Cerca nel blog o nel web o nei siti della PacotVideo

domenica 18 settembre 2011

“Lu Jase Criste de lu colle” di Cesacastina

Oggi la figura del transumante richiama per lo più memorie infantili o statuine di presepe, eppure sono i pastori , uomini percossi dalle lame acuminate del sole, tormentati dalle piogge, che attingono forza fisica dalla devozione cristiana, i veri protagonisti della storia delle nostre montagne.

È certamente dedicato a questi antichi carovanieri dell’angoscia il bellissimo restauro dell’antico crocifisso de“ lu Jase Criste de lu colle” che in questa’estate del 2011, è tornato bello come non mai nel piccolo tabernacolo posto sulla strada un tempo percorsa dalle greggi.

Concetta Zilli, assicuratrice in Teramo, nativa di questi stupendi luoghi e profonda conoscitrice delle tradizioni e del patrimonio artistico locale, non sta nella pelle per la gioia:

“Abbiamo voluto con la Pro Loco, il comune di Crognaleto e grazie all’aiuto di Lidio Baldassarre, suggellare questo momento, con una grande festa per testimoniare la volontà del nostro paese di non dimenticare mai il passato.


Il tabernacolo in pietra che qui chiamiamo “La cunicella d’lu coll”, dove è stato nuovamente riposto il crocifisso, è a fianco di un tratturo che arriva a Campotosto, attraverso il Colle di Mezzo.

Era il percorso che i pastori attraversavano con le loro greggi per recarsi ai pascoli romani.
Ma era anche l’ultima costruzione del paese alla partenza e la prima che s’incontrava al ritorno, dove tutti i passanti si fermavano a recitare una preghiera”.

Attraverso le parole di Concetta pare di poter vedere questi uomini e i loro armenti, invadere le strade come un fiume di lana, le greggi coprire ogni spazio con i loro velli, i cani bianchi abbaiare e la polvere sollevata, a sfumare il paesaggio come in un sogno.

Nella mente si materializzano contadini, boscaioli, massaie che di buon’ ora prima di recarsi nei campi, nei boschi, al fiume per lavar panni, recitavano l'angelus, segnandosi con la croce per avere protezione durante la giornata.
Ancora oggi a Cesacastina, i vecchi raccontano di tanti rosari recitati davanti a quest'immagine soprattutto durante le due guerre mondiali, per chiedere la grazia del ritorno dei figli soldati.

Qualcuno più suggestionabile ha sognato proprio questo crocifisso e Gesù' che gli parlava in dialetto montanaro..
“La fede - continua la Zilli - è un dono assolutamente importante per gli uomini di montagna”.

È proprio vero!
Nel giro di poche manciate di chilometri tra il Gran Sasso, la Majella e il Velino Sirente, esistono santuari, edicole votive, eremi costruiti sopra antri, grotte, rocce o picchi là dove gli uomini sentono più forte la vicinanza di Dio.

La cona votiva di Cesacastina, fu realizzata dall’agiata famiglia Baldassarre che probabilmente commissionò il crocifisso a un falegname locale, Alfonso Vetuschi, che lo realizzò alla fine del 1850, ricavandolo da pezzi diversi di legno assemblati tra loro in modo un po' artigianale.

Lo stesso artista ha realizzato le due porte della chiesa principale seicentesca dei Santi Pietro e Paolo a forma di croce con il suo inconfondibile campanile a vela e a tre campane.

Nessun commento:

Posta un commento