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lunedì 18 marzo 2013

Crognaleto ... la Madonna della Tibia

Flecte genv timeq, Matrem venerare, Viator melius intactv s dirigat illa tuos ped.
(Viandante inginocchiati e supplica la Madonna affinché renda sicuro il tuo cammino)
Crognaleto è un antico borgo di pastori.
È ancora testimone silente di una storia di sacrifici, profondamente segnata da un grande fenomeno migratorio.
Pensate, in Abruzzo nel 1700, erano circa tre milioni le pecore condotte al pascolo. Oggi la figura del pastore richiama per lo più memorie infantili lontane o bucoliche statuine di presepe.

Il villaggio è arroccato con una cinquantina di case originariamente in sasso, oggi ristrutturate alcune in maniera discutibile.
Rimangono in piedi delle abitazioni tipiche del primo’800 con le belle facciate in pietra, le finestre di minime dimensioni utili un tempo per proteggersi dalle intemperie.

La piccola chiesina della Madonna della Tibia ha un’aria mistica non comune, uno degli esempi più suggestivi d’arte sacra che riporta la mente agli eremi tanto cari alle gole del Salinello, nei monti Gemelli.

L’ascetismo, sorta di monachesimo che prevedeva vita eremitica e contemplativa in luoghi improbabili, si sviluppò da noi nel V secolo d.C. per la presenza di ricoveri naturali un po’ ovunque.

La costruzione in pietra sorge a oltre mille metri di altezza ai piedi di un’immane bastionata di arenaria, balcone privilegiato su oltre la metà del Parco.

La ricostruzione ultima è del 1617, un bellissimo esempio di architettura ecclesiastica che nel basso Medioevo prediligeva luoghi impervi, isolati, su speroni di roccia.
Edificata da un certo Bernardo Paolini dopo aver ricevuto una grazia, la chiesa è stata restaurata da pochi anni.

Si raggiunge in qualche minuto di cammino sopra l’abitato, su di un percorso ricavato dal taglio della pietra arenaria che sembra un corridoio tortuoso all’interno della roccia.

Tutt’intorno, il panorama è splendido.

In questo luogo sono documentate processioni infinite di pellegrini oranti che, con mantelli lisi, cappelli a larghe tese e bastone su cui appoggiarsi nella fatica, con poveri fardelli e l’immancabile conchiglia per bere acqua, procedevano nella buona come nella cattiva stagione.
Oggi tra questi lastroni accostati, non c’è nessuno.

Alla Madonna della “Tibbia”, la devozione popolare ha attribuito tanti miracoli, soprattutto guarigioni da incidenti sul lavoro, protezione dalle calamità, guarigioni da malattie della fertilità.
Il costone boscoso dietro il piccolo tempio con l’antica casa dei pellegrini adiacente, ospita oltre a faggi, anche qualche antico carpino dalle piccole foglie simili a ritagli di cuoio.

Era in questa casupola che si ospitavano i viandanti.

Dentro c’era lo stretto necessario: un letto duro, lenzuola vecchie ma pulite, brocca d’acqua e bacinella per una minima igiene personale.

In epoche antiche al posto di questa piccola casa, c’era una grotta dove si svolgevano riti per propiziare l’allattamento per i bambini.

Le donne partorienti si riunivano in preghiera tutte le sere.

Il toponimo “tibbia” non sta per la parte anatomica del piede che si è rotta, ma è una parola che riporta alle origini romane del luogo dove si trova la chiesa.



Articolo redatto da Sergio Scacchia, autore tra l'altro di tre libri:
"Silenzi di Pietra" e "Il mio Ararat" e "Abruzzo nel cuore".

L'articolo è stato pubblicato su N°2 blog
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domenica 17 marzo 2013

La Valle dei Borghi, terra di confine

La verde valle del Castellano è costellata di borghi remoti.
Questo corso d’acqua di frontiera, alimentato da due torrenti che scendono da Pizzo di Moscio e Cima Lepri, per lungo tempo ha segnato il confine tra Papato e Regno.
Storia secolare come dimostrano i reperti archeologici d’insediamenti etruschi, longobardi e i toponimi di alcune località attestanti la presenza romana.

Un percorso avvincente a ritroso nel tempo dagli Etruschi al Medioevo e infine al brigantaggio di fine Settecento.

I luoghi raccontano un mondo che non esiste più, restituito in superficie da innumerevoli tombe seppellite in mezzo a queste dorsali appenniniche.
Teschi dalla bocca scarnificata, brocche, coppe di bronzo, utensili raccontano una vita scomparsa come tante attività umane del passato.

Questa un tempo era la patria di abilissimi scalpellini che, per oltre due secoli, hanno lavorato manualmente, donando identità a piccoli paesi come Collegrato, Cesano, Villafranca, Vignatico.
Con loro non esistono più i carbonai, merce rara i pastori, introvabili gli impagliatori di canestri e i fabbri.
Un mondo di cultura agro pastorale scomparso che non tornerà più!

Le sterminate foreste sono state gestite a volte con dubbia efficacia.
Hanno dato legname pregiato, servendo imparzialmente il dio della guerra e quello della pace.
Per lungo tempo i tronchi dritti dei faggi e degli abeti bianchi hanno rifornito soldati intenti alla costruzione d’impalcature di difesa e uomini di montagna per l’edificazione dei tetti in travi delle case.

Il fiume Castellano, durante il periodo delle piene, ha dato energia a piccoli mulini, trasportando i tronchi trascinati fino a riva dai buoi lungo le piste apposite dette di “smacchio”.
Oggi i boschi sono violentati da tagli improvvidi di oscuri boscaioli o piromani impazziti e nulla possono i pochi forestali impegnati in una lotta impari.



Articolo redatto da Sergio Scacchia, autore tra l'altro di tre libri:
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giovedì 7 marzo 2013

Valle Piola ... Il fascino della storia

Il video è stato realizzato dalla PacotVideo il 26 aprile del 1997



Le case di Valle Piola sono simili a un gregge riunito.

Sono passate generazioni, vissuto in queste povere case, dormito su alti letti di tavole, e ora riposano per sempre nella fossa comune della chiesa; è passato qui re Manfredi, e la sua anima erra ancora, a notte, senza pace, tra le rovine del suo castello.

È passato qui anche Carmine Santini «il giacobino senza pace» che, dopo una vita di violenza e di travaglio, è scannato, in una forra, dagli uomini del brigante Sciabolone; e qui s’è nascosto Delfico per mesi, vivendo in una grotta e cibandosi d’erbe.

Tutto è storia, tutto ha seguito nel mondo l’ascesa del progresso, ma i montanari di Valle Piola, come quelli degli altri villaggi di questa montagna, sono rimasti quelli che erano.

Esseri primitivi, terrorizzati ancora dal demonio e dalle streghe, che si riuniscono la notte del venerdì dinanzi al vecchio mulino.

Le ferrovie attraversano la terra, gli aeroplani sorvolano le vette ma nulla il montanaro ha voluto apprendere dagli uomini moderni, nessuna meraviglia della civiltà lo ha incuriosito.

Vive come viveva mille anni fa, mangiando ancora il suo farro, che pesta nel vecchio mortaio che già fu degli antenati; bevendo ancora l’acqua della medesima sorgente...”.
(Il giornalista Fernando Aurini in un articolo del 1959)


Valle Piola è nel distretto “Tra due Regni” del Parco Nazionale Gran Sasso-Laga.
È un nucleo di circa dieci edifici più una chiesa e un casale per pastori, a un’altitudine di circa 1000 metri sul versante nord orientale del Monte della Farina.

Da oltre un trentennio è in stato di abbandono.

L’abitato, nel corso degli anni, è stato depredato da gentaglia senza scrupoli.
La vetusta chiesa, con il tetto crollato, non ha più la campana, rubacchiata dai soliti vandali. Scomparsa la statua lignea del patrono San Nicola.

Le pitture sui muri del tempio sono state asportate chirurgicamente insieme all’intonaco.

Identica sorte hanno subito antichi chiavistelli, balconi di legno incastonati nei muri di pietra e portoni di legno intagliato.
Eppure, il fascino di questo grumo di case è incredibilmente intatto!

Il borgo, insieme alla vicina località Case Menghini, era il baluardo rassicurante sull’antica mulattiera, battuta da carbonai e pastori, che collegava la vetta del Monte Farina, rifugio dei partigiani della Resistenza teramana, con gli abitati di Acquaratola e Santa Cecilia.

Da qui i pastori abbandonavano i pascoli per raggiungere i tratturi che collegavano con il Tavoliere delle Puglie o l’Agro Pontino romano per far svernare le greggi.

Valle Piola era un centro importante per questi uomini costretti a mutare improvvisamente le loro condizioni di vita, in quella che era definita la “mala stagione”, di là dall’andamento del tempo atmosferico.

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Articolo redatto da Sergio Scacchia, autore tra l'altro di tre libri:
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lunedì 18 febbraio 2013

Inizia il nostro viaggio nell'entroterra teramano ... le ghost town della Laga


Paesi semideserti, scippati della loro identità.
Sembrano calabroni ronzanti furiosamente, alla ricerca di una via d’uscita contro il vetro di una finestra.

Sono troppi i borghi montani nella Laga e nei Gemelli che rischiano l’estinzione, candidati a divenire “ghost town”, villaggi fantasma.
Legambiente, a proposito dei piccoli comuni, si dice certa che oltre un quinto dei circa 8000 in Italia, stanno già agonizzando.

Il profondo della provincia teramana è un territorio affascinante e ricco di valenze storico-ambientali, ai margini dei flussi turistici che prediligono il massiccio del Gran Sasso d’Italia, meglio strutturato a livello di servizi e capacità ricettive.

Questo ha determinato, negli anni, un inesorabile declino con l’abbandono dei territori da parte delle giovani generazioni e l’inevitabile chiusura di servizi primari quali uffici postali e scuole.

La Laga è piena di borghi dissanguati di uomini, luoghi ricchi di fascino, dove il tempo sembra essersi fermato.
I paeselli si ripopolano, in agosto, di gente legata alle origini in un affetto ancestrale che tiene insieme, con un filo invisibile, una comunità.

Poi, i minuscoli agglomerati di case sprofondano di nuovo nell’abbandono.
Se il senso di appartenenza cedesse il posto alla voglia di vacanze esotiche, queste famiglie non tornerebbero più neanche nella bella stagione.
Un piccolo mondo antico sarebbe condannato senza scampo.

Le casette con piccole logge, i caratteristici “gafi”, balconcini di legno, i portici ad archi, gli angoli incantevoli di natura, non avrebbero più senso neanche per chi ci è nato.

In un mondo in cui tutti si abituano a vivere nell’orbita cittadina, dove a pochi metri hai il necessario, dove il telefonino ha sempre “campo”, dove hai cinema e connessione internet, diventa difficile sedurre con l’arma della natura incontaminata.


Oltre agli agenti atmosferici, che hanno determinato crolli d’intere abitazioni, spesso questi paesi sono stati oggetto di azioni vandaliche da parte di balordi per trafugare materiali di recupero ricercati nel restauro edilizio, depredando le chiese e alimentando traffici illeciti di opere d’arte.


Oggi, comunque, sembra rinascere una nuova sensibilità e interesse per le aree interne, anche da parte d’imprenditori stranieri a caccia di abitazioni rurali da ristrutturare a fini turistici.
Sono in maggioranza inglesi e tedeschi, che negli anni passati investivano in regioni più blasonate come Umbria e Toscana.

Il modello S. Stefano di Sessanio, prima esperienza in Abruzzo di “Albergo Diffuso”, ha fatto scuola.
Molte iniziative di società private si stanno muovendo per acquisire immobili da recuperare negli antichi abitati di “Tavolero”, “Magliano”, “Serra”, “Martese”, “Valle Piola”, “Santa Cecilia”.

Che sia un volano di sviluppo turistico per i nostri giovani?

L’idea vincente potrebbe essere quella di creare un "Museo diffuso" dove i borghi diventino luoghi espositivi di mostre a tema che spronino il turista a visitare i paesi e approfondire la conoscenza delle tradizioni locali.


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domenica 17 febbraio 2013

La semplicità del bello!


C’era bisogno di una nuova rivista, per giunta dedicata al territorio teramano nei suoi molteplici aspetti?

Noi crediamo di sì, ovviamente!

Perché, cari lettori, la magia di questo lembo d’Abruzzo non ha confini.

Scende dalla natura prepotente delle montagne del Gran Sasso, Laga e Gemelli, attraversa borghi ricchi di storia e di umanità, s’inoltra verso colline ubertose, immense campagne colme di prati, vigneti e uliveti e giunge al mare blu Adriatico delle “sette sorelle”.


È un viaggio senza fine tra paesaggi fonte d’ispirazione per dipinti di Monet e atmosfere da sabato leopardiano.

Gli itinerari verdi diventano mirabile scrigno di chiese, torri e rocche.

Scoprire l’ambiente è solo l’inizio di un lungo percorso, il resto è architettura e cultura millenaria.
Un volo d’aquila su montagne, foreste, borghi, opere d’arte per disegnare l’immagine più limpida di un territorio. Infinite suggestioni da cercare e vivere.

L’Abruzzo teramano è anche celebrazione dell’operosità dei suoi uomini, della famiglia, della festa, del buon cibo e del vino puro.
E ha la capacità di trasformarti.

La nostra è una terra nata quasi da un ordine cartesiano, che ti culla spingendo un’altalena di emozioni, sentimenti, che ti afferra per mano accompagnandoti lì dove puoi perderti nella bellezza.
Perché nel teramano è la bellezza, il filo che lega strettamente storia e tradizione.

C’era bisogno di una nuova rivista?
Noi crediamo assolutamente di sì!
E voi?

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domenica 3 giugno 2012

Biciclettando sul litorale

Pellegrini, ciclisti, filosofi della lentezza, passisti, scalatori, onore a tutti quelli che guardano il mondo da un altro punto di vista, rallentando i ritmi per soffermarsi, osservare, respirare l’aria. Il motto è: "non si va mai abbastanza piano".

Non sono un ciclista abituale, è la frase che mi ripeto, mentre pedalo insieme a una decina di amici del Coordinamento Ciclabili Teramane.
Non potevo disertare però la proposta di trascorrere una giornata in bici sul tracciato del grande Corridoio Verde Adriatico da Ravenna a Santa Maria di Leuca che, nell’Abruzzo Teramano ha uno dei suoi tratti più belli.

Basta osservarmi per rendersi conto: una bici che quasi tutti i ciclisti snobberebbero, uno zaino legato al portapacchi al posto di graziose sacche, abbigliamento adatto più ad una passeggiata che a una pedalata e i chili di troppo che confermano la mia scarsa frequentazione delle due ruote.

Vi assicuro che lo faccio per voi, carissimi lettori!

L’appuntamento di buon’ora, è davanti al monumentale Torrione di Martinsicuro, all’interno del quale c’è l'Antiquarium di Castrum Truentinum, che conserva ed espone i reperti archeologici raccolti nel corso di diverse campagne di scavo, realizzate nel territorio comunale.

Sul nuovo ponte stradale della SS 16 sul Tronto c’è una fascia ciclabile che attende di essere connessa con il lungomare di Martinsicuro e Porto d’Ascoli.

Nel lato teramano c’è la promessa, da parte della Provincia, di realizzare un percorso sopra l’argine che congiunga il ponte alla passeggiata al mare.
Appena si riuscirà a collegare - superando il Tronto - la ciclabile abruzzese con quella marchigiana, si avranno immediatamente 40 km pedalabili che ci darà il primato della ciclabile costiera più lunga del Mediterraneo!

Percorriamo il lungomare di Martinsicuro e Villa Rosa, lasciandoci sorprendere dai colori forti della natura.

Facciamo sosta nell’Oasi di Protezione "Foce del Torrente Vibrata".

Riprendiamo a pedalare lungo la frequentatissima ciclabile di Alba Adriatica e Tortoreto lido.

È stata la prima pista della costa, realizzata più di 40 anni fa.
Ampia, ombreggiata e separata dal percorso pedonale, è un esempio per tutti i comuni della costa.
Superato il ponte ciclopedonale sul Salinello, in breve raggiungiamo Giulianova, attraversando l’interno del suggestivo porto.
Avendo tempo, il turista attento potrebbe fare una sosta salendo al paese per scoprire il bel santuario mariano dello Splendore e godere del fantastico panorama del belvedere.

Attraversiamo il ponte di legno ciclopedonale sul Tordino, il più lungo d’Europa.
La comitiva è allegra.

Ho una sensazione nuova: quella di andare piano.

Pedalare su di un tracciato senza salite è meno faticoso del previsto, sento le ruote della vecchia mountain bike urbanizzata, scorrere felici.

Raggiungiamo Cologna spiaggia, costeggiando la ferrovia lato mare.
Decidiamo, con le nostre bici a gomme larghe, di attraversare, un po’ a piedi e un po’ a pedali sul bagnasciuga, la Riserva del Borsacchio per evitare la pericolosa statale, in attesa della pista ciclabile che colleghi Cologna con Roseto, indispensabile.
In città ci regaliamo un fantastico gelato.

Pochi minuti di sosta e poi, via di nuovo sul lungomare fino alla foce del Vomano attraverso il piccolo porticciolo di Roseto che attende piena valorizzazione.

Quindi attraversiamo il ponte della statale dove auspichiamo si ricavi una fascia ciclopedonale protetta lato mare e iniziamo la ciclabile di Scerne.

Una breve visita al Villaggio Hapimag è d’obbligo.
È un luogo ben curato e bello da vedere.
Una piccola Svizzera in Abruzzo.
Sempre su ciclabile, attraversiamo una selvaggia e suggestiva campagna che arriva a lambire la spiaggia. Mare e campagna si fondono.
Ecco Pineto.

Una sosta sotto i pini d’Aleppo, visto che a quest’ora comincia a far caldo.

C’è una voglia pazza di un fumante piatto di spaghetti con le vongole.
Meglio riprendere a pedalare su terra battuta per raggiungere in pochi minuti l’Area Marina protetta Torre di Cerrano.

Approfittiamo per visitare il suggestivo manufatto salendo anche sul terrazzo di copertura.

Il panorama è meraviglioso.
Silvi Alta alle spalle, la costa pinetese verso nord, la costa di Silvi a sud; lo sguardo prosegue verso gli hotel di Montesilvano.
Una Croazia d’Abruzzo è questo tratto di mare e il colpo d’occhio ne gode.
A Silvi Marina, qualche problema!
Purtroppo ancora è tutto da fare in termini di ciclabilità.
C’è da superare due ponti sulla statale, a distanza di circa 1 km l’un l’altro, sul Piomba e sul Saline.

Sui nuovi ponti stradali progettati a valle della ferrovia sarà ricavata una fascia ciclopedonale che consentirà di scavalcare i due fiumi anzidetti evitando la statale.

Raggiungiamo Montesilvano.

Qui riprende la ciclabile, un tutt’uno con Pescara dove è possibile attraversare il bellissimo Ponte del Mare.

Dal porticciolo turistico di Pescara sud, si potrebbe arrivare, pedalando per mezz’ora, a Francavilla al Mare.
Da qui si spera che presto venga riconvertito il vecchio tracciato ferroviario sul mare dei Trabocchi per arrivare a Vasto!




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sabato 2 giugno 2012

Andamento lento ... con la bicicletta

“Finché uomini e donne continueranno ad avere gambe, continueranno ad esistere le biciclette”.

Diamo voce al Coordinamento Ciclabili Abruzzo Teramano per farci raccontare l'intensa attività che sta portando avanti in favore dell’ambiente.



Incontriamo alcuni rappresentanti del raggruppamento apartitico di associazioni che raccoglie le adesioni di 61 sigle tra turismo, sport, ambiente e ha tra i suoi obiettivi la promozione della mobilità ciclabile:
Lucio De Marcellis, Alessandro Tursi, Raffaele Di Marcello e Fabio Vallarola in rappresentanza di un gruppo più numeroso (tra cui Gianluigi Camillini, Dante Caserta, Giovanna Gotta, Mauro Vanni, Massimo Fiamma, Niels van Bemmelen, Valter Ciaffoni e altri).

Qual è lo stato di avanzamento della ciclabile costiera denominata Corridoio Verde Adriatico?
Sono completi i tratti dal Tronto fino a Cologna spiaggia, il territorio di Pineto fino alla Torre di Cerrano esclusa, l'area metropolitana con Montesilvano-Pescara-Francavilla, non tutta ciclabile, ma utilizzando il lungomare molto più sicuro della Statale 16.
Stesso discorso per Silvi e Roseto, quasi prive di ciclabili, ma almeno dotate di lungomare che permette di evitare la statale.
Poi da Ortona a Vasto c'è la vecchia ferrovia di 49 km che percorre tutta la Costa dei Trabocchi, per la quale è prevista la riconversione in ciclabile. Infine Vasto, che ha realizzato il collegamento con San Salvo Marina.

I punti dolenti sono al momento il tratto rosetano del Borsacchio, vero "buco nero" del sistema ciclabile regionale, e l'attraversamento del Vomano, dove c’è bisogno di una corsia protetta sul ponte SS 16.
Da citare la ciclabile Porto D’Ascoli-San Benedetto-Grottammare- Cupra marittima, che va al più presto collegata con quella della costa teramana per realizzare un tratto continuo di oltre 40 km da Cupra a Cologna.

A che punto siamo con la “cultura della bici” nel teramano?
L’alibi di molti amministratori per cui non servono le ciclabili poiché nessuno usa la bici è falso.

Il motto degli amministratori olandesi negli anni ‘60, quando si decise di ridurre l’uso dell’auto per puntare tutto sulla bici fu “costruite le ciclabili e i ciclisti verranno”.
E così è stato.

Già in molte città del nord la ciclo cultura è un tutt’uno con la cultura urbana di tendenza soprattutto tra i giovani: la bici fa moda e aggregazione, è divenuta sinonimo di stile di vita.
L’orografia da noi, però, incide: la costa è perfetta ma per l’interno siamo ai primissimi passi.

Già, le aree interne!
Una costa forte turisticamente lo è se ha alle spalle un territorio ricco di offerte.

Da qui la necessità di una serie di collegamenti mare-entroterra sfruttando le valli fluviali, quasi in piano, dove tutti possono pedalare agevolmente.

Ecco le proposte per la Ciclabile del Tordino, Teramo-mare, ma anche le piste in sede riservata o protetta lungo il Vibrata, il Salinello (dove si potrebbe sfruttare l’ampia carreggiata), il Vomano (lungo i percorsi esistenti nei pressi degli argini), del Piomba e del Saline-Fino.

Teramo-mare ciclabile. A che punto siamo?
La fase progettuale è avanzata; si è ipotizzato un tracciato e si sta procedendo ai rilievi delle proprietà e degli eventuali vincoli.

Entro la fine del 2012, il progetto preliminare dovrebbe essere pronto e, non appena la Provincia riuscirà a reperire i fondi (l’opera comporta un impegno economico considerevole) si potrà dare avvio ai primi lavori, magari suddividendoli in lotti. I tempi, purtroppo, dipendono dalle disponibilità.

Nulla vieta che ogni Comune inizi a realizzare i tratti di propria competenza, magari tracciando inizialmente un percorso per mountain bike.

Una volta “aperta la strada”, probabilmente, anche i privati saranno interessati a investire sul percorso, magari con punti di ristoro, agriturismi, ecc., finanziando piccoli tratti. In altre zone d’Italia si è iniziato con poco e adesso i percorsi ciclabili muovono un’economia di milioni di euro.

In cosa consiste la proposta di legge regionale sulla mobilità ciclabile?
È introdotto il concetto di "rete ciclabile", inteso come sistema condiviso, su base regionale, di percorsi ciclopedonali.

Tale rete viene poi meglio specificata su base provinciale e, con l'ausilio di appositi uffici che vengono creati in Regione e nelle quattro Province, tutti gli Enti interessati possono concentrare le risorse non più sulla singola opera ma su un tratto di un sistema più ampio.

Infatti, la singola opera, pensata magari per un solo Comune, diventa parte della viabilità ciclabile dell'intera Regione, collegandosi con il più ampio sistema di piste ciclabili che è stato studiato dalla FIAB (Bicitalia) per l'intero territorio nazionale che, a sua volta, si collega alla rete Eurovelo che attraversa tutta l'Europa.

La legge, quindi, non è più una semplice legge di finanziamento ma crea una vera e propria rete ciclabile regionale favorendo anche l'intermodalità bici+treno e bici+autobus.
Speriamo che la proposta sia condivisa da tutte le forze politiche e venga adottata al più presto dal Consiglio Regionale.

C'era anche l'idea di collegare i parchi marini dell'Adriatico attraverso sistemi di mobilità sostenibile?
Esiste una rete di lavoro tra tutte le Aree Protette marine e costiere dell'Adriatico con il nome di AdriaPAN (Adriatic protected Areas Network) e che è stata interessata, attraverso il Consorzio di gestione dell'Area Marina Protetta Torre del Cerrano, dall'idea di creare un sistema di mobilità turistica a basso impatto che si avvalesse dell'uso della bicicletta per i propri spostamenti.

L'idea ha avuto un immediato riscontro in particolare da parte delle aree protette centro adriatiche italiane e croate.

Si tratta del progetto che ha preso il nome di BySEAcle.
L'idea è di avviare una mobilità turistica su biciclette lavorando esattamente come si fa per la protezione delle specie migratrici dell'avifauna.

Il ciclo-turista è identificato come una specie in pericolo, cosa che sulle strade normali non è poi lontana dalla realtà, che trova rifugio all'interno delle aree protette avendo a disposizione piste ciclabili, ricettività adeguata, servizi, informazioni etc. e, quando deve lasciare l'area protetta, può trovare informazioni e servizi necessari per raggiungere sano e salvo la successiva zona verde in termini di piste esistenti per bici, trasporto in treno, in traghetto o in barca, punti di appoggio, associazioni attive.

Il Coordinamento pubblica le sue attività sul sito internet (www.abruzzoinbici.it/coordinamento) e su un gruppo Facebook.




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sabato 5 maggio 2012

La “green way” di casa nostra

Tornano i giorni della Pasqua e noi la celebriamo con rappresentazioni religiose itineranti che culminano, all’alba del Venerdì Santo, nel centro storico di Teramo.

La processione della “Desolata” è un esempio in tutta la Regione di grande devozione mariana.
Un evento atteso un anno intero, una rappresentazione teatrale collettiva tra passi, canti e cori strazianti delle donne vestite di nero.

La morte e Resurrezione del Cristo si rievoca in ogni borgo del teramano con funzioni e processioni che riaffermano il vincolo partecipativo delle comunità.

Il senso di appartenenza cristiana ma anche l’amore per l’arte, ci porta a riscoprire le splendide chiese del romanico che costellano la valle del Mavone da qualcuno definita, con splendida intuizione, “via sacra”.

Torna la primavera, cambia il paesaggio, le giornate si allungano.
I boschi e i sentieri in montagna si ripopolano di camminatori.
Le cenge del Gran Sasso sono nuovamente prese d’assalto dai ragni delle pareti, gli arrampicatori.
Gli amanti delle due ruote salgono in sella alla ricerca di piste ciclabili, dove pedalare in tranquillità sui sentieri della libertà, i “freedom trail”, le “green way” di cui abbiamo bisogno come il pane.

Quello che la nostra rivista vuole trasmettere a voi lettori, sta soprattutto negli occhi e nella mente di chi desidera semplicemente scoprire il bello della vita, guardarsi intorno e vedere i contorni e le prospettive di una terra, l’Abruzzo teramano, che ancora una volta stupisce per la sua bellezza.



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venerdì 4 maggio 2012

Sguardo al cielo, piedi sulla terra!

Se un amante della bici dovesse un giorno immaginare come possa essere il paradiso, lo vedrebbe fatto di piste ciclabili, colonnine di bike sharing e città piene di gente a cavalcar sellini.

Nel prossimo biennio la Teramo Mare ciclabile lungo il fiume Tordino sarà realtà.

La nostra provincia giungerà buon’ultima perche, nelle vicine Marche, gli ascolani inaugureranno presto il collegamento “dolce” tra San Benedetto del Tronto e il capoluogo, attraverso il Tronto.

Che la realizzazione di piste ciclabili sia una priorità regionale nella gestione della mobilità e del turismo, è sotto gli occhi di tutti.


E’ la grande sfida per una migliore qualità della vita, con una ricaduta che potrebbe essere molto positiva per il turismo teramano e quello dei comuni interessati al Piano d’Area della Vallata del Tordino come Giulianova, Roseto, Mosciano, Bellante, Canzano, Castellalto, Notaresco.

L’Amministrazione Provinciale avrebbe individuato come prioritario per lo sviluppo del territorio, una via verde che colleghi il capoluogo col mare.
Il progetto prevede non solo una semplice pista ciclabile e pedonale ma anche un’autentica green way di passerelle e segnaletica che collegherà una serie di emergenze ambientali, urbanistiche, culturali e storiche.

Sarà possibile il recupero di antichi collegamenti rurali, attrezzandoli per il turismo ciclo pedonale.

Daremmo il giusto impulso a un turismo nuovo, giovane ed europeo che coniughi la costa con l’entroterra e le sue attrattive.

Il sogno sarebbe quello di creare una grande via che dal mare conduca in montagna seguendo gli antichi sentieri pastorali risalenti il Tordino fino a Padula e il Rifugio della Fiumata, alle sorgenti sotto il monte Gorzano.

Riscopriremmo splendide testimonianze di vita tra cui vecchie masserie, mulini antichi come quello di Casanova, pregevoli monumenti come l’esempio cistercense della fatiscente chiesa di San Flaviano di Tavolero e la romanica San Paolo a Pezzelle, deliziosi borghi nel cuore del Parco come Colle e Fiume che conservano ancora architetture antiche.

C’è bisogno che la politica favorisca l’accessibilità ciclistica con infrastrutture dedicate alla mobilità alternativa, realizzando il “biciplan”, il piano strategico della mobilità ciclistica come nella vicina Ascoli Piceno.

Anche le strade delle colline teramane, panoramiche e poco trafficate, debbono diventare itinerari per il cicloturismo, valorizzando le tante emergenze territoriali delle frazioni: fonti storiche, piccoli borghi antichi, aree archeologiche.

Dalla costa adriatica dell'Abruzzo teramano verso l'interno, terra d’incantevoli borghi e di parchi.

Questi gli obiettivi da raggiungere.

Abruzzoin bici è un sito curato dal professor Lucio De Marcellis dove è possibile trovare le ipotesi di quattro stupendi percorsi alternativi alle auto:
1 - Crinale vibratiano (Alba Adriatica, Colonnella, Controguerra, Ancarano, Sant’Egidio);
2 - Crinale dei Farnese e dei Borbone (Giulianova paese, Montone, Bellante, Campli, Civitella del Tronto);
3 - Crinale Aprutino (Roseto, Montepagano, Notaresco, Castellalto, Valle Canzano, Collurania, Teramo);
4 - Crinale di Adriano (Pineto, Atri, Cellino, Cermignano, Val Vomano, collinare verso Pilone, Villa Ruzzi, Castel Castagna, Isola del Gran Sasso.



Articolo redatto da Sergio Scacchia, autore tra l'altro di tre libri:
"Silenzi di Pietra" e "Il mio Ararat" e "Abruzzo nel cuore".

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