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venerdì 29 marzo 2013

Andamento lento ... con la bicicletta

“Finché uomini e donne continueranno ad avere gambe, continueranno ad esistere le biciclette”.

Diamo voce al Coordinamento Ciclabili Abruzzo Teramano per farci raccontare l'intensa attività che sta portando avanti in favore dell’ambiente.



Incontriamo alcuni rappresentanti del raggruppamento apartitico di associazioni che raccoglie le adesioni di 61 sigle tra turismo, sport, ambiente e ha tra i suoi obiettivi la promozione della mobilità ciclabile:
Lucio De Marcellis, Alessandro Tursi, Raffaele Di Marcello e Fabio Vallarola in rappresentanza di un gruppo più numeroso (tra cui Gianluigi Camillini, Dante Caserta, Giovanna Gotta, Mauro Vanni, Massimo Fiamma, Niels van Bemmelen, Valter Ciaffoni e altri).

Qual è lo stato di avanzamento della ciclabile costiera denominata Corridoio Verde Adriatico?
Sono completi i tratti dal Tronto fino a Cologna spiaggia, il territorio di Pineto fino alla Torre di Cerrano esclusa, l'area metropolitana con Montesilvano-Pescara-Francavilla, non tutta ciclabile, ma utilizzando il lungomare molto più sicuro della Statale 16.
Stesso discorso per Silvi e Roseto, quasi prive di ciclabili, ma almeno dotate di lungomare che permette di evitare la statale.
Poi da Ortona a Vasto c'è la vecchia ferrovia di 49 km che percorre tutta la Costa dei Trabocchi, per la quale è prevista la riconversione in ciclabile. Infine Vasto, che ha realizzato il collegamento con San Salvo Marina.

I punti dolenti sono al momento il tratto rosetano del Borsacchio, vero "buco nero" del sistema ciclabile regionale, e l'attraversamento del Vomano, dove c’è bisogno di una corsia protetta sul ponte SS 16.
Da citare la ciclabile Porto D’Ascoli-San Benedetto-Grottammare- Cupra marittima, che va al più presto collegata con quella della costa teramana per realizzare un tratto continuo di oltre 40 km da Cupra a Cologna.

A che punto siamo con la “cultura della bici” nel teramano?
L’alibi di molti amministratori per cui non servono le ciclabili poiché nessuno usa la bici è falso.

Il motto degli amministratori olandesi negli anni ‘60, quando si decise di ridurre l’uso dell’auto per puntare tutto sulla bici fu “costruite le ciclabili e i ciclisti verranno”.
E così è stato.

Già in molte città del nord la ciclo cultura è un tutt’uno con la cultura urbana di tendenza soprattutto tra i giovani: la bici fa moda e aggregazione, è divenuta sinonimo di stile di vita.
L’orografia da noi, però, incide: la costa è perfetta ma per l’interno siamo ai primissimi passi.

Già, le aree interne!
Una costa forte turisticamente lo è se ha alle spalle un territorio ricco di offerte.

Da qui la necessità di una serie di collegamenti mare-entroterra sfruttando le valli fluviali, quasi in piano, dove tutti possono pedalare agevolmente.

Ecco le proposte per la Ciclabile del Tordino, Teramo-mare, ma anche le piste in sede riservata o protetta lungo il Vibrata, il Salinello (dove si potrebbe sfruttare l’ampia carreggiata), il Vomano (lungo i percorsi esistenti nei pressi degli argini), del Piomba e del Saline-Fino.

Teramo-mare ciclabile. A che punto siamo?
La fase progettuale è avanzata; si è ipotizzato un tracciato e si sta procedendo ai rilievi delle proprietà e degli eventuali vincoli.

Entro la fine del 2012, il progetto preliminare dovrebbe essere pronto e, non appena la Provincia riuscirà a reperire i fondi (l’opera comporta un impegno economico considerevole) si potrà dare avvio ai primi lavori, magari suddividendoli in lotti. I tempi, purtroppo, dipendono dalle disponibilità.

Nulla vieta che ogni Comune inizi a realizzare i tratti di propria competenza, magari tracciando inizialmente un percorso per mountain bike.

Una volta “aperta la strada”, probabilmente, anche i privati saranno interessati a investire sul percorso, magari con punti di ristoro, agriturismi, ecc., finanziando piccoli tratti. In altre zone d’Italia si è iniziato con poco e adesso i percorsi ciclabili muovono un’economia di milioni di euro.

In cosa consiste la proposta di legge regionale sulla mobilità ciclabile?
È introdotto il concetto di "rete ciclabile", inteso come sistema condiviso, su base regionale, di percorsi ciclopedonali.

Tale rete viene poi meglio specificata su base provinciale e, con l'ausilio di appositi uffici che vengono creati in Regione e nelle quattro Province, tutti gli Enti interessati possono concentrare le risorse non più sulla singola opera ma su un tratto di un sistema più ampio.

Infatti, la singola opera, pensata magari per un solo Comune, diventa parte della viabilità ciclabile dell'intera Regione, collegandosi con il più ampio sistema di piste ciclabili che è stato studiato dalla FIAB (Bicitalia) per l'intero territorio nazionale che, a sua volta, si collega alla rete Eurovelo che attraversa tutta l'Europa.

La legge, quindi, non è più una semplice legge di finanziamento ma crea una vera e propria rete ciclabile regionale favorendo anche l'intermodalità bici+treno e bici+autobus.
Speriamo che la proposta sia condivisa da tutte le forze politiche e venga adottata al più presto dal Consiglio Regionale.

C'era anche l'idea di collegare i parchi marini dell'Adriatico attraverso sistemi di mobilità sostenibile?
Esiste una rete di lavoro tra tutte le Aree Protette marine e costiere dell'Adriatico con il nome di AdriaPAN (Adriatic protected Areas Network) e che è stata interessata, attraverso il Consorzio di gestione dell'Area Marina Protetta Torre del Cerrano, dall'idea di creare un sistema di mobilità turistica a basso impatto che si avvalesse dell'uso della bicicletta per i propri spostamenti.

L'idea ha avuto un immediato riscontro in particolare da parte delle aree protette centro adriatiche italiane e croate.

Si tratta del progetto che ha preso il nome di BySEAcle.
L'idea è di avviare una mobilità turistica su biciclette lavorando esattamente come si fa per la protezione delle specie migratrici dell'avifauna.

Il ciclo-turista è identificato come una specie in pericolo, cosa che sulle strade normali non è poi lontana dalla realtà, che trova rifugio all'interno delle aree protette avendo a disposizione piste ciclabili, ricettività adeguata, servizi, informazioni etc. e, quando deve lasciare l'area protetta, può trovare informazioni e servizi necessari per raggiungere sano e salvo la successiva zona verde in termini di piste esistenti per bici, trasporto in treno, in traghetto o in barca, punti di appoggio, associazioni attive.

Il Coordinamento pubblica le sue attività sul sito internet (www.abruzzoinbici.it/coordinamento) e su un gruppo Facebook.



Gli articoli inseriti nella rivista sono redatti da Sergio Scacchia, autore tra l'altro di tre libri:
"Silenzi di Pietra" e "Il mio Ararat" e "Abruzzo nel cuore".

Tutti gli articoli sono condivisi su Facebook nella bacheca di Sergio Scacchia e nella pagina "Il Mio Ararat" e su Google Plus.

Gli articoli sono inoltre pubblicati da Vincenzo Cicconi della PacotVideo , tra l'altro gestore di questo blog, su:
(blog della Città di Teramo - blog di Pensieri Teramani)
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mercoledì 27 marzo 2013

La “green way” di casa nostra

Se un amante della bici dovesse un giorno immaginare come possa essere il paradiso, lo vedrebbe fatto di piste ciclabili, colonnine di bike sharing e città piene di gente a cavalcar sellini.

Nel prossimo biennio la Teramo Mare ciclabile lungo il fiume Tordino sarà realtà.

La nostra provincia giungerà buon’ultima perche, nelle vicine Marche, gli ascolani inaugureranno presto il collegamento “dolce” tra San Benedetto del Tronto e il capoluogo, attraverso il Tronto.

Che la realizzazione di piste ciclabili sia una priorità regionale nella gestione della mobilità e del turismo, è sotto gli occhi di tutti.


E’ la grande sfida per una migliore qualità della vita, con una ricaduta che potrebbe essere molto positiva per il turismo teramano e quello dei comuni interessati al Piano d’Area della Vallata del Tordino come Giulianova, Roseto, Mosciano, Bellante, Canzano, Castellalto, Notaresco.

L’Amministrazione Provinciale avrebbe individuato come prioritario per lo sviluppo del territorio, una via verde che colleghi il capoluogo col mare.
Il progetto prevede non solo una semplice pista ciclabile e pedonale ma anche un’autentica green way di passerelle e segnaletica che collegherà una serie di emergenze ambientali, urbanistiche, culturali e storiche.

Sarà possibile il recupero di antichi collegamenti rurali, attrezzandoli per il turismo ciclo pedonale.

Daremmo il giusto impulso a un turismo nuovo, giovane ed europeo che coniughi la costa con l’entroterra e le sue attrattive.

Il sogno sarebbe quello di creare una grande via che dal mare conduca in montagna seguendo gli antichi sentieri pastorali risalenti il Tordino fino a Padula e il Rifugio della Fiumata, alle sorgenti sotto il monte Gorzano.

Riscopriremmo splendide testimonianze di vita tra cui vecchie masserie, mulini antichi come quello di Casanova, pregevoli monumenti come l’esempio cistercense della fatiscente chiesa di San Flaviano di Tavolero e la romanica San Paolo a Pezzelle, deliziosi borghi nel cuore del Parco come Colle e Fiume che conservano ancora architetture antiche.

C’è bisogno che la politica favorisca l’accessibilità ciclistica con infrastrutture dedicate alla mobilità alternativa, realizzando il “biciplan”, il piano strategico della mobilità ciclistica come nella vicina Ascoli Piceno.

Anche le strade delle colline teramane, panoramiche e poco trafficate, debbono diventare itinerari per il cicloturismo, valorizzando le tante emergenze territoriali delle frazioni: fonti storiche, piccoli borghi antichi, aree archeologiche.

Dalla costa adriatica dell'Abruzzo teramano verso l'interno, terra d’incantevoli borghi e di parchi.

Questi gli obiettivi da raggiungere.

Abruzzoin bici è un sito curato dal professor Lucio De Marcellis dove è possibile trovare le ipotesi di quattro stupendi percorsi alternativi alle auto:
1 - Crinale vibratiano (Alba Adriatica, Colonnella, Controguerra, Ancarano, Sant’Egidio);
2 - Crinale dei Farnese e dei Borbone (Giulianova paese, Montone, Bellante, Campli, Civitella del Tronto);
3 - Crinale Aprutino (Roseto, Montepagano, Notaresco, Castellalto, Valle Canzano, Collurania, Teramo);
4 - Crinale di Adriano (Pineto, Atri, Cellino, Cermignano, Val Vomano, collinare verso Pilone, Villa Ruzzi, Castel Castagna, Isola del Gran Sasso.



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giovedì 28 febbraio 2013

Gemellaggio con il blog www.PaesaggioTeramano.Blogspot.it


Chi lo desidera può visionare la rivista in *pdf  cliccando sulla immagine:



oppure fare il download dello stesso *pdf cliccando sull'immagine di riferimento.




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Un volo d’aquila sulla città di Teramo e il suo territorio tra montagne, mare, foreste, colline, borghi, opere d’arte per disegnare l’immagine più limpida di un territorio.
Infinite suggestioni da cercare e vivere.

L’Abruzzo teramano è nato quasi da un ordine cartesiano, che ti culla spingendo un’altalena di emozioni, sentimenti, che ti afferra per mano accompagnandoti lì dove puoi perderti nella bellezza.

Perché nel teramano è la bellezza, il filo che lega strettamente storia e tradizione.

7° numero della rivista Paesaggio Teramano (1/2013)

Pubblichiamo il nuovo numero di Paesaggio Teramano (N°7 - Primo bimestre 2013).

Cliccando sulla immagine di copertina è possibile prendere visione della rivista in *pdf.
Per effettuare il download cliccare qui di seguito
(Scarica la rivista)

Un numero dedicato ai tanti borghi che costellano le colline del teramano, raggiungibili anche a piedi e in bici.

Paesi che non colpiscono l'immaginario ma che invece sono la parte più genuina della provincia.

Diamo voce nelle nostre pagine a una "Teramo di periferia" a torto immaginata minore ma ricca, al contrario, di storia, natura, arte e vita!

Elenco degli articoli presenti nella rivista

- Teramo: La fantastica banalità della vita di provincia
- La via dei borghi: 12 paesi in pochi chilomentri
- Da Teramo ai confini del regno
- Frunti, il paese che non c'è
- La via dei mulini
- Maria Santissima di Ponte a Porto
- I guerrieri e i turchi di Villa Ripa
- Frondarola: un castello importante alle porte di Teramo
- Nuove idee per recuperare il territorio
- L'antico "stato di Roseto"
- Gli spazi del tempo. Visita all'affascinante museo capitolare di Atri
- Rapino: la parola al piccolo borgo
- Books: I fiori di cicuta del professor Sardella

domenica 17 febbraio 2013

Poggio Umbricchio, il paese che aspetta una visita

La vita, la magia e le difficoltà di un borgo montano che non vuole arrendersi al silenzio

Scriveva Cesare Pavese: “Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c'è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti”.

C’era una volta un antico paese fortificato che spartiva con la roccia, sulla quale era stato erto, un rapporto di amicizia.
Ma venne la guerra, il mondo cambiò faccia e gli uomini lasciarono i monti, confluendo nell’esacerbata solitudine delle città.

Il progresso avanzava, i palazzi raggiungevano vertiginose altezze e le strade si scuotevano di nuovi prodigi elettronici, così la falce macchiata d’erba veniva riposta per instaurare un rapporto di simbiosi con la ruggine.

In breve il paese cominciò a spegnersi, tradito da un lavoro che non conosceva più pazienza.

Non esistono luoghi idilliaci, nemmeno nelle favole, ma se volete fare un tuffo nel passato, saggiare la consistenza della terra, scrutare da vicino le montagne, bagnarvi nelle fredde acque del Vomano e gustare quel che di buono la natura offre, inforcate la Statale 80 del Gran Sasso d’Italia, direzione Montorio al Vomano e proseguire fino a incontrare il bivio per la Provinciale 42C che s’inerpica, indomita, tagliando i pendii che cullano l’abitato di Poggio Umbricchio.

Arroccato nell’alta valle del Vomano, tra il Gran Sasso e la Laga, a ridosso di quella che è stata per duemila anni una delle principali vie di comunicazione tra l’Abruzzo e Roma, questo lembo di montagna, accecato dalle rotte di speranza economica, verte in semiabbandono.

Dal dopoguerra in poi, infatti, ha vissuto - alla stregua dei numerosi borghi limitrofi - uno spopolamento fulminante.

Il piccolo centro rurale, nella stagione fredda, ospita un esiguo numero di abitanti, tanto modesto da contarsi sulla punta delle dita.


I servizi sono praticamente inesistenti.
Eppure il paese è aggrappato alla realtà, grazie alla determinazione della Pro Loco guidata dall’energico presidente Secondo Di Pietro e all’impegno dell’eclettico sacerdote Don Filippo Lanci.
Durante l’anno, non solo nel periodo estivo, il “Poggio” è un crogiolo di attività, eventi e manifestazioni che spaziano dal sacro al profano, dall’enogastronomia all’arte, dalla cultura al divertimento.
Senza dimenticare lo sport e la squadra di calcio amatoriale.

Tra gli appuntamenti più importanti ci sono le rievocazioni storiche di San Antonio Abate, il venerdì Santo con la solenne processione notturna, la Via Crucis con attori e figuranti in costume, il lunedì dell’Angelo, i festeggiamenti in onore della Santa Patrona, Santa Maria Lauretana (8 settembre), e la manifestazione a metà estate “Vivere in un mulino ad acqua”organizzata nei pressi del vecchio manufatto “De Giorgis”, recentemente ristrutturato dall’Ente Parco.

E sarebbe peccato, una volta in paese, non visitare la chiesa parrocchiale di Santa Maria Lauretana (secolo XVI) e, al suo interno, i magnifici altari lignei barocchi, gli affreschi cinquecenteschi, le tele dei secoli XVII-XVIII, il sorprendente soffitto ligneo a cassettoni del Seicento e il cippo miliario romano (IV secolo d.C.).

(di Fabio Petrella - foto Catia Di Pietro)

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venerdì 15 febbraio 2013

Lucio Cancellieri, il custode della memoria

Intervistare Lucio Cancellieri non è cosa facile.

Il suo essere schivo, umile e mai pieno di sé è inversamente proporzionale alla sua energia allo stato puro, alla sua simpatia contagiosa.

Ma a chi vi scrive non può dir di no.

Ne abbiamo fatte di trasmissioni radio la domenica insieme, tante da aver cementato un’amicizia che va oltre la scarsa frequentazione che abbiamo da anni.


I suoi occhi guizzano furbi e intelligenti mentre mi dice:
Ma che storia è questa, Sergio? A chi vuoi che interessi una pagina tutta per me in una rivista così bella”.

Eppure di libri dedicati al nostro essere teramani ne ha fatti tanti che li potete vedere sparsi in mezzo a queste mie righe.

Lucio è il custode del passato e il cantore del futuro.

Rievocando in tutte le sue pubblicazioni i nostri frammenti di vita vissuta, crea intorno a noi il mosaico perfetto di emozioni, di affetti, di paesaggi da farci riconoscere tutti protagonisti nelle sue belle liriche per un futuro che non può prescindere dal passato.

I suoi libri sono stati definiti “lo scrigno della più genuina anima teramana”.

Una bella definizione per questo ex insegnante di educazione fisica, nato nel 1940, sotto una stella che gli ha donato una sensibilità fuori dal comune.

“E’merito del mio segno zodiacale, l’ho scritto in una presentazione di una delle mie raccolte di poesie. Grazie a lui, giuro, riesco a cogliere i sentimenti e gli aspetti romantici della vita”.

Mentre mi parla, i ricordi mi si affollano nella mente.

Riaffiorano le trasmissioni radiofoniche di musica popolare, gli amarcord in vinile, le telefonate tra noi alla ricerca spasmodica di musiche antiche.

Avevamo un amico comune, Alfredo, che forniva canzoni introvabili dal suo sconfinato archivio musicale.

Già allora, il professore scriveva in gran segreto le sue poesie e forse credeva sarebbero rimaste chiuse nel cassetto dei ricordi.

Invece la vita gioca con le nostre esistenze e oggi la sua vocazione poetica è diventata il recupero di fotografie del passato, la conservazione della memoria da trasmettere ai giovani.

I valori dello sport che sono stati bussola per la sua attività scolastica, sono oggi diventati i valori di un mondo che non deve dimenticare quello che siamo stati per far sì che i giovani abbiano un punto di riferimento da cui partire.

E dal primo libro, “L’ urticelle de Tabbusse”, che tanto entusiasmo suscitò alla sua uscita, ecco che il denso percorso di pubblicazioni di cui potete vedere le copertine, è diventata la riscoperta della vita, dei colori, dei profumi, il presidio di civiltà e cultura, l’arsenale con cui mirare dritto all’intelligenza dei lettori.






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domenica 3 febbraio 2013

Mosciano Sant’Angelo: la semplicità del bello

Atmosfere limpide dietro il morbido profilo dei colli, nuvole grasse che aleggiano correndo qua e là nel cielo, occhieggiando tra cipressi e olivi secolari.

Due delle otto torri di Mosciano Sant’Angelo si stagliano nitide in lontananza.

L’antica frazione di Convento,costruita su di un antico “fanum” gotico e adagiato sopra un colle ameno, gode di uno strepitoso panorama in grado di stupire turisti e fedeli.

Ad est si vede il mare Adriatico della vicina Giulianova, a sud si nota tutta la selvaggia antropizzazione della valle del fiume Tordino, la dorsale collinare del fiume Salinello, mentre imponente, quasi prepotente ad ovest reclama attenzione la poderosa catena montuosa del Gran Sasso.

Qui resiste al tempo e all’incuria il convento dei Sette Fratelli, i figli di Felicita, virtuosa del II secolo d.C. e ancella della più famosa Santa Perpetua, disgraziata martire cristiana insieme alla sua prole al tempo delle persecuzioni romane di Marc’Aurelio.

Fu un feroce prefetto, Tale Publio, che cercò di convincere la donna e i suoi figliuoli a rinnegare la fede cristiana.
All’ennesimo rifiuto i soldati tagliarono la gola prima ai figli poi alla madre rimasta impietrita dal dolore.
Il complesso, in origine sottoposto alla giurisdizione di Montecassino e poi passato nelle mani degli Acquaviva, ricorda il convento di San Bernardino di Campli, vero gioiello d’arte sacra in perenne restauro da anni.

Solo per visitare questo monumento fondato dai Benedettini prima del XII secolo, con la sua torre risalente all’XI° secolo, varrebbe la pena arrivare a Mosciano Sant’Angelo.

Basterebbe alzare gli occhi verso il meraviglioso soffitto in legno all’interno della chiesa che riproduce la Gloria della Regina dei martiri con i santi fratelli, opera di un autore ignoto del seicento per motivare il viaggio.

Sarebbe già gratificante guardare, sull’altare maggiore, la bella statua della Madonna del Casale, detta degli ngeli con in braccio il Bambino e il suo viso sorridente ad infondere serenità.

Probabilmente sarebbe sufficiente visitare l’antico chiostro in stile benedettino del XII secolo, con il suo colonnato che riempie gli occhi di archi a tutto sesto, le colonne ottagonali e le preziose pitture
che decorano le lunette del loggiato per tornare a casa soddisfatti.

Eppure, a pochi tornanti, c’è la “patria del mobile”, la città delle torri, il trionfo delle linee verticali, fondata sempre dagli inossidabili monaci nella notte dei tempi, anno 897.

Un borgo che rappresenta l’ideale cordone ombelicale tra passato e presente che colpisce per la sua ricchezza di testimonianze storiche e artistiche raccolte in uno spazio piccolo.
Mosciano era un semplice fondo agricolo al quale fu dato il nome di Sant’Angelo in onore di San Michele il cui culto, sul finire del V° secolo, era grande.

Grazie alla presenza dei monaci , in breve il luogo divenne popoloso.
Sorse un castello con un fossato e il ponte levatoio, poi vennero edificati palazzi nobiliari e il paese, sotto il dominio degli Acquaviva, conobbe anni di splendore culturale e artistico.
In breve divenne punto di riferimento commerciale anche per le popolazioni vicine.
Arrivo nell’antico borgo medievale attraverso una bella rotabile immersa nel verde dei campi.

Spicca, nel cielo blu, la massiccia torre civica degli Acquaviva con la sua inconfondibile merlatura ghibellina alla sommità, eretta nel 1397.
Il manufatto, costruito in mattoni con spigoli rinforzati da barbacani in pietra, è addossato alla facciata della chiesa parrocchiale di San Michele Arcangelo e svolge il compito visivo del campanile.

Il tempio è antichissimo.
Risale al 1100 e l’attuale costruzione potrebbe avere avuto l’ultimo ampliamento intorno al ‘500.
Con la ristrutturazione degli anni’70, sono andati perduti gli altari originali.
È la chiesa dell’Addolorata, però, a stupire per la sua bellezza.
Fu iniziata nel 1828 da Francesco I di Borbone e arricchita, anni dopo, delle inedite decorazioni a stucco all’interno dove fanno bella mostra opere di artisti teramani fra cui Gennaro Della Monica.

Dalla piazza centrale si snoda un panorama di rara bellezza.

Poco distante c’è il piccolo borgo di Montone gioiello immerso nella bella campagna che regala momenti di laboriosità contadina e cultura agreste.
Il paesaggio è incantevole, fra mare e montagna.

Ma c’è un ulteriore motivo per visitare Mosciano.
Qui s’insegna alla gente a conoscere quello che c’è in cielo!

Pochi teramani sanno, infatti, dell’esistenza di un interessante
Osservatorio astronomico con annesso Planetario e sala multimediale, nel vicino Colle Leone (www.oacl.net).

Si tratta di una struttura all’avanguardia, terza in Italia per grandezza, con una cupola di ben cinque metri da cui fuoriescono due telescopi a specchio.
Ideato e realizzato dal compianto Fausto Marini, è un gioiello per la didattica e divulgazione di ricerca dove poter osservare il firmamento, le stelle, le galassie con qualsiasi condizione atmosferica, grazie al lavoro dell’associazione fondata dal figlio Alessio che organizza incontri aperti a tutti, non solo agli
scienziati.

Un’opera d’ingegneria d’immenso valore scientifico, visitata ogni anno da oltre cinquemila appassionati e un po’ snobbato dalla nostra provincia.



Articolo pubblicato sul N°6 di Paesaggio Teramano (Novembre - Dicembre 2012)
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L'articolo è stato redatto da Sergio Scacchia, autore tra l'altro di tre libri:
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