramo.

L’altitudine della cittadina, che si trova fra la confluenza dei torrenti Siccagno e Fiumicino, è di 396 metri sopra il livello del mare.

La superficie territoriale del comune è di 73,80 km, la densità di 104 ab/km. Il circondario comprende, oltre il capoluogo, le seguenti frazioni:
Battaglia, Nocella, Roiano, Campiglio, Collicelli, Fichieri, Masseri, Morge, Paduli, Pastinella, Trinità, Campovalano, Garrufo, Guazzano, Plicati, Paterno, Gagliano, Molviano, Piancarani, Pagannoni Alto, Pagannoni Basso, Boceto, I Cappuccini, Sant’Onofrio, Villa Camera, Cesenà, Floriano, Cognoli, Friscoli, Marocchi, Prognoli.

Secondo l’ultimo censimento del 1991, la popolazione residente è di 7356 abitanti. Nel 1951, a Campli che contava 11941 abitanti.

Garrufo, Guazzano, Collicelli, Battaglia, Roiano sono affacciate sulla S.S.81 Piceno-Aprutina, nel tratto che collega Teramo con Ascoli Piceno. Dalla S.S. 81 ha inizio la S.S. 262 per Bellante, Mosciano S. Angelo, Giulianova, che divide il territorio quasi a metà, per poi unirsi con la S.S. 259, che collega i comuni di S. Egidio alla Vibrata, S. Omero, Nereto, giungendo fino ad Alba Adriatica.

Dal tratto provinciale che attraversa la frazione di S.Onofrio, si diramano vari bracci che servono le piccole frazioni di Cesenà, Prognoli, Molviano, Cognoli, Marocchi, Friscoli e Floriano.

Dal ponte sul torrente Fiumicino si dirama dalla S.S.262 la strada comunale che affaccia le frazioni di Pagannoni, Pastinella, Masseri e Campiglio.


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Il video, della durata di 20 minuti circa, è stato pubblicato integralmente su tre canali di video sharing:
(Vimeo - Blip.TV - Kewego) gestiti dalla PacotVideo.

E' inoltre pubblicato su tre blog anch'essi gestiti da Vincenzo Cicconi della Pacotvideo:

- blog della Città di Teramo
- blog della PacotVideo
- blog di Pensieri Teramani

domenica 19 maggio 1996

Viaggio alla scoperta di Campli (Teramo) nel 1996

"Viaggio alla scoperta di Campli" è stato il primo documentario realizzato, nel lontano 1996, da Vincenzo Cicconi (www.PacotVideo.it) in collaborazione con Sergio Scacchia, autore tra l'altro di due libri: "Silenzi di Pietra" e "Il mio Ararat".

Il video ha una durata di 36 minuti.



Qui di seguito la trascrizione integrale del testo descrittivo del video

Sulla tortuosa arteria che al confine settentrionale dell'Abruzzo collega Teramo ad Ascoli Piceno, in uno spazio di pochi chilometri, si trovano due delle più belle cittadine d'arte abruzzesi : CAMPLI, splendido scrigno di architetture medioevali con chiese e palazzi d'epoca e CIVITELLA DEL TRONTO con la sua affascinante Fortezza Borbonica ed il raccolto centro storico del paese.

CAMPLI e CIVITELLA DEL TRONTO non offrono solo arte ma anche natura con ampie vedute non solo sul Gran Sasso, ma anche sulla Montagna di Campli, La Montagna dei Fiori e i selvaggi Monti della Laga e che insieme alla Gola e Sorgenti del Salinello, sono meta di suggestive ed indimenticabili escursioni.
CAMPLI

CAMPLI é situata a 393 metri sul livello del mare, posizionata su di un colle fra le valli dei torrenti Fiumicino e Siccagno.

Le origini di CAMPLI vanno ricercate correndo a ritroso negli anni; basti pensare ai reperti risalenti all'età del bronzo venuti alla luce nella Necropoli di Campovalano, oggi piccola frazione agricola a pochi chilometri dall'abitato camplese, poche decine di case lungo la strada ma 2.000 anni fa centro importantissimo per le genti picene.

I resti del X° secolo A.C. sono ospitati nel Museo Archeologico Nazionale, inaugurato nel 1989 e ubicato in un ex convento annesso alla chiesa di S.Francesco.
Questi reperti consistono in più di 200 tombe di epoca pre-romana con corredi funebri di eccelso livello artistico, vasellame bronzeo, punte di lancia e spada.
Di queste tombe, di gran lunga, la più interessante é la N°69, quella del Guerriero.

La nascita di CAMPLI, come centro urbano é da collocare al periodo medioevale intorno all'anno 890, ma é dopo l'occupazione normanna, nel 1078, in un documento che elenca i possedimenti di Roberto Conte d'Abruzzo, che compare il nome di "Campulum", denominazione che rispecchia l'antico impegno dei suoi abitanti : il lavoro dei campi.

Dopo un notevole sviluppo economico, CAMPLI viene annessa al Regno di Giovanna 1° D'Angiò, regno che si protrae sino al 1381 e sotto la quale nel 1372 viene dichiarato libero comune.

Nel 1342 in Campli viene edificata la Chiesa della Madonna della Misericordia in onore dell'Immacolata Concezione che ancora oggi i camplesi venerano come loro patrona e protettrice dell'intero comune.
Alla chiesa in quel periodo fu annesso, per interessamento della confraternita della Misericordia, uno dei primi ospedali d'Abruzzo che ospitava malati indigenti.

E' di questo periodo la costruzione di Porta Orientale nel borgo antico di CASTELNUOVO.

La Porta Orientale, detta anche Angioina permetteva l'ingresso ad uno dei quattro quartieri di cui era composta in origine Campli ed era un vero e proprio sistema difensivo di fortificazione medioevale affiancata dall'elegante Chiesa di S.Giovanni Battista con interno a due navate e affreschi del 1.200 e del 1.400 e da una torre campanaria che si fa risalire al secolo XIV°.

Nel 1520 si ha un considerevole ampliamento del Palazzo Parlamentare, oggi Palazzo Farnese, sede del Comune.

Il Palazzo Farnese, più volte riadeguato strutturalmente nel corso dei secoli, presenta un bel portico ad archi a tutto sesto, con caratteristiche trifore ed è indubbiamente uno degli edifici di uso civile fra i più interessanti in Abruzzo.

Intorno alla metà del 500 l'intero territorio, che dal dominio dei nobili Acquaviva era caduto in mani francesi, viene donato da Carlo VIII° alla figlia naturale Margherita d'Austria, moglie di Ottaviano Farnese già Duca di Parma e Piacenza.
Con i Farnesi si apre il periodo di maggiore prosperità e splendore per civiltà, potenza e numero di abitanti.

Lungo il Corso principale di Campli sono situati notevoli esempi di architettura cinquecentesca quali la splendida Casa del Medico a due piani con un bellissimo cortile e la Casa del Farmacista con una interessante loggia del 500, forse dimore di due fratelli di origini salernitane, uno medico e l'altro speziale.

La piccola corte costituiva l'elegante accesso a quella che fu la Casa del Medico.
Il doppio loggiato in pietre e mattoni con le esili colonnine poligonali della parte inferiore ricorda l'impronta toscaneggiante che i Massei dettero a questo loro edificio in Campli.

L'ingresso prospicente l'ampio cortile ha mantenuto la sua struttura originale con volte a crociera e a botte realizzate a mattoncini.
La scalinata, semplice ed elegante si svolge in due rampe divergenti che conducono al loggiato del piano superiore con colonne circolari dai capitelli fogliati.
Il pozzo poligonale in pietra completa l'estetica di questo particolare angolo interno.

Sotto la loggia della Casa del Farmacista il martedi ed il venerdi si svolgeva la contrattazione delle spezie e il prezzo convenuto era di riferimento all'intero mercato nazionale.

Nel 1575 vedono la luce gli "Statuti Comunali importanti documenti regolanti la vita amministrativa dove vengono menzionate 4 zone : Nocella, Castelnuovo ed i due quartieri di CAMPLI, suddivisione che ritroviamo nella logica dello stemma di CAMPLI (risalente al 1498) raffigurante un castello sormontato da 3 torri identificabili con i tre nuclei cittadini.

Il 12 maggio 1600, grazie ad una bolla del papa Clemente VIII° CAMPLI si fregia del titolo di "città" elevandosi a Diocesi e raggiungendo grande splendore.
Gli anni che seguono segnano il declino della città per via di un terremoto che la rade al suolo e di diverse epidemie che ne decimano la popolazione.

Nel centro della città, nel 1776, viene aperta la Scala Santa con editto di papa Clemente XIV° e il ruolo di custode dell'edificio viene affidato alla Confraternita delle Sante Stimmate di S.Francesco.
La scalinata é costituita da 28 gradini in legno di quercia, da salire in ginocchio a capo chino e le donne a volto coperto.
Era usanza di quei tempi concedere l'indulgenza a coloro che la percorrevano in tal modo.

La Scala é ornata da 6 dipinti, 3 a destra e 3 a sinistra, che riproducono i momenti salienti della Passione di Cristo.
L'ultimo gradino conduce al Sancta Sanctorum, vero cuore dell'edificio, dove si può ammirare il dipinto della deposizione di Cristo.

La Scala Santa é dotata delle stesse indulgenze di quella di Gerusalemme e dell'altra presente a Roma e si trova in un suggestivo edificio in mattoni e pietre, accanto alla Chiesa di S.Paolo.

Le ultime notizie storiche ci portano al 1806 quando CAMPLI, saccheggiata da briganti, subì una dura occupazione da parte dell'esercito francese.
Nel 1860 fu attaccata dai soldati borbonici che distrussero anche un grande Archivio Comunale.

Tra i vari tesori un posto di privilegio é occupato dalla Cattedrale di S.Maria in Platea proprio nel cuore della città, di fronte al Palazzo farnese, in Piazza Vittorio Emanuele II°.

La Cattedrale presenta una bellissima torre campanaria, di origine romanica.
La chiesa di origine ad una sola navata, si presenta oggi, dopo l'allungamento, a tre navate.

All'interno notevole é il soffitto ligneo, ornato da tele raffiguranti "Il Battesimo di S.Pancrazio amministrato dal papa San Marcellino", "l'Assunta" e il "Martirio" del Santo.
L'opera fu realizzata da Teodoro Donato, pittore chietino del settecento, autore di numerosi lavori nelle diocesi di Chieti e Vasto, dove è facile trovare soffitti sul modello di quello di Campli.

Al centro della chiesa si può ammirare una tela raffigurante San Pancrazio.
Questo santo, martirizzato a soli 14 anni intorno al 300 d.c. nel periodo delle persecuzioni diocleziane, divenne, ad inizio del 1700, protettore della città per volere del vescovo Casanatte, munifico mecenate che donò a Campli insigni reliquie come il busto del santo in argento darato.

I numerosi altari presenti in Santa Maria in Platea, sono abbelliti da splendide opere d'arte come, a destra dell'ingresso, un prezioso crocefisso in legno del XIV secolo.

Al 3° altare a destra una buona copia della "Visitazione" del Raffaello attualmente dislocato al Prado, Museo di Madrid, realizzata nello studio dell'artista in Urbino.
Nella navata sinistra un altare del 500 di Sebastiano da Como con Madonna Lignea dorata e dipinta, con bimbo in grembo ed angeli recanti candelabri.

L'opera, insieme alla Madonna dei Lumi di Civitella del Tronto e la Madonna delle Grazie a Teramo, per diverse analogie, fa venire in mente l'ipotesi che siano tutti attribuibili ad un artista famoso come il Blasuccio.
Ai lati della nicchia due splendide tavole del 400, opera di Cola d'Amatrice, restaurate negli anni cinquanta da artisti degli uffizi di Firenze.

La cappella della Madonna fu arricchita ulteriormente dal grande scultore Sebastiano da Como che usò pietre provenienti da una cava della vicina Ioannella, e il lavoro fu finanziato dai Lanieri, confraternita di Campli.
Sotto la Cattedrale si trova una cripta risalente al 1000-1100 dedicata alla Madonna Immacolata.

Agli occhi del visitatore si presentano originali archetti romanici affrescati.
Purtroppo per un incendio divampato a causa di ceri votivi é andata rovinata gran parte di questi affreschi oltre un bellissimo altare in legno con la statua della Madonna.
La lunetta meglio conservata è quella centrale dei quattro evangelisti.

Sui muri affreschi che ricordano lo stile di Giotto con graffiti autentici del 400 e 500 che ci riportano alle notevoli scuole d'arte esistenti in Campli grazie a grandi maestri di pittura come Giacomo e Matteo da Campli e Giovanbattista Boncori.

Nel 1600 la chiesa fu allungata per poter ospitare la stupenda cattedra del vescovo e gli stalli dei 18 canonici che funzionavano nel Duomo.
Ecco spiegata l'esistenza sotto la chiesa di una seconda cripta dove troviamo una grande tela del '900 raffigurante una pagina importante della storia di Campli, opera del pittore Felice che descrive il patto d'alleanza fra il popolo e l'Immacolata durante una virulenta epidemia, patto stipulato con tanto di atto notarile.

Alla Madonna in cambio della salvezza del popolo, come riporta nei suoi scritti il Palma, noto storico, si promettevano i titoli di Patrona, Protettrice, Signora e Avvocato dell'intero comune, la consegna delle chiavi d'argento ed una novena che doveva essere effettuata ogni anno dal 27 novembre all'8 dicembre.
La tradizione vuole che dopo tale patto una pioggia purificatrice debellasse l'epidemia salvando la cittadina.

Merita una visita anche la Chiesa di S. Francesco, di stile romanico, arricchita di dipinti cinquecenteschi. affreschi di scene tratte dalla vita del santo e un pregevole Crocifisso ligneo del 300.

Non meno interessanti sono i dintorni del paese; sul colle di Santa Lucia davanti l'abitato farnese, immerso nel verde si erge il quattrocentesco convento di San Bernardino con un bellissimo chiostro.

Una piccola passeggiata nella vicina NOCELLA, invece, ci permette di ammirare la Torre dei Signori di Melatino, costruzione del 14° secolo.

In località MORGE troviamo la Chiesa della Santa Trinità nata sui resti di un tempio romano.

A CAMPOVALANO, lasciando la statale e inoltrandoci nei campi, in una vecchia strada secolare, troviamo un suggestivo monastero del sec. XI-X111 con annessa una chiesa dedicata a San Pietro, fondata nel secolo VIII e riedificata nell'XI secolo, alla quale si accede scendendo tre gradini.
Il tempio è stato profondamente restaurato tra il 1968 e il 1970 riprendendo all'interno la veste originale.

Dal lato naturalistico i vicini Monti Gemelli offrono infinite opportunità di escursioni a contatto con la natura e fra le due montagne si trovano le selvagge Gole del Salinello dall'ineguagliabile patrimonio floristico e con circa 40 caverne dall'elevato interesse archeologico ed ambiantale la più importante delle quali risulta essere la Grotta di Sant'Angelo dove sono stati rinvenuti resti di uomini preistorici e anivali.

E tra una partita della seguitissima squadra locale di basket e una suonata della banda del paese Campli è pronta a concludere degnamente la ns./visita con una prelibata porchetta, vero culto che si tramanda di generazione in generazione, la cui sagra si svolge intorno alla metà del mese di agosto quando il paese diventa meta di goduriosi crapuloni.

Un motivo in più per amare Campli, portarla nel cuore, alimentando il ricordo in attesa di una nuova visita.