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martedì 6 agosto 2013

Pensieri liberi sulle sponde del lago


Le montagne, allineate come soldatini, mi ricordano e non capisco perché, un poster sul muro nella camera degli ospiti in casa di amici.
Nella foto c’erano ritratti dei soldati maori della seconda guerra mondiale intenti all’”Haka”, la famosa danza rituale che precedeva la battaglia.
I militari erano di stanza in Italia e durante il conflitto si fecero ammirare per il sacrificio, il coraggio e l’aiuto che offrirono alle popolazioni stremate.

I loro sguardi erano fieri come antichi guerrieri e contorcevano il viso, strabuzzando gli occhi, tirando fuori la lingua in attesa di combattere i carri armati con le baionette.

Le cime della Laga si specchiano qua e là sul bacino lacustre di Campotosto.

Il tempo incerto regala un cielo drammatico.
Un lago di montagna credo sia un infinito e azzurro paesaggio dell’anima.
Non c’è altro luogo che m’ispiri in Abruzzo così tanta serenità bellezza, armonia.

A volte regala anche malinconia e inquietudine.
Ma non si rimane mai indifferenti.

La magia su queste rive non è solo nella trasparenza delle acque, è anche nei colori che in molte ore del giorno sono indefinibili.

Credo che neanche la scienza sia in grado di scegliere una tonalità predominante ed eleggerla come principale nell’infinita gamma dei celesti, dei blu, dei verdi o dei grigi.

È un autentico miracolo per chi non riconosce la presenza di Dio.
Per me che credo profondamente all’esistenza di un Signore dei giochi che dall’alto scherza colorando il mondo, è solo una conferma delle mie convinzioni.
Non so dirvi cos’è.
Forse dipende dai fondali diversi da quelli del mare, forse il riflesso delle rocce che si specchiano sulle acque, non so.

E che dire di quella sorta di limo finissimo che qualcuno paragona a volgare fango ma che, rimanendo in sospensione sulle acque, crea stupendi giochi di luce insieme a piccole alghe, piante acquatiche, pietre e tronchi morti?

Quel che certo è che le cromie che nascono sui laghi ai piedi di cime austere sono indescrivibili e mortificano chi ama la fotografia che risulterà imperfetta e non in grado di regalare la realtà.

Un antico rituale usa le pietre sagomate dal colore bluastro che rare volte si riescono a trovare sulla sponda di un lago, per ottenere un po’ di ricchezza.

Il fatto è che le volte in cui si trovano questi ciottoli colorati sono così poche che le possibilità di arricchirsi sono praticamente nulle.
E comunque, quantunque riusciate a trovare la pietra amici miei, pochi giorni dopo la luna nuova, allorquando la falce luminosa è appena visibile nella volta celeste, stringete nel pugno il ciottolo, guardatelo intensamente e poi aprite il palmo della mano e osservate intensamente l’astro in cielo per tutta la notte.
Comincerebbe, dicono, una sorta di magia che incide positivamente sulla psiche e l’agognato danaro dovrebbe manifestarsi in pochi giorni.

Ho camminato sulle sponde dell’invaso di Campotosto, da Poggio Cancelli fino al paese regalandomi sensazioni bellissime.
Ovunque nel vecchio borgo si notano ancora i terribili segni del sisma 2009. Molte abitazioni sono ancora imbracate e Dio sa fin quando lo rimarranno.

Ho scoperto che i pesci d’acqua dolce, fatti ai ferri con porcini arrostiti, sono qualcosa in grado di fare uscire fuori di testa.
Una bontà unica che potete mangiare da “Barilotto”, nel centro del paese, accanto alla piazza.
Il nome di questo locale non deriva dalla botte posta all’ingresso, ma dalle proporzioni più che generose del fondatore di questo ristorante, il conosciutissimo Berardino Spina, sponsor più che attendibile, data la sua figura prominente, di autentiche delizie del palato.

Il posto a vederlo distrattamente, non ispira granché ma quando ti siedi è come se un maestro d’orchestra muovesse la bacchetta e centinaia di musicisti iniziassero un mirabile concerto con tanti strumenti.

E tu sei lì ad ascoltare deliziato.
Oggi il figlio fa dei “tagliolini al sugo di pesce di lago” che sono rinomati in tutto il centro Italia, in un ambiente informale ma piacevole.
Il luccichio di entusiasmo negli occhi del patron è stato contagioso quando mi ha illustrato la sua idea di ristorazione.

Ho pensato che grazie a questi uomini dalla passione autentica, con i loro menù e con un servizio forse un po’ ingenuo, un approccio naif e piccole sbavature, rappresentano comunque la gioia dell’ospitalità di un territorio.

In questa splendida area wilderness, giù fino ad Amatrice nel reatino, il mangiare è cultura, storia, arte.

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Articolo di Sergio Scacchia pubblicato sul blog Paesaggio Teramano collegato alla rivista omonima.
Sul blog "Paesaggio Teramano" possibilità di visionare o fare il download dei numeri della rivista già pubblicati.
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martedì 29 gennaio 2013

Campotosto, il lago dalle mille vite

Una pedalata invernale sull’anello del Lago di Campotosto con Lucio De Marcellis e Angela Aurini del Coordinamento Ciclabili teramane, per celebrare la futura grande provincia L’Aquila- Teramo.


L’aria è tersa, i colori rendono il paesaggio intenso.
I volatili toccano l’acqua, pescano forniti da madre natura di un becco adunco. Volteggiano come aquiloni in un silenzio irreale.
Più in là le folaghe agitano le ali, spruzzando gocce tutto intorno.
Calme e silenziose, bianche anatre si muovono con passo lento, tra i canneti.

In cielo vola qualcosa simile a un piccolo falco.
Alcuni pescatori tirano su le canne e guizzano, irrimediabilmente perduti, un coregono e un cavedano.
Questo brulicare di vita anima le sponde del più grande bacino artificiale d’Europa, il lago di Campotosto.

Siamo in pieno territorio protetto, abitato dal lupo appenninico, da rapaci e uccelli migratori che qui utilizzano aree di sosta nel lungo viaggio verso il caldo.

Per il consueto itinerario turistico in bici, Lucio De Marcellis e la moglie Angela, hanno deciso di testare per voi un percorso che sconfina in territorio aquilano, in onore della mega provincia Teramo L’Aquila, che presto sarà realtà.
Questo posto incantevole diventa autentico paradiso in inverno.

Partiamo in sella dalla sommità della strada panoramica che sale da Ortolano.
Il lago con le sue tre dighe è semi ghiacciato ma la temperatura ben si presta per la pedalata programmata.
Si punta verso il paese di Campotosto percorrendo la sommità della prima delle tre dighe, quella che ostruisce il torrente Rio Fucino.

La strada, quasi in piano permette la passeggiata a qualsiasi gamba.
La quota di altitudine è intorno ai 1330 metri circa (la superficie del lago è a quota 1313).

Da queste parti, ricorda l’amico Lucio, usava sostare, per diverse settimane durante l’estate con il suo camper, il poeta dialettale prof. Alfonso Sardella.
Da qui il poeta teramano partiva per le sue incursioni in bici verso il territorio reatino e aquilano.

Più avanti c’è la chiesetta di Santa Maria Apparente, appena fuori il centro abitato di Campotosto.

Secondo la tradizione sarebbe stata costruita per volere della Madonna apparsa il 2 luglio 1604 a un contadino della zona.
Fin dai primi decenni del secolo questo era il Piano di Mascioni.

Osservando vecchie foto d’epoca, si scorgono campi orizzontali a perdita d’occhio e tanto bestiame al pascolo.
Oggi vacche e pecore stazionano sul valico delle Capannelle, cinque chilometri sotto.
Al posto del lago c’era un altopiano conteso per anni dalla popolazione aquilana e quella della vicina Amatrice.

Nel 1318 vi si svolse una tremenda battaglia e Buccio di Ranallo, capitano di ventura dell’Aquila, dopo la sua vittoria, in segno di scherno, fece mozzare le code a tutte le bestie possedute dai nemici.

Dopo una breve salita, giungiamo al paese di Campotosto.

Fra le leggende che popolano questi luoghi, c’è quella del feroce brigante Tosti. Nessuno può giurare sia esistito davvero.
Pare che, dopo anni di selvagge scorribande con i suoi tagliagole, si trasferì in pianta stabile nel paese che da lui prese il nome.

In piazza incontriamo Gino Carli il cantoniere, vecchio amico di mio padre, che ci offre un buon caffè in piazza.
L’uomo ricorda ancora la ferrovia che correva da Capitignano verso il capoluogo aquilano, trenta chilometri in due ore, per trasportare torba.

Si estraeva il combustibile grazie a 1500 operai, al ritmo di 60.000 tonnellate l’anno per far muovere caldaie a vapore, locomotive e alimentare vecchie caldaie e cucine economiche.

Un impianto di teleferiche di tre chilometri, sorvolava la valle e quindici locomotive e 250 vagoni trasportavano il materiale estratto verso la stazione ferroviaria di Capitignano.

Da qui la torba era destinata a L'Aquila, Sulmona, Roma.

Oggi un grande progetto di ciclabile sull’antico percorso ferroviario è caldeggiato a più riprese dalle associazioni ambientaliste.

Lucio De Marcellis vedrebbe bene in uno degli edifici in disuso di Campotosto, un interessante “Museo della ex ferrovia e della torba”.
Il cantoniere vorrebbe farci rimanere a pranzo.
Sarebbe la fantastica occasione per assaggiare i famosi “coglioni di mulo”, salumi squisiti, specialità gastronomica dal nome poco invitante che nasconde una bontà assoluta!
Non ci facciamo tentare.

Riprendiamo a pedalare.
Una lieve discesa e intravediamo, nei pressi della riva dell’invaso, l’antica strada e il vecchio ponticello, in funzione prima che la piana fosse riempita d’acqua.

Negli anni Quaranta fu sbarrato il tranquillo corso del Rio Fucino, imbrigliato più di un torrente in affluenza dal versante occidentale della Laga, creando il lago, oggi di quattordici chilometri quadrati.

I ricchi pascoli che sfamavano greggi e mandrie di cavalli, scomparvero.
I pastori e gli operai conobbero la triste via dell'emigrazione.
In breve arriviamo al bivio per Poggio Cancelli.

La strada prosegue biforcandosi, verso Amatrice o verso Montereale.
Dopo molti zig zag e lievi saliscendi ecco il mitico “Ponte delle stecche”, chiamato così perché un tempo era di legno, poi sostituito da un manufatto in cemento armato (oggi non più in uso) che corre parallelo all’attuale nuovo ponte e che consente di attraversare il lago per far ritorno al punto di partenza.

Qui c’è la terza e più imponente diga.

Volendo prolungare la pedalata, si può proseguire verso il ramo lacuale chiamato Lago di Mascioni.
La forma a Y del lago di Campotosto e di Mascioni, osserva Angela, rievoca il Lago di Como e di Lecco di manzoniana memoria.

Altre notizie del percorso su www.abruzzoinbici.it

Le foto degli impianti e del paesaggio prima dell'invaso oltre all’affascinante e sconosciuta storia dei luoghi, si possono trovare nell’economica pubblicazione di Aurelio De Santis, "Campotosto e il suo Lago", ediz. Edigrafital - Teramo-1990.

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Articolo pubblicato sul N°6 di Paesaggio Teramano (Febbraio - Marzo 2012)
Chi lo desidera può visionare la rivista in *pdf oppure fare il download dello stesso *pdf).

L'articolo è stato redatto da Sergio Scacchia, autore tra l'altro di tre libri:
"Silenzi di Pietra" e "Il mio Ararat" e "Abruzzo nel cuore".

L'articolo è stato condiviso su Facebook nella bacheca di Sergio Scacchia e nella pagina "Il Mio Ararat" e su Google Plus.

L'articolo è stato pubblicato dalla PacotVideo su:
(blog della Città di Teramo - blog di Pensieri Teramani)
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mercoledì 22 aprile 2009

Lago di Campotosto (L'Aquila)


Il lago di Campotosto e il cielo sembrano confondersi in un unico grigio.
I tuberi di questo che un tempo era il Piano di Mascioni, fatto non di acqua ma dinfiniti campi orizzontali a perdita docchio e di bestiame al pascolo brado, sono una delle specialità italiane con cui produrre gnocchi da re.
Qui si estraeva circa 60 mila tonnellate di torba lanno per alimentare caldaie a vapore e locomotive.

Oggi con lo sbarramento del Rio Fucino e grazie ai suoi 14 chilometri quadrati, il bacino fornisce energia elettrica non solo allAbruzzo, ma anche al Lazio fin dentro Roma capitale.

Campotosto continua a vivere la sua vita, apparentemente senza curarsi di un invaso artificiale, il più grande dEuropa, con i suoi milioni di metri cubi di acqua messi sotto pressione da uno stillicidio di eventi tellurici che pongono in serio pericolo tutti i paesi intorno, da Poggio Cancelli a Mopolino, fin giù nellamatriciano.

Neanche i comuni teramani che insistono lungo la vallata, fino a Montorio, porta del Parco, possono dormire sonni tranquilli con questo terremoto che si fa sentire, eccome.
I sindaci hanno avuto, comunque, le massime garanzie sulla tenuta della diga.

Il sisma ha inferto un colpo di maglio nel cuore di questo posto come in altri nella nostra provincia, a Castelli, a Valle Castellana, a Pietracamela.
Tutti luoghi che nellimmaginario di noi teramani rappresentano il Paradiso delle vacanze.

La Protezione Civile, unitamente allEnel, alla Direzione Generale delle Dighe Italiane e Infrastrutture Idriche, si affanna a tranquillizzare.
Secondo loro la diga è a prova di terremoto fino al massimo dei gradi Richter e il livello delle acque è stato abbassato di molto.