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giovedì 25 aprile 2013

Un miracolo della Resistenza


Un avvenimento della resistenza teramana rievocato dallo storico Giovanni Di Giannatale, studioso della spiritualità del santo dei giovani.


Il 25 aprile è una data patrimonio di tutti, ancor più per l’Abruzzo teramano che ha vissuto con dolore, tra il 1941 e il ‘44, innumerevoli stragi di civili inermi.

La festa della Liberazione è un appuntamento di condivisione dei valori della democrazia al di là delle ideologie perché il fascismo e l’antifascismo - come dice lo scrittore Marcello Veneziani - sono morti insieme.

Grazie al professore Giovanni Di Giannatale conosciuto storico teramano e studioso della spiritualità passionista, rievochiamo un episodio che fa scoprire una Resistenza più nascosta e umile, non riconducibile a parti politiche ma animata dai valori della solidarietà.
Una storia in odore di miracolo per il santo tanto amato dai giovani!

Verso la fine del maggio 1940 – racconta Di Giannatale – prima che l’Italia dichiarasse guerra all’Inghilterra e alla Francia, si presentarono nel ritiro
dei Passionisti di Isola, l’Ispettore della Polizia generale di Teramo, Roberto Falcone, il Questore, Innocenzo Aloisi, e funzionari della Prefettura, per chiedere
spazi adatti ad ospitare internati politici ebrei e successivamente cinesi.

I deportati ebbero come cappellano Padre Antonio Tchang Chan - I, dei Minori conventuali, inviato dalla Santa Sede nel maggio del ‘41 per assistere spiritualmente dei prigionieri di guerra.
Grazie all’opera del religioso si convertirono al cattolicesimo tre ebrei e ottantadue cinesi, quaranta dei quali battezzati solennemente il 4/08/1941 nel Santuario di S. Gabriele.

Padre Antonio continuò il suo apostolato, sostenuto anche dai passionisti, che apprezzavano le sue iniziative religiose e umanitarie.
Il clima di serenità che regnava nel ritiro, pur sotto la sorveglianza dei Carabinieri, fu interrotto in occasione dell’armistizio dell’8 settembre dal generale Badoglio e dagli Alleati, armistizio che segnò il passaggio italiano agli anglo-americani, contro la Germania.

Molti prigionieri inglesi, fuggiti dai campi di concentramento della provincia, giunsero nella Valle Siciliana, a Tossicia, Colledara e Isola, chiedendo
aiuto ai Passionisti.
Per circa un mese, il religioso aiutò molti di loro senza che i tedeschi si accorgessero di nulla.
La delazione di qualcuno fornì informazioni ai militari che lo arrestarono nel novembre del 1943.

La sentenza di morte fu emessa il 3 giugno 1944.

Quando l’uomo fu davanti al plotone di esecuzione, nel cortile del campo di concentramento di Avezzano, alcuni aerei inglesi iniziarono a bombardare, costringendo i militari a scappare di fronte alle bombe che piovevano dal cielo. Padre Tchang, che, rassegnato, aveva raccomandato l’anima a Dio, approfittò della
confusione e fuggì.

Egli attribuì la salvezza ad una grazia di San Gabriele, che aveva pregato ardentemente davanti al plotone di esecuzione.
Lo raccontò egli stesso ai passionisti quando, nell’estate del 1944, tornò nel Santuario per ringraziare il santo che gli aveva salvato la vita e che – aggiungeva pieno di devota gratitudine – aveva operato per suscitare la conversione di ebrei e cinesi.

Dal volume San Gabriele dell’Addolorata. Studi e ricerche [ cap. XII, pr. 11°] in corso di stampa.



Gli articoli inseriti nella rivista sono redatti da Sergio Scacchia, autore tra l'altro di tre libri:
"Silenzi di Pietra" e "Il mio Ararat" e "Abruzzo nel cuore".

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