(Carlo Carretto)
L’autunno, dice lo scrittore e giornalista Giovanni Scipioni reporter puntuale delle bellezze del mondo, è la stagione di mezzo come la terra creata dalla fantasia del mitico Tolkien.
È una grande rielaborazione dell’estate della quale conserva la gioia di vivere a contatto con la natura.
Gli americani che hanno il pallino del business, in autunno organizzano weekend per far “foliage” e guardare le particolari sfumature di colore delle foreste del Maine, del Vermont, New England negli “unexpected places”, ovvero lì dove meno te le aspetti.
Chissà perché noi che assimiliamo tutte le manie d’oltre oceano, non abbiamo ancora sviluppato questo tipo di turismo verde!
Anche nelle meravigliose foreste di casa nostra, le foglie si presentano ormai tinte di venature gialle, rosse e marroni e determinano uno show incredibile di sfumature che nessun libro o articolo, o foto può narrare compiutamente.
“Today, the landscape is ablaze, with a myriad of vibrantly, colored leaves, brilliant shades of ochre, orange and vermillion”.
Sono le belle parole di una poesia americana che esalta la bellezza delle foreste colorate.
E allora perché non regalarsi un weekend alla scoperta dei nostri boschi?
In Abruzzo si trovano distese sconfinate non solo nel cuore dei monti della Laga teramani, ma anche in Majella dove, ad esempio, la gola dell’Orfento propone, soprattutto in questa stagione, uno tra gli spettacoli più emozionanti che la natura possa offrire.
Le foto a corredo dell’articolo mostrano qualcosa in proposito.
Pareti calcaree, rocciose, strapiombanti che si aprono a cavità vertiginosamente affacciate sul fiume, a incidere profondamente il versante nord occidentale del complesso.
E’ la dorsale più elevata del massiccio che collega il Blockhaus con il monte Focalone, i Tre Portoni, Pescofalcone.
Un solco gigantesco, rivestito di fitte faggete oggi in quadricromia e popolato da lupi, cervi, caprioli, tassi, cinghiali, orsi, poiane, falchi pellegrini e aquile reali.
Un mondo magico pieno di colori autunnali che, in pochi chilometri, scende dai 2676 metri fino ai quasi 600 del paese di Caramanico, tra boschi, cascate ed eremi, nella parte santa della Majella, la “Domus Christi” come la definì il Petrarca.
Anche vicino casa riusciamo a partecipare allo show della natura.
Uno studio dell’università della Tuscia di Viterbo ha identificato, nel Parco nazionale del Gran Sasso, tre boschi infinitamente vetusti.
Piccoli lembi tutti da scoprire come la faggeta di Fonte Novello di tredici ettari, dell’Aschiero di appena tre ettari nel comune di Pietracamela e il frassineto di Valle Vaccaro di Crognaleto.
Ovunque è possibile trovare alberi di notevoli dimensioni e vivere i colori della natura come accade per le più famose faggete della Martese di Rocca Santa Maria, di San Gerbone al confine con le Marche ascolane, di Pietralunga di Castelli, del Colle della Pietra e Tignoso sempre nel comprensorio di Crognaleto.
Come dimenticare poi, i boschi del Gran Sasso isolano, dove gli alberi crescono lentamente, senza fretta.
La loro fibra elastica acquista vigore e si slancia verso il cielo solo dopo aver costruito fondamenta solide e robuste.
Meraviglie vegetali che fanno pensare ai “Pilastri della terra”, il superbo romanzo di Ken Follett.
Atmosfere nordiche al centro del Mediterraneo!
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Articolo redatto da Sergio Scacchia, autore tra l'altro di tre libri:
"Silenzi di Pietra" e "Il mio Ararat" e "Abruzzo nel cuore".
L'articolo è stato pubblicato su 2 blog
(blog della Città di Teramo - blog di Pensieri Teramani)
e su 2 pagine Facebook
(Il blog della città di Teramo e della sua Provincia - Il mio Ararat)
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