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sabato 17 dicembre 2011

Presentazione libro dell'ex Senatore Antonio Franchi: "protagonisti di ieri nella luce dell'oggi"


Alle ore 17.00, presso il Museo d'Arte dello Splendore di Giulianova e davanti ad una sala gremita si è svolta la presentazione del libro "Protagonisti di ieri nella luce dell'oggi: attualità del passato", ultima testimonianza politico-letteraria del Senatore giuliese Antonio Franchi.

L'evento culturale è stato videoripreso da Vincenzo Cicconi della PacotVideo.
Su internet è stata pubblicata sia la versione integrale che i singoli interventi degli oratori intervenuti.

Sono intervenuti:
1 - lo storico Roberto Ricci
2 - il giornalista Francesco Marcozzi che ha anche coordinato l'incontro culturale
3 - il sindaco di Giulianova Francesco Mastromauro
4 - l'Onorevole Alberto Aiardi, economista
5 - l'artista Sandro Melarangelo
6 - il Presidente Ente Porto di Giulianova Pierangelo Guidobaldi
7 - il senatore Antonio Franchi, autore del libro


Il libro rappresenta un importante documento che, attraverso il racconto di diversi personaggi della vita culturale e politica di Giulianova, permette alle nuove generazioni di rivivere il periodo storico che va dagli anni 30 agli anni 90.

I personaggi che sono stati raccontati nel libro dal senatore Antonio Franchi, iscritto al Partito Comunista, sono diversi e appartenenti a diversi schieramenti politici, dalla Democrazia Cristiana al Partito Comunista e al Partito Socialista:
1 - l'avvocato Riccardo Cerulli
2 - Pio Macera
3 - Giuseppe Martinelli
4 - Antonio Di Pietrangelo
5 - Fernando Di Teodoro
6 - monsignor Ettore Di Filippo
7 - Pina Ridolfi
8 - Leo Leone
9 - Balilla Vanni
10 - Il senatore Pietro De Dominicis
11 - Bruno Andreani
12 - Pasquale Di Massimantonio
13 - Ezio Ridolfi

Costoro hanno caratterizzato la vita quotidiana di Giulianova nel dopoguerra fino agli anni 90 rappresentando la cittadinanza locale nelle istituzioni locali, provinciali, regionali e nazionali

Il loro impegno politico ma anche sociale e culturale hanno permesso lo sviluppo
economico, sociale, civile dell'intera regione Abruzzo.













Qui di seguito riportiamo l'introduzione al libro.

"...La contrapposizione ideologica era netta e forte.
Il di­battito politico però, anche se aspro, si svolgeva sempre su un piano di civiltà e correttezza, di rispetto reciproco.
Oggi purtroppo non è così.
Spesso assistiamo a dibattiti con i contendenti che si ricoprono di invettive e contumelie offrendo uno spettacolo indecoroso che allontana il cittadino dalle istituzioni.
Oggi la politica è debole.
I politici vengono guardati con ostilità e con disprezzo.
Ieri erano considerati e rispettati.

Un libro sulla casta nessun giornalista si sarebbe mai sognato di scrivere.
Il livel­lo culturale dei politici purtroppo si è sensibilmente abbassato.
Spesso chi scende in campo lo fa per ambizione personale.
Tutto questo alimenta la sfiducia e l'ostilità nei confronti dei partiti e della politica.

Attenti, però, l'antipolitica distruttiva porta inesorabil­mente verso esiti oligarchici e autoritari.
Essa va combattuta accogliendo la domanda di moralità e di rigore che i cittadini ri­volgono ai loro rappresentanti.

Pietro De Dominicis era convinto che i partiti sono indispensabili alla democrazia e che la politica è il solo strumento a disposizione dei più deboli per far sentire la propria voce giacché i potenti non ne hanno bisogno per tu­telare i propri interessi.

Ecco perché spesso ammoniva le nuove generazioni che ci si impegna in politica soltanto se sì è spinti da grandi ideali di giustizia, di libertà, di solidarietà..."

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Riprese di Vincenzo Cicconi della Pacotvideo.
Il video ha una durata di circa 1 ora 38 minuti;

E' stato pubblicato sulle pagine Facebook:
1 - Produzione Video a Teramo (Abruzzo) - PacotVideo.it di Cicconi Vincenzo
2 - Il blog della città di Teramo e della sua Provincia
e sulle pagine di Google Plus
1 - PacotVideo di Cicconi Vincenzo
2 - La Città di Teramo e la sua Provincia

Inoltre è stato pubblicato su cinque canali di video sharing gestiti dalla PacotVideo:
La versione integrale su Vimeo - Blip.TV.
I singoli interventi degli oratori su Vimeo - Blip.TV - Kewego - DailyMotion.

Articolo, foto e video sono inoltre visionabili su tre blog anch'essi gestiti da Vincenzo Cicconi della Pacotvideo:
1 - blog della Città di Teramo
2 - blog della PacotVideo
3 - blog di Pensieri Teramani

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martedì 13 dicembre 2011

Abruzzo nel cuore! ... il nuovo libro di Sergio Scacchia



Dopo solo cinque mesi dall’ultimo successo, Sergio Scacchia torna a parlare del suo Abruzzo.

Ancora un prezioso libro, il terzo, dopo Silenzi di Pietra e Il mio Ararat.
Abruzzo nel Cuore intende accompagnare questa volta più comodamente in auto alla conoscenza della costa abruzzese, partendo da quello spettacolo naturale che sono i trabocchi, per arrivare a borghi, chiese e curiosità fino a Tortoreto toccando tutte le province dell’Abruzzo.


Nel libro, una sezione è dedicata alle fotografie abilmente curate da lui e alle mappe elementari dei percorsi.

Percorsi a misura d’uomo di città, semplicemente mirati ad una conoscenza più affettuosa del territorio senza doversi cimentare in scalate o lunghe camminate.

Un’idea per le famiglie anche con bambini, un viaggio davvero semplice che però ci aiuta a ripassare le bellezze di questa terra che merita d’esser conosciuta in tutti gli scenari che apre.

La presentazione ufficiale è avvenuta oggi 13 dicembre alle ore 21.00 presso il Ristorante Al Solito Posto di Roseto degli Abruzzi nel corso di una cena tipica teramana.
L'evento culturale è stato video-ripreso da Vincenzo Cicconi, titolare della PacotVideo.

Qui di seguito un commento di Sergio Scacchia, autore del libro.

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Un paio di anni fa grazie a Luisa, una bella donna italiana residente a Londra da una vita, mi sono imbattuto nella guida inglese dedicata all’Abruzzo, edita dalla famosa casa editrice Bradt Travel, specializzata in turismo.

Nello stesso momento, sotto l’ombrellone per ripararsi dal sole ferragostano, la dolcissima amica mi traduceva il bell’articolo del Daily Mail, opera dell’opinionista anglosassone Amanda Plattel, una delle penne più apprezzate d’Inghilterra.

Era una celebrazione della nostra regione, un articolo dal sapore celebrativo di una terra, la nostra, permeata dalle atmosfere del sabato leopardiano e dal retrogusto tipico dei quadri di Monet.

La reporter d’oltre Manica si diceva “incantata dall’Abruzzo” e dai suoi sapori, orchestrava una vera e propria guida turistica spinta solo dall’amore per questa terra, descrivendo minuziosamente colori, profumi, prelibatezze e luoghi da visitare.

È tra i cori di passeri e fringuelli che, alle prime luci rosee dell’alba, ci si può immergere nella natura pura e incontaminata, velata dagli effluvi di rosmarino, origano, salvia e timo. Un paesaggio puro, che ruba il cuore e che regala emozioni uniche e irripetibili: i pascoli sulle colline, il cinguettio perpetuo delle cutrettole sono perle reali in un alone quasi mistico”.

Sono alcune delle auliche parole che miss Plattel dedica alla nostra regione.

L’opinionista si scopre affascinata dalla totalità della terra abruzzese, non solo dai paesaggi naturali, ma anche dai tradizionali casali che li costellano, con i pensili di rame e le ampie terrazze e dalle chiacchierate ricche di gesti con gli anziani del luogo.

Dice che la “beatitudine” è uno stadio dell’anima che qui da noi si può raggiungere mangiando un panino con pomodoro e prosciutto appena affettato, sorseggiando un liquore nei piccoli bar e dimenticando “l’ansia da parcheggio”.

Perché “l’Abruzzo è una celebrazione della famiglia, della festa, del buon cibo e del vino puro. E ha la capacità di trasformarti”.

Mi son detto che un uomo come me, innamorato della sua terra avrebbe dovuto dedicare un libro all’Abruzzo verde.

Sicuramente non bello come quello della scrittrice del Regno Unito, ma di certo dettato dal cuore gonfio di amore per le mie radici.

E allora ho deciso di scrivere di una terra dai mille colori, fatta di cime umane, di colline ubertose, di mare blu cobalto, di storia millenaria, di arte infinita.

Raccontare così del mio viaggio che parte dal vastese, attraversa la costa dei Trabocchi, risale le valli del Pescara e dell’Aterno, transita negli alti piani aquilani che ricordano atmosfere asiatiche e giunge nel teramano, tra mare e montagna.

Una terra nata quasi da un ordine cartesiano, che ti culla spingendo un’altalena di emozioni, sentimenti; una terra che ti afferra per mano, accompagnandoti lì dove puoi perderti nella bellezza.

Un volo d’aquila su foreste, borghi, opere d’arte per disegnare l’immagine più limpida dell’Abruzzo.

Perché io credo che non si debba cercare la dimensione selvaggia in un mondo alieno avulso dalla civiltà, ma lì dove si fa largo a un passo da noi, vicino a un’autostrada, un paese, una città.


Per cogliere questi “paesaggi invisibili”, scrive Franco Marcoaldi, bisogna tenere occhi aperti e sensi all’erta.
Solo così potremo scoprire l’attività frenetica di una natura testarda e tenace capace di recuperare posizioni anche in situazioni sfavorevoli.

Bussi con i suoi stabilimenti che hanno prodotto solventi distruttivi seppelliti sotto terra, il petrolio che ciclicamente torna a farci paura con incubi di piattaforme e insediamenti chimici, cementifici che incombono sul verde e sulla storia millenaria di siti archeologici, maledetti terremoti, tutto sembra congiurare da anni contro l’Abruzzo.

Eppure questa terra meravigliosa, come novella Araba Fenice, risorge sempre dalle sue ceneri offrendo ancora il fascino antico di esistenze eco compatibili.

La terra abruzzese è ancora quella dei parchi con il più vecchio di essi, quello Nazionale arrivato ancor prima del Gran Paradiso, nel 1922, che ha posto la prima pietra di un sistema di tutela ambientale oggi di voga in tutto lo Stivale.

La mia regione è ancora mare limpido, monti eterni, vallate aspre e gentili, lo spaccato più vero di un’Italia selvaggia popolata dall’orso marsicano, dal camoscio “più bello del mondo”, dall’Aquila reale e il lupo appenninico.

È più che mai un luogo di gente operosa, “forte e gentile”.

Abruzzo tra cielo e terra! Per me il centro del mondo!

Commemorazione della Medaglia d'Oro Ercole Vincenzo Orsini


Questa mattina si è svolta la commemorazione del partigiano Ercole Vincenzo Orsini, Medaglia d'Oro della Resistenza.

Nel 68° Anniversario dell'uccisione, avvenuta a Montorio al Vomano il 13 Dicembre 1943, La Sezione di Teramo "Manfredo Mobili" dell'Associazione Nazionale Partigiani D’Italia ha invitato la popolazione teramana, accorsa numerosa, a ricordare l'eroe teramano in Via Paladini, nella piazza dove si trova la lapide di Orsini.

Nei pressi della lapide si trovava il laboratorio dove egli lavorò assieme al fratello Gilberto alla creazione di opere di ebanisteria e di liuti.

La celebrazione si è svolta alla presenza dei tre nipoti di Orsini: Michele, Ercole Vincenzo e Giovanna.
L'evento, video-ripreso da Vincenzo Cicconi della PacotVideo, è stato presentato da Mirko De Berardinis, segretario dell’A.N.P.I. di Teramo e i discorsi celebrativi sono stati tenuti dai seguenti relatori:


1 - Antonio TOPITTI Presidente Sezione A.N.P.I
2 - Giorgio D'Ignazio, assessore comunale,
3 - Michele Arcaini, partigiano combattente a Bosco Martese
4 - Mario DE NIGRIS
5 - Antonio FRANCHI, senatore e presidente provinciale A.N.P.I.


Al termine della manifestazione è stata apposta la corona sulla lapide, che fu dettata nel 1976 dallo storico Riccardo Cerulli.























Ercole Vincenzo Orsini, abile artigiano, ha lasciato «pezzi» di grande pregio come ebanista, intarsiatore e perfino come liutaio.

La sua appartenenza alle organizzazioni an­tifasciste prende l'avvio fin da quando Orsini era giovanissimo.
La sua attività nelle azioni contro il fascio littorio sono moltissime e lo portano a con­tatto con antifascisti francesi.

Dopo 1'8 settembre non poteva non partecipare alle gloriose giornate del Bosco Martese.

Per rendersi conto di come Or­sini sia stato ucciso, vale la pena riportare integral­mente il brano che con il titolo «Giustizia! Un'altra vittima della delittuosa attività del capitano Bianco» annunciava su «Tempo Nuovo», organo della fe­derazione del fascio repubblichino di Teramo, la sua morte:

«Nel pomeriggio del 13 dicembre, verso le 15, nella piazza di Montorio al Vomano, mentre alcuni militi sostavano di ritorno ad una operosa opera­zione di polizia, con degli iscritti al P.F.R. ed altri, entravano nei pubblici locali a prendere qualche comunicazione, un individuo, uscito da un caffè, sparava a bruciapelo sei colpi di pistola contro un legionario del battaglione 'M' che era intento a conversare con gli amici.

Il milite veniva ferito con quattro colpi in varie patri del corpo e dopo le pri­me cure del medico del paese, veniva trasportato all'ospedale di Teramo.
Nel frattempo altri militi inseguivano lo spa­ratore.
Durante il drammatico inseguimento, lo stesso scaricava un altro caricatore sugli inseguitori ed infine, vista la tragica situazione, lanciava altre due bombe a mano.

Raggiunto dai militi, fu fred­dato sul posto.
All'uopo si portavano subito sul posto il commissario del fascio ed il maresciallo dei carabinieri che, dopo gli accertamenti del caso, provvidero per la rimozione della salma e il tra­sporto al cimitero.

Attraverso i documenti rinvenuti e la testimonianza delle persone presenti, è risultato narrarsi di Ercole Vincenzo Orsini, noto sovversivo di Teramo, da tempo ricercato dalla polizia italiana e tedesca, quale uno degli organizzatori e respon­sabili della farsa di Bosco Martese.
Il famigerato capitano Bianco, può essere soddisfano: lui è al si­curo e gli illusi che lo seguirono nel suo gesto cri­minale, ci rimettono la pelle».

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Riprese di Vincenzo Cicconi della Pacotvideo.
Il video ha una durata di circa 22 minuti;

E' stato pubblicato sulle pagine Facebook:
1 - Produzione Video a Teramo (Abruzzo) - PacotVideo.it di Cicconi Vincenzo
2 - Il blog della città di Teramo e della sua Provincia
e sulle pagine di Google Plus
1 - PacotVideo di Cicconi Vincenzo
2 - La Città di Teramo e la sua Provincia

Inoltre è stato pubblicato su quattro canali di video sharing gestiti dalla PacotVideo:
Vimeo - Blip.TV - Kewego - DailyMotion.

Articolo, foto e video sono inoltre visionabili su tre blog anch'essi gestiti da Vincenzo Cicconi della Pacotvideo:
1 - blog della Città di Teramo
2 - blog della PacotVideo
3 - blog di Pensieri Teramani
4 - blog di Resistenza Teramana

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martedì 29 novembre 2011

I boschi, pilastri della terra

Ho fatto una scoperta sulla strada del vivere le cose; la scoperta consiste nell’entrare nel gioco della creazione, come nella più semplice e meravigliosa strada per incontrare il Creatore”.
(Carlo Carretto)

L’autunno, dice lo scrittore e giornalista Giovanni Scipioni reporter puntuale delle bellezze del mondo, è la stagione di mezzo come la terra creata dalla fantasia del mitico Tolkien.
È una grande rielaborazione dell’estate della quale conserva la gioia di vivere a contatto con la natura.

Gli americani che hanno il pallino del business, in autunno organizzano weekend per far “foliage” e guardare le particolari sfumature di colore delle foreste del Maine, del Vermont, New England negli “unexpected places”, ovvero lì dove meno te le aspetti.

Chissà perché noi che assimiliamo tutte le manie d’oltre oceano, non abbiamo ancora sviluppato questo tipo di turismo verde!
Anche nelle meravigliose foreste di casa nostra, le foglie si presentano ormai tinte di venature gialle, rosse e marroni e determinano uno show incredibile di sfumature che nessun libro o articolo, o foto può narrare compiutamente.

Today, the landscape is ablaze, with a myriad of vibrantly, colored leaves, brilliant shades of ochre, orange and vermillion”.

Sono le belle parole di una poesia americana che esalta la bellezza delle foreste colorate.

E allora perché non regalarsi un weekend alla scoperta dei nostri boschi?

In Abruzzo si trovano distese sconfinate non solo nel cuore dei monti della Laga teramani, ma anche in Majella dove, ad esempio, la gola dell’Orfento propone, soprattutto in questa stagione, uno tra gli spettacoli più emozionanti che la natura possa offrire.

Le foto a corredo dell’articolo mostrano qualcosa in proposito.

Pareti calcaree, rocciose, strapiombanti che si aprono a cavità vertiginosamente affacciate sul fiume, a incidere profondamente il versante nord occidentale del complesso.

E’ la dorsale più elevata del massiccio che collega il Blockhaus con il monte Focalone, i Tre Portoni, Pescofalcone.

Un solco gigantesco, rivestito di fitte faggete oggi in quadricromia e popolato da lupi, cervi, caprioli, tassi, cinghiali, orsi, poiane, falchi pellegrini e aquile reali.

Un mondo magico pieno di colori autunnali che, in pochi chilometri, scende dai 2676 metri fino ai quasi 600 del paese di Caramanico, tra boschi, cascate ed eremi, nella parte santa della Majella, la “Domus Christi” come la definì il Petrarca.

Anche vicino casa riusciamo a partecipare allo show della natura.

Uno studio dell’università della Tuscia di Viterbo ha identificato, nel Parco nazionale del Gran Sasso, tre boschi infinitamente vetusti.
Piccoli lembi tutti da scoprire come la faggeta di Fonte Novello di tredici ettari, dell’Aschiero di appena tre ettari nel comune di Pietracamela e il frassineto di Valle Vaccaro di Crognaleto.

Ovunque è possibile trovare alberi di notevoli dimensioni e vivere i colori della natura come accade per le più famose faggete della Martese di Rocca Santa Maria, di San Gerbone al confine con le Marche ascolane, di Pietralunga di Castelli, del Colle della Pietra e Tignoso sempre nel comprensorio di Crognaleto.

Come dimenticare poi, i boschi del Gran Sasso isolano, dove gli alberi crescono lentamente, senza fretta.

La loro fibra elastica acquista vigore e si slancia verso il cielo solo dopo aver costruito fondamenta solide e robuste.

Meraviglie vegetali che fanno pensare ai “Pilastri della terra”, il superbo romanzo di Ken Follett.

Atmosfere nordiche al centro del Mediterraneo!

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Articolo redatto da Sergio Scacchia, autore tra l'altro di tre libri:
"Silenzi di Pietra" e "Il mio Ararat" e "Abruzzo nel cuore".

L'articolo è stato pubblicato su 2 blog
(blog della Città di Teramo - blog di Pensieri Teramani)
e su 2 pagine Facebook
(Il blog della città di Teramo e della sua Provincia - Il mio Ararat)

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domenica 27 novembre 2011

La Majella come il Tibet

Gli spazi sono aperti tra fertili pascoli e foreste fitte.
La montagna tace regalando silenzi infiniti.
Poi, il restringimento degli spazi comprime lo sguardo che si perde tra le pietre che custodiscono importanti testimonianze del Medioevo cristiano.

Il cielo ora è soltanto una striscia sottile.
La strettoia che si deve percorrere strisciando con mani e piedi a terra è una vertigine che ingoia proiettando il visitatore in una esperienza indimenticabile tra natura e spiritualità.

L’eremo di San Giovanni all’Orfento nel parco della Majella è uno dei tuguri più affascinanti frequentati nei secoli da impavidi anacoreti.

È anche uno dei più complicati da raggiungere.

Un percorso naturalistico attraverso paesaggi che si moltiplicano alla vista esaltando l’immensa biodiversità della montagna madre.

Il sentiero s’insinua nelle pieghe della roccia, chi vuol conoscere deve accasciarsi a terra lungo un’angusta cengia a strapiombo per poter giungere nel cuore dell’anfratto e scoprire il minuscolo altare e le inquietanti nicchie alle pareti.

Solo così potrà scoprire la devozione che animava gli uomini di un tempo, soltanto in questo modo potrà capire quanto l’ingegno umano nell’arte dell’arrangiarsi, abbia realizzato creando un efficiente e complicato sistema per convogliare in una cisterna, tutta l’acqua buttata giù dal cielo.

Il mondo cambia ad ogni istante e muta anche dentro l’escursionista che viene assalito dalla percezione di essere infinitamente piccolo.

Sono alcune delle sensazioni che si vivono visitando gli eremi opera infaticabile di Pietro da Morrone, papa Celestino V°.

Ora, finalmente, è stata formulata in maniera ufficiale, una proposta- appello per candidare questi luoghi dell’anima come patrimonio mondiale dell’umanità.

Un documento, firmato congiuntamente dagli amministratori locali della montagna comunali e provinciali, da studiosi e associazioni ambientaliste, è sulla scrivania dei dirigenti dell’Unesco e in molti nella petizione ricordano che in mezzo a questo severo ambiente, tra rocce dalle forme curiose, si trovano i segni indelebili di una vita religiosa, intensa e ascetica.

Eremi a volte difficilmente accessibili, da San Bartolomeo a Legio fino a Sant’Onofrio, chiesine rupestri e sentieri un tempo percorsi da monaci e pellegrini, raccontano di luoghi mistici dove la religiosità popolare, dettata da figure imponenti come quella del piccolo frate Pietro, diventa valore aggiunto del turismo naturalistico.

Il “nuovo Tibet” lo vogliono chiamare.

In tempi non sospetti noi l’avevamo intuito e scritto.
Così come accade per la gola del Salinello nei monti Gemelli del teramano, anch’essa zeppa di eremi, la presenza di tanti luoghi devozionali in Majella, può trovare riscontro solo nelle lande meditative himalayane.

Come ebbe a scrivere Riccardo Carnovalini, fotografo naturalista, autore di libri e reportage anche televisivi, sarebbe importante proporre un connubio tra natura, religione e arte, tra percorsi a piedi e su ferrovie secondarie, ricalcando le orme del monaco eremita e papa del “grande rifiuto”.

Si potrebbero così scoprire grotte e cenobi sospesi nel vuoto in un cammino che insegni a viver bene eliminando dalla nostra vita il superfluo che la rende vacua e priva di vero significato.

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Articolo redatto da Sergio Scacchia, autore tra l'altro di tre libri:
"Silenzi di Pietra" e "Il mio Ararat" e "Abruzzo nel cuore".

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sabato 26 novembre 2011

Ruspe a Martese di Rocca Santa Maria, nel borgo dedicato al dio Marte!

L’ultima volta che avevo visitato il borgo abbandonato di Martese, puntino indefinibile sulla mappa nei pressi dell’abitato di Rocca Santa Maria, era sempre autunno.

Ricordo il vento e la luce prodigiosa di quella domenica dello scorso anno.

Il minuscolo paese, affogato nella sterpaglia tra topi e serpenti, invitava ad un eremitaggio perfetto in simbiosi con la terra.
Le magiche sensazioni provenienti dal passato, si univano all’emozione trasmessa da un paesaggio incredibilmente bello.
L’architrave di una finestra con la data del 1772, apriva uno squarcio sulla storia.

Tra un sipario e l’altro di nubi comparivano, come ciclopi di pietra, le creste del Pizzo di Moscio e del monte Gorzano.
Persino le case sventrate e ingiuriate dal tempo, il pugno di tetti crollati e i monconi di mura, destavano ammirazione.

Le vecchie abitazioni, irrimediabilmente mute, di una rusticità ancora orgogliosa, continuavano a trasmettere il calore di famiglie ormai scomparse.

Sui rami del vecchio fico alle porte del paese, si erano raccolti decine di uccelli selvatici che sparavano trilli incredibili e schiamazzavano come vecchie comari che riempiono del loro chiacchiericcio una piazza.

Ricordo che pensai alle parole del giornalista Paolo Rumiz che, parlando di rovine, ebbe a dire che saranno pure sinistre, ma piene di storie e che i morti fanno sempre meno paura dei vivi.

Quell’essere in una terra di nessuno, quel visitare uno spazio dove non era voluto rimanere nessuno ti eleggeva cacciatore di segreti.

Che bello che era lo sbecco di un comignolo che resisteva su di un tetto semi crollato in mezzo a un ginepraio irto di spine e cespugli di more. Pareva quasi che gli antichi inquilini proteggessero la loro privacy in questo bazar impazzito di valli e cime.

Tornarci ora e trovare le misere case imbracate come unico cubo di tufo è stato un colpo al cuore.

Martese non è più rassegnata all’abbandono.
Oggi è interamente in ristrutturazione.
Ruspe, gru e operai a lavoro squarciano il silenzio di lunghi anni.

Le maestranze che hanno realizzato l’albergo diffuso di Santo Stefano di Sessanio, stanno mutuando anche qui la fortunata esperienza aquilana.

Presto le mura scrostate e screziate di marrone con pietre in ocra di tinte ammuffite dal tempo e incredibilmente intonate con il paesaggio, lasceranno il posto a nuove abitazioni che, dicono, saranno rispettose del passato.

E da queste parti, inglesi e americani saranno di casa.

Speriamo che saranno salvati alcuni particolari stilistici di tutto pregio che caratterizzavano Martese come l’arco che si apriva sulla strada maestra con attorno le abitazioni e che si preservino le tecniche costruttive e i materiali tipici del luogo.

Molte altre iniziative di società private si stanno muovendo per acquisire immobili da recuperare in altri antichi abitati tra i monti Gemelli e la Laga come Tavolero, Magliano, Serra, Valle Piola, Santa Cecilia.

Un nuovo dinamismo investirà questi paesi che potrebbero diventare volano di sviluppo per nuove attività di servizi turistici, che permetterebbero ai giovani di tornare a vivere e lavorare in questi luoghi.

Ma il punto cruciale è: riusciranno le nostre montagne a conservare la propria identità, le proprie radici?

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Articolo redatto da Sergio Scacchia, autore tra l'altro di tre libri:
"Silenzi di Pietra" e "Il mio Ararat" e "Abruzzo nel cuore".

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(Il blog della città di Teramo e della sua Provincia - Il mio Ararat)

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venerdì 4 novembre 2011

Presentazione del libro "Il Mio Ararat" presso la Banca di Teramo

Alle 18 presso la Sala Gambacorta della Banca di Teramo è stato presentato il libro "Il Mio Ararat", l'ultimo lavoro editoriale di Sergio Scacchia.

Il video della manifestazione, realizzato da Vincenzo Cicconi della Pacotvideo, è stato diviso in tre parti.

Nella prima parte Pasquale Iannetti, guida alpina del Gran Sasso d'Italia e titolare dell'associazione Teknoalp presenta "Vite vissute in montagna", la terza edizione della rassegna sulla cultura di montagna.



Nella seconda parte Lucio Albano, editore della casa editrice La Cassandra Edizioni, intervista l'autore del libro Sergio Scacchia.



Nella terza parte vengono proiettate su un megaschermo le foto di Alessandro De Ruvo, autore delle foto pubblicate all'interno del libro "il Mio Ararat".



Con il libro "Il Mio Ararat" Sergio Scacchia fa il resoconto di una lunga traversata sulle montagne dell'Abruzzo teramano e aquilano ricco di suggestioni, riflessioni personali e ricordi.

Dopo il successo di "Silenzi di pietra", questo secondo libro di Sergio Scacchia racconta l'esperienza di viaggio di due amici impegnati in una serie di spettacolari escursioni attraverso il cuore di due province, quella teramana e quella aquilana, tra luoghi meno conosciuti come i misteriosi monti della Laga, e zone più note e frequentate come le cime e i borghi del Gran Sasso.

Il titolo prende spunto dall'Ararat, la montagna dove si arenò l'Arca di Noè dopo il Diluvio Universale, la vetta sacra che angeli, con spada e fuoco, rendono da sempre inaccessibile ai piedi umani.

Ne "Il mio Ararat", oltre alla consueta partecipazione di Massimiliano Fiorito che illustra in una sezione apposita alcuni percorsi facili e adatti alle famiglie, ci sono anche ben 32 pagine fotografiche di Alessandro De Ruvo, ad impreziosire il lavoro con i suoi stupendi scatti fotografici che narrano, in immagini, il percorso effettuato a piedi.

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Riprese di Vincenzo Cicconi della Pacotvideo.
Il primo video ha una durata di 7 minuti;
Il secondo video ha una durata di 27 minuti;
Il terzo video ha una durata di 10 minuti;

Entrambi sono stati pubblicati su alcune pagine Facebook:
1 - Produzione Video a Teramo (Abruzzo) - PacotVideo.it di Cicconi Vincenzo
2 - Il blog della città di Teramo e della sua Provincia
3 - Il mio Ararat di Sergio Scacchia

Inoltre sono stati pubblicati su tre canali di video sharing gestiti dalla PacotVideo:
Vimeo (1 - 2 - 3) - Blip.TV (1 - 2 - 3) - Kewego (1 - 2 - 3).

Articolo, foto e video sono inoltre visionabili su tre blog anch'essi gestiti da Vincenzo Cicconi della Pacotvideo:

- blog della Città di Teramo
- blog della PacotVideo
- blog di Pensieri Teramani

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Sergio Scacchia, è autore tra l'altro di tre libri: "Silenzi di Pietra" e "Il mio Ararat" e Abruzzo nel cuore.

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