Sicura, se non annoverasse tra qualche casa e piccoli appezzamenti terrieri d’alta collina, un gioiello semi sconosciuto.
Nell’umile ambiente di un’antica chiesa agreste, a pochi chilometri dall’abitato di Ioannella, il visitatore può rimanere affascinato da un tempio minuscolo che rappresenta, però, un fatto artistico più unico che raro in tutto Abruzzo: una tipologia decorativa diversa dall'affresco che è quella delle assi lignee dipinte.
La chiesa dedicata a San Bartolomeo, il cui culto non è estremamente diffuso in regione, cela al suo interno, infatti, un soffitto particolare che riveste proprio con assi dipinte l'interno del tetto e le travi delle capriate, e che è suddiviso in cinque campate.
Un gioiello restaurato alla fine degli anni
novanta, inizio 2000, per far fronte ad un deterioramento dovuto ad annose infiltrazioni di acqua piovana.
In quella occasione il soffitto fu smontato, le murature consolidate, il tetto rifatto, e infine rimontato il prezioso manufatto.
Al suo esterno la chiesina, con la sua struttura molto semplice senza alcun elemento decorativo non lascia intuire la sua ricchezza pittorica.
E anche nell’unica aula interna non avrebbe granché di attraente senza questa opera immortale pendente sulla testa!
Non è certamente inedito avere chiese con soffitti dipinti.
Per rimanere nel teramano, si possono ricordare quelli di S.Michele Arcangelo a Castiglione della Valle, della chiesa del Convento dei Sette Fratelli a Mosciano S.Angelo, dei Ss.Mariano e Giacomo a Nocella, di Santa Maria in Platea a
Campli.
Ma l’opera custodita nella piccola chiesina è senza dubbio la più particolare.
Nel primo riquadro centrale è raffigurato San Bartolomeo con il simbolo del suo martirio, un coltello, dal momento che secondo la sua Passio fu scorticato vivo.
Nei due spioventi adiacenti, le immagini di 12 Santi Martiri
Nella seconda campata è rappresentata la Crocefissione: a sinistra la Madonna Addolorata con le mani giunte e le lacrime agli occhi e in basso la Maddalena che abbraccia i piedi di Cristo.
Nel campo tre angioletti con in mano dei calici: uno raccoglie il sangue che cola dal costato e gli altri due quello che cola dalle mani trafitte dai chiodi.
Nei due spioventi, dodici per lato, 24 angeli che recano i simboli della Passione, corona di spine, scala, tenaglia, martello, flagello, mano, sacchetto con monete, calice, lancia, tunica rossa, calice, velo della Veronica, dadi, brocca e bacile, bastone con spugna, chiodi e altri strumenti di martirio come ceppi, coltello, frecce.
Nella terza campata è rappresentato Dio Padre seduto in trono, con aureola triangolare, con in mano lo scettro.
Nei due spioventi dodici profeti, sei per parte: a destra MOSE', ELIA, ELISEO, EZECHIELE, DANIELE, ZACCARIA, e a sinistra ISAIA, RE DAVID, SAMUEL, OSEA, BARUC, GEREMIA.
Nella quarta campata è rappresentata l'Immacolata Concezione, coronata da un'aureola di dodici stelle e con ai piedi la luna (Apocalisse), con le mani giunte.
Nei due spioventi laterali le figure di 24 sante Vergini e Martiri.
Nella quinta campata è rappresentato il Cristo Risorto con in mano la bandiera bianca crociata.
Nei due spioventi le figure dei 12 apostoli, 6 per lato, senza didascalie come in tutti gli altri riquadri.
Un’opera fantastica quindi, assolutamente, da ammirare.
Le origini della chiesa sono difficili da inquadrare.
Pochi sono i documenti tra i quali due bolle papali.
La prima, datata al 1267, venne emanata dal pontefice Clemente IV (1265-1268) e riguarda l'istituzione di un Rettore, la seconda del 1327, emanata dal pontefice Giovanni XXII (1316-1334), riguarda la creazione del Prebendato, richiesto dal Rettore e dai Compatroni della chiesa, come riporta Nicola Palma.
La chiesa, dopo anni di silenzio documentario, però reca una sola data: il 1684, stilata sia sulla muratura sotto il porticato, sia nelle pitture dell'interno.
Secondo il Palma in quel periodo la zona e, forse anche la chiesa, venne messa a ferro e fuoco dai briganti, fin quando non si svolsero gli scontri più sanguinosi tra le truppe regolari comandate dal capitano spagnolo Gaspare Zunica e i banditi capeggiati da Titta Colranieri, Santuccio di Froscia e Giancarlo Vitelli.
I malviventi vennero definitivamente sbaragliati nel novembre del 1684 a S.Omero.
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Articolo di Sergio Scacchia pubblicato sul blog Paesaggio Teramano collegato alla rivista omonima.Sul blog "Paesaggio Teramano" possibilità di visionare o fare il download dei numeri della rivista già pubblicati.
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