Cerca nel blog o nel web o nei siti della PacotVideo

Visualizzazione post con etichetta Provincia Pescara. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Provincia Pescara. Mostra tutti i post

sabato 15 novembre 2014

Il capolavoro di Nicodemo a Cugnoli!

La primavera sulle colline della campagna pescarese è qualcosa di incantevole.

Lontano da grigliate, assembramenti e motori, tutto si immerge in un silenzio rotto qui e là dallo scampanio di sparuti greggi che puntellano le piccole alture verdi e il fondovalle di coltivi, uliveti e piccoli casali isolati.

Sono molti i borghi, i minuscoli abitati, ognuno dei quali ha qualcosa da raccontare.
Moscufo, Loreto Aprutino, Brittoli, Nocciano, Pietranico e Alanno dove ci sono i migliori esempi di barocco abruzzese, sono tutti centri seppur piccoli, in grado di sorprendere il visitatore con i loro tesori.

Su di un colle ameno, affacciato sulla piccola e assolata valle detta del Cigno, c’è anche lo sconosciuto paese fortificato di Cugnoli.

Certo, dell’antica cinta di mura e degli ulteriori muraglioni difensivi su cui poggiavano le antiche case è rimasto ben poco, ma l’atmosfera del tempo che fu è ancora palpabile.

Saranno forse i palazzotti gentilizi del Quattrocento e del Cinquecento, scampati miracolosamente alla distruzione a dare ancora stimoli storici al visitatore.

Al mio arrivo trovo seduto ai tavolini fuori il bar un signore.
Ha l’aria svagata tipo Mr. Bean.
All’interno del locale un anziano dormicchia e un altro è intento a leggere il quotidiano.
L’uomo rimane interdetto quando chiedo dove è possibile ammirare il meraviglioso ambone.
Quest’opera è l’ultima indimenticabile creazione dello scultore Nicodemo che nei primi anni del 1100 imperversò con la sua arte in tutto Abruzzo, creando i capolavori forse più conosciuti custoditi a Santa Maria al Lago di Moscufo e Santa Maria in Valle Porclaneta presso Rosciolo.

Il manufatto è un pregevole pezzo della scultura abruzzese nel periodo romanico.

Fu quello un periodo che generò opere di grande pregio e diverse botteghe d’arte regalarono tesori all’Abruzzo.

Fra questi da non dimenticare il fantastico ciborio di
San Clemente al Vomano.

Mi accorgo che il mio interlocutore non ha assolutamente idea di cosa sia un ambone.
Per fortuna sa darmi l’indicazione per la chiesa parrocchiale anche se aggiunge “ sa, io la frequento poco …”.
La viuzza antica che mi porta a Santo Stefano Martire è caratteristica, tra piccoli balconi con panni stesi e fiori sui davanzali.
Raggiungo la chiesa che è del XIII secolo, posta in una minuscola piazza e subito ho una delusione.
La facciata anonima è intonacata alla ben meglio con una finestra e un portale non certo indimenticabili.
Forse è interessante lo stemma cinquecentesco e la piccola lastra in pietra decorata da un bassorilievo raffigurante il toro alato, simbolo dell’evangelista Luca che è sicuramente posteriore di poco all'edificazione del tempio.
Anche l’interno, in stile barocco impallidisce davanti ai vicini oratori di Pietranico e Alanno.

Le decorazioni a stucco sono pesanti e modeste.
Ma l’ambone, posto in prossimità del presbiterio, sulla sinistra, riempie di luce tutto l’ambiente.
Davvero l’arte è l’ombra di Dio sulla terra, penso.
Per contemplare la bellezza ci vuole coraggio e amore.
È come vertigine, acqua fredda di montagna che purifica l’incontro con l’Onnipotente.

L’opera risulta completamente estranea a tutto l’ambiente.
Direi forse che la chiesa risulta estranea all’opera che starebbe bene in solitudine, messa per conto proprio a disposizione di chi voglia ammirarla.

Il parroco che incontro dopo qualche minuto conferma la mia impressione.
L’opera era stata concepita per un’altra chiesa oggi scomparsa, poi fu portata in questo tempio, nato a posteriori.
Molti i temi trattati nelle sculture lavorate per arricchire l’ambone: le imprese del re Davide, la bellezza di Dio attraverso i fiori, i misteriosi intrecci arborei o le strane forme geometriche che imprigionano l’uomo nel peccato o le fantastiche creature mezzo uomo e mezzo animale.

Tutti gli altri piccoli capolavori custoditi nella chiesa passano in secondo piano davanti a questo ambone superbo ma sono comunque da ammirare come la scultura in legno dell’Annunciazione, la piccola statua in terracotta del Madonna con Bimbo, XV secolo o le pitture non eccelse ma comunque di buona fattura, realizzate da artisti di una bottega che operava nella zona all’inizio del Settecento.

Sono contento, è valsa la pena salire fin quassù per ammirare bei panorami sulla vicina Majella e questo capolavoro medievale che riempie occhi e anima.
Decido di terminare la giornata dedicandomi alla natura,
salendo fino al valico di Forca di Penne.

********************
Come arrivare a Cugnoli, distante circa 30 chilometri da Pescara:
A 24 fino a Pescara, poi A25, Pescara Roma, uscita Alanno/Scafa; proseguire per 18 km in direzione Alanno/Pietranico/Cugnoli

=========================
Articolo di Sergio Scacchia pubblicato sul blog Paesaggio Teramano collegato alla rivista omonima.
Sul blog "Paesaggio Teramano" possibilità di visionare o fare il download dei numeri della rivista già pubblicati.
=========================

domenica 9 novembre 2014

Santa Maria Colleromano di Penne.

Una gita primaverile alla scoperta di luoghi non lontanissimi ma sicuramente interessanti?
E’ il caso del complesso monastico di Colleromano a Penne dedicato a Santa Maria, in provincia di Pescara, facilmente raggiungibile tramite l’autostrada A 14, uscita Pescara Nord, Città Sant’Angelo.

Il monastero, poco distante dallo splendido centro Vestino, ha sempre rappresentato un luogo di ordini religiosi, ospitando negli ultimi secoli, i Frati Minori Francescani.
Dal 2011 la Provincia Monastica, in accordo con gli ultimi Frati rimasti, ha deciso di affidare il prezioso Convento al Comune di Penne, con l’unica condizione di trattenere e salvaguardare il patrimonio archivistico strettamente correlato alla vita storica della Provincia.

Oggi sono molte le voci e gli articoli sui giornali che raccontano le intenzioni nefaste da parte del Comune di Penne di Vendere il Convento di Santa Maria di Colleromano per realizzare un Resort. Sarebbe una cosa a dir poco scandalosa!

D'altronde questo monastero nel corso dei secoli è stato più volte trasformato e rifatto in maniera così profonda da far considerare l’attuale struttura non rispondente, se non in minima parte, all’originaria.

È un luogo di pace, scelto non a caso dai frati che avevano indubbiamente necessità di posti che favorissero la meditazione e la contemplazione.
Anche oggi una pace interiore invade chi ha la fortuna di passare qui.

All’interno del complesso è esistito il Museo delle Tradizioni francescane e delle genti d’Abruzzo.
I frati hanno raccolto nei decenni passati, un’infinità di oggetti testimonianti la vita della loro fraternità e della gente abruzzese che lavorava nei campi.
Accanto a paramenti sacri, a testimonianze e segni delle missioni francescane nel mondo, è facile trovare oggetti della cucina di una famiglia contadina, attrezzi per lavorare la terra, maioliche e lampade.

Alle testimonianze di vita in una cella dei frati, si mischiano, in un’interessante commistione, altri segni di esistenza laica, oltre a quadri antichi, vecchie cartoline.

Una visita non può prescindere dalla maestosa biblioteca, oggi purtroppo rimaneggiata, dove i frati hanno raccolto con amore libri di ogni epoca che trattano tutti i temi dello scibile umano in una grande casa del sapere.

Sono da visitare anche gli ampi saloni dove operava un importante Seminario dei Frati Minori.
Qui si sono preparati adeguatamente religiosi che hanno svolto grande attività apostolica in patria e nelle missioni del terzo mondo.

A Colleromano lavora l’Associazione che s’ispira a San Cesidio, il martire dell’Eucaristia, originario di Fossa, splendido paesino dell’Aquilano, non lontano dal complesso di San Giovanni da Capestrano.

San Cesidio è un segno tangibile della missionarietà francescana nel mondo, da Panama, alla Terra Santa, fino alla lontana Cina.
Fu proprio in terra cinese che il giovane ventisettenne perse la vita, sorpreso dalla rivoluzione anti cristiana.
Fu colpito da bastoni e pietre e poi finito, mentre con il suo corpo difendeva l’ostia sacra, bruciato ancora vivo con una coperta inzuppata di petrolio.

L’Associazione a lui intitolata vive di solidarietà, arte e cultura.
Aiuta chi versa in condizioni di disagio, diffondendo un messaggio di vita e di speranza e allo stesso tempo s’impegna nella tutela e valorizzazione dell’immenso patrimonio storico culturale di una zona, qual è l’area vestina del Parco Gran Sasso Laga.
Esiste anche un ottimo servizio di foresteria con diverse camere accoglienti, dove poter essere ospitati.

Potreste così scoprire in tutta tranquillità gli interni di straordinario equilibrio di una chiesa tra le più armoniose della regione, il viale alberato, dove poter ritemprare spirito e corpo e dove ammirare una secolare quercia che fa parte della speciale lista nazionale degli “alberi da salvare”, visitare il nuovo e i ruderi del vecchio chiostro, prendendovi tutto il tempo occorrente.

Tutto in questo luogo parla di storia.
Colleromano era dimora nei secoli di vari Ordini Mendicanti dei Domenicani e Francescani, che hanno influito non poco sulle fortune della città di Penne, realtà sempre dinamica e ricca, divenendo punto di riferimento della vita religiosa e culturale, nonché di quella civile e politica sin dai tempi in cui qui c’era una badia cistercense.

Su questo colle fu sempre fiorente la presenza di eminenti e dotti religiosi fra i quali, degni di particolare menzione, sono i componenti la famiglia Angelini che rivestirono alte cariche nell’Ordine Francescano.
Il maggiore di essi, Giacomo Antonio, è ricordato nella lapide, posta sul sepolcro, oggi nel chiostro.

È interessante la grande statua in pietra della Madonna con, sulle ginocchia, la chiesa opera d’ignoto scultore, che guarda con aria benevola da una nicchia alta il visitatore che vi si accosta.
L’interno della chiesa è straordinariamente bello.
Chi si sofferma dal fondo della navata centrale scopre la grazia di colonna comunque poderosa, un tabernacolo maestoso e un colpo d’insieme mirabilmente armonioso.
Col sole splendente all’esterno, la luce fantastica rimaneggiata dalle ombre degli eleganti archi e il concorso dei riflessi di oro zecchino dell’altare nel presbiterio, forma un caleidoscopio trionfale di colori.

Da soffermarsi senza fretta sulle stazioni della Via Crucis del ‘700 e la pregevole tela dedicata alla Sacra Famiglia di chiara scuola umbro marchigiana.

È bella la Vergine che si china, pudicamente, a contemplare in estasi il Figlio che in mano reca un segno di Potere universale.


Gli angeli adoranti e il San Giuseppe in meditazione completano un’opera bellissima.
Semplice ma elegante il Coro i cui stalli furono completati nei primi anni del ‘500 e che oggi sono rimasti originali.
Attraversando la chiesa, arrivate fino all’altare maggiore ornato da tre statue di legno che raffigurano, al centro, la Vergine Assunta e ai lati San Francesco e San Bernardino.

Uscendo, le possenti strutture architettoniche fanno pensare all’imponenza di un castello e forse dovette essere questo prima che i Benedettini di Carpineto della Nora e poi i Francescani lo eleggessero luogo di rifugio dell’anima e di asilo dello spirito.

E’ da prevedere una piccola sosta davanti al monumento di San Francesco d’Assisi, dedicato al famoso “Cantico delle Creature”.

Colpisce lo sguardo anche il portale, creazione artistica notevole, che gli esperti definiscono mirabile per ricchezza e varietà di elementi, un vero e proprio capolavoro, vagamente somigliante a manufatti come quelli della cattedrale di Atri, di Santa Maria di Propezzano a Morro d’Oro o l’Annunziata di Giulianova.

Da Penne il ritorno a Teramo si potrebbe fare attraverso Rigopiano e Castelli, attraversando Farindola dove è possibile mangiare superbamente a base di carne di montagna o pecorino, oppure, da Campo Imperatore e l’Aquila verso Vado da Sole, grande punto per escursioni montane sopra le vette del Camicia e del Prena, nel Gran Sasso, consigliabili in piena estate.

 Per arrivare:
Con l'autostrada A14 si esce al casello di Pescara-nord; si continua con la statale numero 151 fino a Penne e al Convento. 
In treno si scende alla stazione di Pescara e si prosegue con l'autobus locale.

=========================
Articolo di Sergio Scacchia pubblicato sul blog Paesaggio Teramano collegato alla rivista omonima.
Sul blog "Paesaggio Teramano" possibilità di visionare o fare il download dei numeri della rivista già pubblicati.
=========================

sabato 7 gennaio 2012

San Tommaso Beckett - Il linguaggio della fede

La campana alle nove del mattino, chiama i fedeli a raccolta.
La monumentale chiesa, a pochi tornanti da Caramanico Terme, in provincia di Pescara e nel cuore del Parco Nazionale della Majella, è dedicata all’arcivescovo di Canterbury, San Tommaso Beckett, assassinato nel 1170 mentre celebrava una funzione religiosa.

L’abito pontificale si arrossì del suo sangue innocente sparso a causa dell’eterna lotta tra la Corona inglese e la Santa Romana Chiesa.
Tre anni dopo, lo sventurato fu santificato da Santa Romana Chiesa.

In verità per lungo tempo si è stati convinti che la chiesa fosse intitolata all’apostolo Tommaso le cui ossa riposano in Ortona”, a parlare è il curato di campagna che officia messa e cura le anime del paese di Salle, pochi tornanti dall’affascinante castello a picco sulle gole dell’Orta .

Qualcuno addirittura pensava a San Tommaso d’Aquino…”.

In verità sono in pochi a conoscere questo santo d’Inghilterra.
Grazie ad un altrettanto sconosciuto abate di Casauria, tal Leonate, il culto per Tommaso arrivò, nell’antichissimo cenobio benedettino, dopo aver raggiunto Subiaco, Bucchianico e giù, nel tacco d’Italia, fino a Monreale in Sicilia.

Chiacchieriamo con il sacerdote davanti al bellissimo portale maggiore, sormontato da un architrave che reca scolpite a tutto tondo, le figure di Cristo e degli apostoli.

Innumerevoli sono i simbolismi sulla facciata.
Il bellissimo Fiore della Vita, che si ricollega a una tradizione cara ai Templari è scolpito su di una pietra della finestra nell’abside esterna e due sono i fiori “accoppiati” in un cerchio, incisi misteriosamente.

I Templari ebbero vasta diffusione in Abruzzo, perchè il loro fondatore, Ugo di Pagani, pur essendo lucano di nascita, contava numerosi feudi nella nostra regione come Moscufo, Spoltore, S. Valentino, Vicoli, Villanova.

Gli uomini rosso- crociati di Dio abruzzesi, ereditarono conventi abbandonati dai benedettini.

Contro il cielo, il profilo tozzo della montagna del Morrone, forma una magica geografia di cupole d’erba.
Qui, come pochi altri posti in Abruzzo, il legame tra la terra e l’uomo sembra essere più felice.

In lontananza, la montagna madre disegna un paesaggio aspro, ricoperto di boschi e solcato da gole selvagge, in cui si celano misteriose grotte, meta preferita degli eremiti in tempi andati.
Gorgoglia, sotto i piloni di un immane ponte, il fiume Orta.

I simboli sono ovunque, dentro e sotto le pietre.

Eppure quello che forse conta di più non sono i tesori architettonici ma quello che è stato loro attribuito nel corso dei secoli.
Anni fa, il rinvenimento di bronzetti raffiguranti il dio Ercole, la divinità dalla forza prorompente, custode delle sorgenti e nume tutelare dei pastori, suggerì l’ipotesi fantasiosa che in questo sito ci fosse, nella notte dei tempi, un’area di culto importante.

L’utilizzo delle fondamenta di un preesistente edificio sacro, probabilmente legato al culto delle acque, come sembra attestare la cripta e il pozzo arcaico di acqua sorgiva, ancora oggi determina manifestazioni di credenze popolari tra religione e superstizione.

Un primo tempio fu fatto edificare in questo luogo, nel 45 d.C. in seguito all’apparizione degli arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele.

Di certo, la chiesa attuale risale alla seconda metà del XII secolo e la costruzione è attribuita alle maestranze di San Clemente a Casauria.
Un’iscrizione, posta sul portale sinistro, testimonierebbe comunque la conclusione dell’edificazione nel 1202.

Tre navate di aspetto basilicale che conservano alcune pitture di epoca duecentesca che rimandano ai temi bizantini della bella Santa Maria ad Criptas nelle vicinanze di Fossa dell’Aquila.

Ai lati dei gradini che conducono al presbiterio, si ammirano due leoni di bella fattura risalente al periodo romanico.

E’ visibile anche, un bel crocefisso risalente al XV secolo.
Tra gli austeri pilastri, un esile e stravagante monolito transennato!
Il parroco racconta che il mito della fertilità pian piano si è trasmesso dalle bestie agli esseri umani.

La cosiddetta “Colonna Santa” che poggia su di una sproporzionata zoccolatura ed è sormontata da un enorme capitello altrettanto sproporzionato, ornato da palmette e tralci serpeggianti, avrebbe proprietà risanatrici.

Unica nel repertorio della plastica medievale, la colonna ha avuto nei secoli una forte presa sulla fede popolare, che la vuole portata sul posto da un angelo e che ne ha fatto oggetto di devoti strofinamenti.
L'assottigliamento nella parte inferiore dovuta anche al fatto che spesso erano asportati souvenir di pietra, ha costretto la Sovrintendenza a transennare il manufatto.

===========================

Articolo redatto da Sergio Scacchia, autore tra l'altro di tre libri:
"Silenzi di Pietra" e "Il mio Ararat" e "Abruzzo nel cuore".

L'articolo è stato pubblicato su 2 blog
(blog della Città di Teramo - blog di Pensieri Teramani)
in 2 pagine Facebook
(Il blog della città di Teramo e della sua Provincia - Il mio Ararat)
e nella pagina di Google Plus
(La Città di Teramo e la sua Provincia.)
===========================