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sabato 21 gennaio 2012

Casoli di Atri (Te): Il paese dove l’arte è di casa

Il signore è un po’avanti con l’età, ha il giornale sotto il braccio, si ferma davanti al bar per due chiacchiere con gli amici di sempre.

Il piccolo negozio a lato della piazza che vende di tutto non ha ancora aperto i battenti, il tempo qui è un optional.

La donna è seduta fuori in strada a godersi un raggio di sole primaverile.
Ma il tempo sembra volgere al brutto.
Manca il solito ometto di colore che chiede spiccioli.

Casoli, a metà strada tra la collina di Atri e il mare di Roseto, è un paese che vive immerso tra vigneti, colline odorose di girasoli fioriti, ubertosi uliveti.

Il paesaggio è impreziosito dagli immancabili e scoscesi calanchi che lo cingono ad oriente.

La ridente cittadina pare restia a qualunque clamore.
Non seduce per particolari architetture o per monumenti insigni.
Non ha strade lastricate, case in pietra dai portali istoriati, piazzette o slarghi su cui si affacciano belle chiese.
È ben altro il suo valore aggiunto.

Basta girare l’angolo per capirlo.

Ecco il Cristo benedicente che ti guarda attento, più in là anziani al bar intenti al tressette, contadini curvi per la raccolta del grano, un Pinocchio che guarda scanzonato l’abbecedario, campi di fiori, generali seduti accanto a donnine piacenti, maialini eterei figure sognanti e molti altri personaggi che da anni ormai qui nel borgo hanno preso residenza.

Le facciate delle case gialle, rosa, grigie, acquistano intensità cromatiche grazie ad opere scelte con indubbio gusto e al meraviglioso verde di colline dolci che chiudono il paese ad anfiteatro.

Le finestre, i balconi, grazie alla tenacia dei suoi abitanti e all’ingegno degli artisti, quasi si perdono catturati da architetture complesse di disegni, colori, immagini.
Sembra di vivere una perenne festa popolare dagli originali elementi scenografici.

Poi, quando credi di aver a che fare con uno dei tanti murales, ti imbatti in quella che era la piccola sede della fabbrica di ddu' bbotte di Pietro Tavani, famoso artigiano discendente di una famiglia che costruisce questo singolare organetto dal 1870, scomparso recentemente.

In lontananza l’acqua cristallina dell’Adriatico s’inebria di un universo di bagliori d’acciaio che precipitano a fondo disegnando intonazioni di blu cobalto e azzurro intenso.

Un paese perfetto da guardare e vivere come gli altri borghi dipinti d’Italia dai nomi famosi quali Dozza in Emilia Romagna o Folgaria nel Veneto.
Ma mentre la prima località ha la sua anima medievale con il castello e le mura di cinta, la seconda gode dello sfondo impagabile disegnato dalle Dolomiti, patrimonio dell’umanità, la nostra vive di luce propria.

Tutto merito della fantasia di numerosi artisti che dal 1996 in poi, hanno deciso di dare corpo ai loro sogni affrescando tutte le abitazioni e dando vita ad una sorta di biennale d’arte moderna molto particolare: quella del Muro dipinto.

Sono pittori che hanno creato un’opera diffusa perfettamente integrata con il paesaggio, in sintonia con gli abitanti.

Da questo delirio artistico collettivo è nata la manifestazione “Casoli Pinta”, autentico museo sotto il cielo blu, una bella iniziativa gemellata con Varese, città che detiene la presidenza dei paesi dipinti in Italia.

Così in estate il villaggio di circa millecinquecento anime, bellezza nascosta per molti turisti che soggiornano lungo la costa adriatica, come d’incanto si veste a nuovo e mostra con orgoglio il dono di questi artisti che hanno valorizzato il piccolo centro entrando in proficua sinergia con la dinamica associazione Culturale “Castellum Vetus”.

Non c’è modo migliore per conoscere questa piccola comunità se non quello di lasciarsi guidare dai tratti indelebili di pennelli che creano un mondo colorato di personaggi, cieli azzurri e nuvole bianche con finti balconi, e spettatori inesistenti.

Improvvisamente inizia a piovere.
Cosa stupefacente, fino a pochi minuti prima splendeva un sole quasi estivo.

“E’ per via del buco dell’ozono” fa notare la vecchietta di passaggio.

La verità è che non ci sono più le mezze stagioni” aggiunge un distinto signore mentre apre l’ombrello.

Ecco l’altro valore aggiunto del paese.
Gli abitanti sono così.
Comunicativi e disponibili.

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Articolo redatto da Sergio Scacchia, autore tra l'altro di tre libri:
"Silenzi di Pietra" e "Il mio Ararat" e "Abruzzo nel cuore".

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