La domanda conclusiva nel capitolo diciotto del Vangelo di Luca anche non essendo indice di pessimismo ma, esortazione alla vigilanza e alla perseveranza, evoca lo scenario inquietante del Giudizio Universale.
Questo tema è certamente uno dei soggetti più sfruttati nell'arte sacra di tutte le epoche, dagli oscuri maestri delle chiese altomedioevali e dai mosaicisti d'ispirazione bizantina, fino ad arrivare al Vasari e ai famosi, Giotto della Cappella degli Scrovegni e Michelangelo della Cappella Sistina.
Moltissimi artisti si sono cimentati nel dare forma e colore alle proprie inquietudini sulla sorte finale e alle paure collettive e quotidiane della società del loro tempo.
Nella campagna pescarese, tra i monti del Gran Sasso e il mare Adriatico, nei tranquilli borghi di Moscufo, Pianella e, soprattutto Loreto Aprutino, c’è un’opera tutta da vivere che racconta alle generazioni cosa accadrà nel momento in cui saremo sottoposti al giudizio di Dio.
Il grande affresco, che campeggia sulla parete in fondo alla chiesa, è il vero capolavoro di Santa Maria in Piano.
Il tempio, all’esterno con la sua facciata quasi anonima anche se con un bel portale rinascimentale, dice poco o niente ma, al suo interno custodisce un ciclo di opere che raccontano di santi, beati e poveri peccatori in cammino verso la redenzione.
La chiesa, di origine anteriore al mille, si chiama così perché per alcuni deriva da un tempio della “pia Diana”, dea pagana, per altri, il nome deriverebbe dalla piccola piana, dove insiste il manufatto.
Il Giudizio pare sia stato realizzato nel quattrocento, con una tecnica particolare molto simile all’encausto in uso al tempo dei Romani che usavano colori a caldo, sciolti nella cera per ottenere colori brillanti ed effetti cromatici di rara intensità.
In un autentico delirio d’arte, visione estrema dell’oltretomba che si apre sotto i piedi delle anime dannate, c’è il Cristo adorato dalla Vergine e dal Battista, ci sono angeli che recano al Signore,
Giudice finale, dei cartigli con sopra le sentenze per ognuno dei peccatori, c’è il ponte del capello su cui le anime devono passare per aspirare a una possibile purificazione.
Tra corpi che precipitano nella pece bollente e anime leggere senza tanti peccati che riescono a superare il fragile ponte e arrivare al cospetto di San Michele, tutta l’allegoria porta a rimeditare la propria vita e a figurarsi il proprio destino.
Peccato per la parte finale del mirabile affresco, quello raffigurante l’Inferno, che è andato irrimediabilmente perduto nel seicento.
Oltre al Giudizio particolare delle anime, se l’osservatore attento volgerà uno sguardo anche alla quinta campata della chiesa, scoprirà affreschi con episodi di vita di San Tommaso, accompagnati da piccole didascalie, scritte in caratteri gotici e piccoli riferimenti a presunti miracoli assicurati da Santa Maria intenta a salvare Loreto Aprutino dalla furia degli Spagnoli nel cinquecento.
Non perdete poi, nel cuore del paese, la visita all’inedito Museo dell’olio, aperto all’interno di un antico frantoio e, l’”Acerbo”, con l’imperdibile collezione dei capolavori dei maestri ceramisti di Castelli.
Raggiungi Loreto Aprutino, Moscufo e Pianella a 20 chilometri dal mare di Pescara, passando per Cappelle sul Tavo e le statali
151 o 602. Chi arriva dalla A14 utiliza il casello di Pescara Nord, dalla A 25 uscita Pescara Chieti.
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Articolo di Sergio Scacchia pubblicato sul blog Paesaggio Teramano collegato alla rivista omonima.Sul blog "Paesaggio Teramano" possibilità di visionare o fare il download dei numeri della rivista già pubblicati.
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