A pochi chilometri dall’Aquila dove l’Aterno disegna il suo corso più frastagliato, il piccolo centro montano di Fossa regalava attimi di spiritualità a chi desiderava visitare una sorta di “terra delle Beatitudini”, dato l’ingente numero di santi e beati cui la zona ha dato i natali nel corso dei secoli.
Ho usato il verbo al passato remoto non a caso e non per sbaglio.
Dopo il terremoto del 2009 Fossa è un paese fantasma.
Questo borgo piccolissimo sotto il monte Circolo, ai piedi del complesso montano dell’Ocre, con mirabili resti di storia millenaria fra palazzi medioevali e chiese stupende, oggi è abitato da cani e gatti randagi.
Non è più possibile scoprire un gioiello d’arte come Santa Maria ad Criptas, tempio mirabile del XII secolo, vera Cappella degli Scrovegni in Abruzzo con i suoi cicli pittorici ineguagliabili.
La piccola chiesa che si affaccia sulla valle a pochi metri dal centro storico, è chiusa, imbracata nelle mura e inaccessibile perché pericolante.
È rimasto ben poco del possente castello dei Conti d’Ocre, prodigio di architettura difensiva del 1300 e la grande necropoli preromanica che valeva l’appellativo di “Stonenhenge d’abruzzo”.
Tutto chiuso.
Non è più facile scorgere, nel suo contesto ambientale in cui madre natura fu prodiga, lo spettacolare convento francescano arroccato su di un masso roccioso gigantesco.
Un luogo dello spirito da tutti definito “La Verna d’Abruzzo”, in omaggio a uno dei posti più importanti del francescanesimo dove il santo di Assisi ebbe le stimmate.
La strada per salire al convento è ormai interdetta da quella maledetta notte di aprile 2009, per possibili crolli dal fianco della montagna.
Se v’inerpicaste lungo i tornanti sopra il paese, potreste avere l’impressione che la natura abbia lavorato, secoli prima, per poggiare Sant’Angelo in Ocre sul costone a nido d’aquila, sentinella del precipite e angusto vallone brullo e inospitale.
Si scopriva quasi d’improvviso dall'altopiano di Navelli da dove prendevi a salire alle pendici del monte Circolo per raggiungere un tempo che si era fermato nel tempo!
Oggi per fotografarlo sono dovuto salire a piedi la strada che dal piccolo borgo di San Panfilo d’Ocre porta su di una collina adiacente alla montagna.
Un tempo, prima del maledetto sisma, arrivando al convento si veniva rapiti da un senso di pace nel cuore.
Circondati dal cupo verde dei boschi, gli affanni, le ansie, sembravano fermarsi sotto la conca. Si respirava aria mistica.
Il convento sembrava una “stupa”, quei piccoli santuari indiani che contengono reliquie di qualche buddista santo.
I resti santi del Beato Timoteo di Monticchio e di Cesidio da Fossa, custoditi nella piccola chiesa del convento, erano presenze inquietanti ma, nello stesso tempo, consolanti.
Un luogo sacro stupendo, quindi, antica dimora di contemplativi, con affreschi lungo i muri abbandonati al tempo e una misteriosissima parete a precipizio.
Tutto intorno, massi, verde e caverne dove si dice siano vissuti diversi eremiti.
Oggi tutto questo non esiste più!
Il tetto del convento è crollato, le erbacce colonizzano gli antichi e sacri muri.
Il paese sotto, dove le donne usavano ancora portare otri di terracotta o di rame per prendere l’acqua buona di montagna dalla fonte centrale, è un cumulo di case vuote, monconi di pietre e mura imbracate.
Dentro queste mura, dopo aver vissuto l’infanzia a Fossa, si formò alla santità il Beato, oggi santo, Cesidio Giacomantonio, martire dell’Eucarestia che venne ucciso in Cina durante il periodo della Rivoluzione dei Boxer per non aver voluto rinnegare il nostro Dio.
Ricordo che all'ingresso il visitatore era accolto da un artistico Tau di legno.
L’ultima lettera dell’alfabeto ebraico era il segno più caro per San Francesco d’Assisi, il suo sigillo, segno rivelatore di una convinzione spirituale profonda, che solo nella croce di Cristo può esserci salvezza per l’uomo.
Nel convento un frate dalla barba fluente raccontava a chi arrivava, la tradizione che fa risalire la fondazione del monastero ai potenti Conti D’Ocre.
Per giungere a Fossa e San Panfilo d'Ocre: autostrada Teramo Roma, uscita L’Aquila Est direzione L’Aquila S.S. 5 bis per Avezzano
Sul blog "Paesaggio Teramano" possibilità di visionare o fare il download dei numeri della rivista già pubblicati.
Ho usato il verbo al passato remoto non a caso e non per sbaglio.
Dopo il terremoto del 2009 Fossa è un paese fantasma.
Questo borgo piccolissimo sotto il monte Circolo, ai piedi del complesso montano dell’Ocre, con mirabili resti di storia millenaria fra palazzi medioevali e chiese stupende, oggi è abitato da cani e gatti randagi.
Non è più possibile scoprire un gioiello d’arte come Santa Maria ad Criptas, tempio mirabile del XII secolo, vera Cappella degli Scrovegni in Abruzzo con i suoi cicli pittorici ineguagliabili.
La piccola chiesa che si affaccia sulla valle a pochi metri dal centro storico, è chiusa, imbracata nelle mura e inaccessibile perché pericolante.
È rimasto ben poco del possente castello dei Conti d’Ocre, prodigio di architettura difensiva del 1300 e la grande necropoli preromanica che valeva l’appellativo di “Stonenhenge d’abruzzo”.
Tutto chiuso.
Non è più facile scorgere, nel suo contesto ambientale in cui madre natura fu prodiga, lo spettacolare convento francescano arroccato su di un masso roccioso gigantesco.
Un luogo dello spirito da tutti definito “La Verna d’Abruzzo”, in omaggio a uno dei posti più importanti del francescanesimo dove il santo di Assisi ebbe le stimmate.
La strada per salire al convento è ormai interdetta da quella maledetta notte di aprile 2009, per possibili crolli dal fianco della montagna.
Se v’inerpicaste lungo i tornanti sopra il paese, potreste avere l’impressione che la natura abbia lavorato, secoli prima, per poggiare Sant’Angelo in Ocre sul costone a nido d’aquila, sentinella del precipite e angusto vallone brullo e inospitale.
Si scopriva quasi d’improvviso dall'altopiano di Navelli da dove prendevi a salire alle pendici del monte Circolo per raggiungere un tempo che si era fermato nel tempo!
Oggi per fotografarlo sono dovuto salire a piedi la strada che dal piccolo borgo di San Panfilo d’Ocre porta su di una collina adiacente alla montagna.
Un tempo, prima del maledetto sisma, arrivando al convento si veniva rapiti da un senso di pace nel cuore.
Circondati dal cupo verde dei boschi, gli affanni, le ansie, sembravano fermarsi sotto la conca. Si respirava aria mistica.
Il convento sembrava una “stupa”, quei piccoli santuari indiani che contengono reliquie di qualche buddista santo.
I resti santi del Beato Timoteo di Monticchio e di Cesidio da Fossa, custoditi nella piccola chiesa del convento, erano presenze inquietanti ma, nello stesso tempo, consolanti.
Un luogo sacro stupendo, quindi, antica dimora di contemplativi, con affreschi lungo i muri abbandonati al tempo e una misteriosissima parete a precipizio.
Tutto intorno, massi, verde e caverne dove si dice siano vissuti diversi eremiti.
Oggi tutto questo non esiste più!
Il tetto del convento è crollato, le erbacce colonizzano gli antichi e sacri muri.
Il paese sotto, dove le donne usavano ancora portare otri di terracotta o di rame per prendere l’acqua buona di montagna dalla fonte centrale, è un cumulo di case vuote, monconi di pietre e mura imbracate.
Dentro queste mura, dopo aver vissuto l’infanzia a Fossa, si formò alla santità il Beato, oggi santo, Cesidio Giacomantonio, martire dell’Eucarestia che venne ucciso in Cina durante il periodo della Rivoluzione dei Boxer per non aver voluto rinnegare il nostro Dio.
Ricordo che all'ingresso il visitatore era accolto da un artistico Tau di legno.
L’ultima lettera dell’alfabeto ebraico era il segno più caro per San Francesco d’Assisi, il suo sigillo, segno rivelatore di una convinzione spirituale profonda, che solo nella croce di Cristo può esserci salvezza per l’uomo.
Nel convento un frate dalla barba fluente raccontava a chi arrivava, la tradizione che fa risalire la fondazione del monastero ai potenti Conti D’Ocre.
Per giungere a Fossa e San Panfilo d'Ocre: autostrada Teramo Roma, uscita L’Aquila Est direzione L’Aquila S.S. 5 bis per Avezzano
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Articolo di Sergio Scacchia pubblicato sul blog Paesaggio Teramano collegato alla rivista omonima.Sul blog "Paesaggio Teramano" possibilità di visionare o fare il download dei numeri della rivista già pubblicati.
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