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venerdì 24 maggio 2013

Dalle faggete di Prati di Tivo alle immensità di Campo Imperatore

Dalla parte alta del borgo di Pietracamela, una mulattiera panoramica a mezza costa consente di addentrarsi in una delle valli più belle degli Appennini: la profonda Val Maone, cuneo fantastico che separa il Pizzo d’Intermesoli dal Corno Piccolo e il Corno Grande.

Il percorso, adatto a tutti, attualmente è in via di ripristino dopo l’interruzione dovuta all’alluvione del 2011.
Si presenta ombreggiato da faggi per il tratto iniziale e può essere intrapreso anche dalla stazione turistica dei Prati di Tivo.

Si arriva alla prima tappa che tocca le cascate e la sorgente del Rio Arno.
Molti potrebbero già sentirsi appagati e trascorrere del tempo a riposare in questo luogo così bello.

Chi ha buone gambe prosegue, tra grossi blocchi di calcare, ai piedi dei pilastri rocciosi del Pizzo.
La salita porta in località “Capanne”, luogo antico di sosta dei pastori e le loro greggi.
Sono stazzi in pietra a circa 1950 metri di quota.
Saranno circa tre ore e mezzo se non ci si farà prendere da un riposo troppo lungo alle cascate.

Da qui, gli incontentabili saliranno ancora per un’ora, ai 2260 metri del Passo della Portella con i suoi caratteristici spuntoni di roccia. Il luogo è stato frequentato per secoli da mercanti e viaggiatori.

Il premio per la fatica?
Un panorama fantastico su quasi tutte le vette più importanti del massiccio e la conca aquilana.
Un comodo sentiero a mezza costa tocca il “Passo del Lupo”, permettendo la discesa ai 2130 metri dell’albergo di Campo Imperatore.



Gli articoli inseriti nella rivista sono redatti da Sergio Scacchia, autore tra l'altro di tre libri:
"Silenzi di Pietra" e "Il mio Ararat" e "Abruzzo nel cuore".

Tutti gli articoli sono condivisi su Facebook nella bacheca di Sergio Scacchia e nella pagina "Il Mio Ararat" e su Google Plus.

Gli articoli sono inoltre pubblicati da Vincenzo Cicconi della PacotVideo , tra l'altro gestore di questo blog, su:
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domenica 19 maggio 2013

Pietracamela: l’alta via degli antichi commerci


La mia casa è quassù fra le altere pareti e misteriosi silenzi... la mia casa è quassù fra garrule acque e dolcissimi ricordi. Qui sono io, qui è la mia casa, qui sono le mie montagne.
(Antonella Fornari, biologa ed alpinista)

Sulle orme dei mercanti che percorrevano i sentieri di montagna per il commercio del Gran Sasso.

Scopriamo la montagna più alta degli Appennini, visitando il borgo più famoso ai piedi delle Dolomiti d’Abruzzo, dove tanti anni fa nacque l’alpinismo italiano.

La mia casa è quassù fra lo sconfinare delle vette

Il piccolo portale quattrocentesco di San Giovanni, nel cuore di Pietracamela, con il suo campanile a vela, sembra nascondersi in un angolo suggestivo.

Tutto intorno, le case in pietra del 1500, imbracate a causa del sisma, sono attaccate l’un l’altra tra viuzze e salite acciottolate.
Qui tutto si è fermato al maledetto aprile del 2009.
“Terremoti, frane, alluvioni, non ci siamo fatti mancare niente”.

A parlare è Marisa Montauti, che sta preparando la chiesina per la celebrazione eucaristica presieduta dal parroco Don Filippo.
Si dice privilegiata di potersi rendere utile per il Signore.

Scrivilo pure che Pietracamela rimarrà sempre il borgo più bello d’Italia, nonostante la natura si stia accanendo contro di noi”.

È sempre più ostico vivere in questo paese arroccato su di una pendice montana, porta di accesso al versante est del Gran Sasso.
Siamo proprio ai piedi della montagna più alta degli Appennini.

La terra che ha tremato ha interdetto l’ingresso alla parrocchiale di San Leucio, l’antico vescovo di Alessandria, patrono del paese.
La frana al “Sopratore” la parte alta del borgo, tra rocce e fienili ristrutturati, ha distrutto il mondo antico del pretarolo Guido Montauti e le sue singolari pitture rupestri.

Le caverne di Segaturo, a monte dell’abitato, affrescate con le monumentali figure di pastori create dal suo delirio artistico, sono franate miseramente a causa dell’ultima alluvione del marzo 2011.
Anche il vecchio mulino ad acqua è poco più di un moncone di rudere.
Eppure, la magia di Pietracamela non muore!

Ne è convinto il giovane Paolo Di Furia , candidato sindaco alle amministrative con una Lista Civica intenzionata a rilanciare il turismo, unico sostentamento per questo Paradiso in terra.

Lo è anche Paolo della famiglia Trentini, pretaroli da sempre, che sta cercando di far ripristinare il bel percorso del Sentiero Italia che porta ai Prati di Tivo, l’Arapietra e su fino a Campo Imperatore, piccolo Tibet d’Italia.

Secondo il grande Fosco Maraini questa pianura, infatti, somiglia sorprendentemente a quella di Phari-Dzong a 4200 m, sulla strada per Lhasa.

La chiesa di San Rocco, la casa de “li Signuritte” con le bifore del 400, lo stemma civico cinquecentesco, la piazza Cola da Rienzo cui sembra che il paese abbia dato i natali, la cittadella ha ancora tanto per affascinare i turisti.

Qui i residenti ormai sono circa quaranta, gli stessi della frazione di Intermesoli.

Molti ultimamente ci hanno lasciato - mi dice donna Valeria che gestisce una locanda dove si mangia il miglior agnello di montagna -, sono saliti più in alto del Corno Grande a risiedere in cielo. Ma anche in pochi si vive bene, in armonia e pace”.

Borgo storico dell’Abruzzo Ultra durante il Regno di Napoli, Pietracamela apparteneva nel secolo XII al feudo della Valle Siciliana di proprietà dei Conti di Pagliara.

In seguito passò agli Orsini, padroni sotto Angioini e Aragonesi fino a che Carlo V nel 1526 lo consegnò al marchese Mendoza fino all’abolizione della feudalità.

Qui un tempo si lavoravano i metalli, si batteva il rame, si pettinava la lana.
I cardatori del paese erano famosi fino in Toscana e nell’Emilia.
Con la nascita del materasso a molle, l’attività scomparve.

Stessa storia per i famosi “sediai”.
Usavano materie prime locali, legno di faggio e paglia. La robustezza della sedia che si realizzava, dipendeva dall’abile lavoro d’incastro del legno.

Che dire poi dei “casari”?
Erano anch’essi artigiani di grande specializzazione.

Decidevano, con sapienza, quando il latte della munta doveva essere bollito e posto nelle “fuscielle”.

Sempre qui si son dati i natali a tre, quattro generazioni di “Aquilotti”, alpinisti di fama mondiale.

L’antica Petra Cimmeria, compresa nella ristretta cerchia dei borghi più belli d’Italia, con il suo masso sovrastante a forma di cammello, nel fine anno e in agosto vive il suo attimo di gloria.

D’inverno, niente caroselli di piste stile Trentino, niente folle agli impianti, volti noti e riti mondani del dopo sci. Solo turismo familiare e montagna spartana, bella e selvaggia.

In estate il piccolo mondo di case vecchie attrae torme di escursionisti.

Lo spirito del paese è che non importa chi sei e da dove arrivi, qui, nessuno è straniero”, dicono gli ospitali abitanti.
Alcuni di essi, “cardaroli”, indossando i “coturni”, spesse calzature fatte di lana frollata, attraversavano da giovani la Val Maone, lungo l’infido passo della Portella, per vendere mercanzia all’Aquila.

Poco più in alto, sopra la località turistica Prati di Tivo, muraglie inaccessibili di dolomia raccontano, come libro aperto, oltre trecento milioni di anni.



Gli articoli inseriti nella rivista sono redatti da Sergio Scacchia, autore tra l'altro di tre libri:
"Silenzi di Pietra" e "Il mio Ararat" e "Abruzzo nel cuore".

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lunedì 8 aprile 2013

Il paese di pietra!


Tra le impalcature che imbracano le case strette devastate sin dalle fondamenta dal terribile sisma del 2009, l’anziana donna si muove a fatica.

Ha quasi cento anni la Nina, mese in più, mese in meno, ma anche se da queste parti venisse un cataclisma del tipo paventato dai Maya, lei sarebbe sull’uscio della sua casa ad attenderlo.

Perché è una “pretarola” di quelle che se ne infischiano delle rilevazioni demografiche che indicano un paese che muore.
Lei vive qui e nessuno riuscirà a portarla via, né una frana, né la terra che si muove, né la neve che ogni anno copre i piccoli portali d’ingresso alle abitazioni.
E dire che in questi ultimi tempi tutto si è accanito contro questo splendido abitato.

La montagna è crollata ricoprendo le pitture rupestri, il mondo antico del pretarolo doc Guido Montauti; le viscere delle guglie dei Corni hanno traballato sotto la violenza di una faglia mortale; la pioggia ha fatto venire giù pietre, fango e altro, coprendo una parte dell’incantevole sentiero che porta ai Prati di Tivo.

Ora tutti recitano il “de profundis” e dicono che Pietracamela, arroccata su di una pendice montana, sta morendo.

Secondo i censimenti negli anni ’30 qui si era in circa duemila anime, negli anni ’90 si scese a duecento.

Oggi se veniamo fin quassù fuori stagione e in un giorno feriale, faremmo fatica a scambiar chiacchiere con qualcuno.
Ma la Nina mi spalanca due occhi grandi e, sorridendo, a metà tra un italiano stentato e il difficile dialetto, sussurra che tra qualche giorno è Pasqua e tornano anche i suoi figli.

Più in là la signora Montauti, anima del paese, affaccia la testa fuori dalla piccola chiesa che sta pulendo per la messa del vespro.
Il paese, compreso nella ristretta cerchia dei borghi più belli d’Italia, conta nelle stagioni intermedie più o meno cinquanta abitanti, gli stessi della frazione Intermesoli, ma è un dato che pecca di ottimismo.
Alcuni abitanti stanno a Montorio al Vomano e vengono su nei weekend.

Ma a Natale e Pasqua, come Gesù che nasce e risorge, torna a vivere anche questo piccolo borgo che si riempie di turisti e familiari in festa.

Luogo storico dell’Abruzzo Ultra durante il Regno di Napoli apparteneva nel secolo XII al feudo della Valle Siciliana di proprietà dei Conti di Pagliara.

In seguito passò ai Conti Orsini che furono padroni sotto Angioini e Aragonesi fino a che Carlo V nel 1526 lo consegnò al marchese Mendoza fino all’abolizione della feudalità.

Qui un tempo si lavoravano i metalli, si batteva il rame, si pettinava la lana.
I cardatori del paese erano famosi fino in Toscana e nell’Emilia.
Con la nascita del materasso a molle, l’attività scomparve.
Stessa storia per i famosi “sediai”.
Usavano materie prime locali, legno di faggio e paglia.
La robustezza della sedia che si realizzava, dipendeva dall’abile lavoro d’incastro del legno.
Che dire poi dei “casari”?
Erano anch’essi artigiani di grande specializzazione. Decidevano, con sapienza, quando il latte della munta doveva essere bollito e posto nelle “fuscielle”.
La crisi cominciò a mordere sin dalle ultime battute dell’ottocento.

La pastorizia transumante fu decimata dal progresso verso le zone di mare, da tasse e balzelli vergognosi e la progressiva messa in coltura delle distese pugliesi del Tavoliere.

Un esodo biblico portò i pretaroli verso gli States, l’Argentina, l’Australia.

I più fortunati emigrarono nel Lazio.

L’antica Petra Cimmeria o Cameria, (il toponimo lo ritroviamo nel monte Camarda e a San Pio delle Camere in Aquila), col masso sovrastante a forma di cammello, nel fine anno si appresta a vivere il suo attimo di gloria dopo l’estate ferragostana.

D’inverno, niente caroselli di piste stile Trentino, niente folle agli impianti, volti noti e riti mondani del dopo sci.
Solo turismo familiare e montagna spartana, bella e selvaggia.
Nella stagione fredda il piccolo portale di San Giovanni, il campanile a vela, la meridiana e l’orologio, quasi scompaiono inghiottiti dalla neve.
La chiesa di San Rocco, la casa de “li Signuritte” con le bifore del 400, lo stemma civico cinquecentesco, la piazza Cola da Rienzo cui sembra che il paese abbia dato i natali, il “Sopratore” tra rocce e fienili ristrutturati, la parrocchiale di San Leucio, l’antico vescovo di Alessandria, tutto sembra irreale nel bianco che fiocca.

In estate il piccolo mondo di case vecchie dal sapore decadente, quasi bohémien, attrae torme di escursionisti.
“Lo spirito del paese è che non importa chi sei e da dove arrivi, qui, nessuno è straniero”, dicono gli ospitali abitanti.

Alcuni di essi, “cardaroli” della lana, indossando i “coturni”, spesse calzature fatte di lana frollata, attraversavano da giovani la Val Maone, lungo l’infido passo della Portella, per vendere mercanzia all’Aquila, soprattutto a Natale quando giravano più soldi.

Il paese avrebbe bisogno di maggiore turismo.
Per molti sarebbe utile una pedemontana a collegare le guglie del Gran Sasso all’autostrada per Roma o un trenino a cremagliera che sale appena fuori la galleria tra Aquila e Roma, scavalcando Forca di Valle.
Altri sognano un tunnel a incrociare l’autostrada sopra il santuario dei Passionisti di San Gabriele.
“E’ il terzo borgo più bello d’Italia nonostante lo spopolamento” - chiosano con orgoglio gli anziani rimasti.
Poco più in alto, sopra la nota località turistica dei Prati, muraglie inaccessibili di dolomia raccontano, come libro aperto, oltre trecento milioni di anni.


La mia casa è quassù fra le altere pareti e misteriosi silenzi... la mia casa è quassù fra garrule acque e dolcissimi ricordi. Qui sono io, qui è la mia casa, qui sono le mie montagne. (Antonella Fornari)

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Articolo di Sergio Scacchia pubblicato sul blog Paesaggio Teramano collegato alla rivista omonima.
Sul blog "Paesaggio Teramano" possibilità di visionare o fare il download dei numeri della rivista già pubblicati.
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giovedì 8 luglio 2010

Interamnia World Cup a Pietracamela - Iniziativa "Pietre e Popoli"


Nell'ambito della 38^ edizione dell'Interamnia World Cup a Pietracamela il sindaco Di Giustino ha accolto i 140 rappresentanti dei paesi del mondo giunti per l'escursione nel Parco Nazionale Gran Sasso-Laga e per depositare le pietre portate dalle loro terre.

Prima di partire per l'escursione nella sala consiliare del comune di Pietracamela il sindaco Di Giustino, il patron della Interamnia World Cup, Gigi Montauti e l'alpinista Davide Peluzzi hanno presentato l'iniziativa "Pietre e Popoli".



Per il quarto anno consecutivo una numerosa rappresentanza delle nazioni partecipanti alla 38^ Interamnia World Cup si è diretta sulla vetta orientale del Corno Grande (2903 mt slm) per depositare le pietre donate da vari rappresentanti dei popoli e la pietra della vetta della Montagna “senza nome” prelevata in Groenlandia Orientale, durante la spedizione scientifico – alpinistica “ Saxum” realizzata dagli alpinisti Davide Peluzzi e Gianluca Frinchillucci.

Particolarmente suggestiva la pietra verde giunta dalla Nuova Caledonia e lasciata sulla nostra montagna simbolo, insieme a quelle portate dalle delegazioni del Brasile, Venezuela, Andorra appunto, Cipro, Cina, Polonia e dalla stessa Italia.

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Il video, della durata di 10 minuti circa, è stato pubblicato integralmente su quattro canali di video sharing:
(YouTube - DailyMotion di Virgilio - Vimeo - Blip.TV - Kewego) gestiti dalla PacotVideo.

E inoltre pubblicato su tre blog anch'essi gestiti da Vincenzo Cicconi della Pacotvideo:

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martedì 29 gennaio 2008

Pietracamela e Prati di Tivo (Teramo - Abruzzo)


Pietracamela, nel cuore del Parco del Gran Sasso Monti della Laga, è un tipico paese di montagna immerso tra i boschi, uno tra i comuni più alti della Provincia di Teramo, inserito da anni nella speciale classifica dei 100 borghi più belli d'Italia.
Pietracamela prende nome probabilmente dalla caratteristica roccia a forma di cammello che incombe sull'abitato.

Il borgo antico è un dedalo di case in pietra, viuzze, scalinate, saliscendi. Notevole la chiesa parrocchiale dedicata a San Leucio, patrono del paese. All'interno del luogo sacro, oltre a diverse statue e a quella del santo, sono presenti importanti altari decorati e un pregevole organo antico.

Sopra il paese di Pietracamela si estende una bella faggieta con una frequentatissima palestra di roccia, scuola dello storico gruppo degli Aquilotti d el Gran Sasso e un'area faunistica dove si trovano esemplari dello splendido camoscio d'Abruzzo.

Da non perdere il Museo dell'Alpinismo nel cuore dell'abitato, all'interno del Punto Informativo del Parco.
Da non perdere le inquietanti pitture rupestri nelle Grotte di Segaturo al di sopra dell'abitato eseguite negli anni '60 dal pittore Guido Montauti e da altri artisti del suo cenacolo.

A pochi chilometri di distanza, ai piedi del Gran Sasso, la bellissima località dei Prati di Tivo base di partenza per ascenzioni estive ed invernali sul Corno Grande, Corno Piccolo e il famoso ghiacciaio del Calderone. Prati di Tivo e una località sciistica tra le più note e importanti dell'Appenino Centrale.

Il video è stato realizzato da Vincenzo Cicconi (PacotVideo.it) in collaborazione con Sergio Scacchia)
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Il video, della durata di 9 minuti circa, è stato pubblicato integralmente su quattro canali di video sharing:
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