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mercoledì 25 maggio 2011

Parlano gli sportivi: i lungo fiume hanno bisogno di manutenzione

Nella settimana dell’inaugurazione del primo tratto del Lotto Zero, alla soddisfazione degli automobilisti si contrappose la voce dei ciclisti e dei runner che puntarono il dito contro lo stato di abbandono delle piste ciclabili intorno a Teramo.

È importante, dicevano, assicurare la completa percorribilità dei sentieri fluviali in una città che di verde ne ha veramente poco.
Nessuno sforzo pare sia stato fatto per risolvere un degrado che si riflette sulla qualità della vita dei cittadini.

“Purtroppo – dicevano - le ciclabili dal punto di vista del lavoro o dell’utilità stretta hanno in termini elettorali e d’immagine, poco valore.
Pensare - concludevano - che si parla da anni di una rete funzionale di percorsi ciclopedonali che colleghino le varie zone di Teramo per incentivare l’uso di mezzi alternativi all’auto”!

Abbiamo voluto così monitorare la situazione nei due parchi fluviali, i polmoni verdi dei lungo fiumi Tordino e Vezzola.
Inforcate le due ruote e armati della fedele fotocamera digitale abbiamo potuto registrare tante cose che non vanno.

Purtroppo è necessario non lasciare i percorsi verdi in abbandono come cattedrali nel deserto.

Nel parco del Tordino, ad esempio, senza il ripristino dei tratti interrotti e la predisposizione di collegamenti collinari, tutto ciò che è stato fatto in precedenza, diventa inutile o quasi.

All’attualità questa pista ciclabile, oltre alle erosioni dovute alle piene del fiume e alle famigerate interruzioni per i lavori del Lotto Zero, spesso risulta infrequentabile per la presenza di greggi di pecore guardate a vista da temibili cani pastore.

Certo appare improbabile far pagare il transito degli animali ai proprietari, ma è necessario scongiurare questi utilizzi impropri.

È accaduto a monte dell’area verde, zona Cona, superato l’ultimo ponticello di legno, come raccontano alcuni camminatori che incontriamo sulla pista.

Inoltre, nel tratto di Piano Solare, abbiamo potuto costatare una profonda erosione longitudinale della stradina che rende poco agevole per le bici questo tratto.

Più grave appare la situazione della pista nell’altro fiume cittadino, il Vezzola.
Qui le erosioni, gli smottamenti, i tratti della ciclo via sporchi e invasi da sassi e sterpaglie, sono numerosi.

In questi giorni, fra l’altro, dopo le abbondanti piogge delle settimane scorse, un tratto è addirittura scomparso.

Senza fare inutili polemiche sul probabile errore progettuale di aver realizzato un percorso dentro un alveo di fiume, anziché sopra l’argine, è importante segnalare questo stato di degrado strutturale delle piste per cercare il modo di predisporre un sistema di manutenzione ordinaria per le green way cittadine, che copra l’intero arco dell’anno.
Perché crediamo, non basta curare nei minimi dettagli la fase di progettazione e realizzazione.

Occorre anche avere una cura gestionale che aumenti la fruibilità delle piste cittadine.

Ancor più adesso che questi percorsi verdi stanno diventando un bene che la collettività ha imparato ad apprezzare, visto il numero crescente di persone che ne fruiscono.

Un’accurata manutenzione, monitorando frequentemente lo stato dei percorsi con sopralluoghi tecnici è indispensabile.

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Articolo di Sergio Scacchia, autore tra l'altro di due libri: "Silenzi di Pietra" e "Il mio Ararat".

L'intero servizio fotografico (56 foto), realizzato da Vincenzo Cicconi (PacotVideo), è visionabile su Facebook nella pagina fans del nostro blog.

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