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domenica 3 febbraio 2013

Mosciano Sant’Angelo: la semplicità del bello

Atmosfere limpide dietro il morbido profilo dei colli, nuvole grasse che aleggiano correndo qua e là nel cielo, occhieggiando tra cipressi e olivi secolari.

Due delle otto torri di Mosciano Sant’Angelo si stagliano nitide in lontananza.

L’antica frazione di Convento,costruita su di un antico “fanum” gotico e adagiato sopra un colle ameno, gode di uno strepitoso panorama in grado di stupire turisti e fedeli.

Ad est si vede il mare Adriatico della vicina Giulianova, a sud si nota tutta la selvaggia antropizzazione della valle del fiume Tordino, la dorsale collinare del fiume Salinello, mentre imponente, quasi prepotente ad ovest reclama attenzione la poderosa catena montuosa del Gran Sasso.

Qui resiste al tempo e all’incuria il convento dei Sette Fratelli, i figli di Felicita, virtuosa del II secolo d.C. e ancella della più famosa Santa Perpetua, disgraziata martire cristiana insieme alla sua prole al tempo delle persecuzioni romane di Marc’Aurelio.

Fu un feroce prefetto, Tale Publio, che cercò di convincere la donna e i suoi figliuoli a rinnegare la fede cristiana.
All’ennesimo rifiuto i soldati tagliarono la gola prima ai figli poi alla madre rimasta impietrita dal dolore.
Il complesso, in origine sottoposto alla giurisdizione di Montecassino e poi passato nelle mani degli Acquaviva, ricorda il convento di San Bernardino di Campli, vero gioiello d’arte sacra in perenne restauro da anni.

Solo per visitare questo monumento fondato dai Benedettini prima del XII secolo, con la sua torre risalente all’XI° secolo, varrebbe la pena arrivare a Mosciano Sant’Angelo.

Basterebbe alzare gli occhi verso il meraviglioso soffitto in legno all’interno della chiesa che riproduce la Gloria della Regina dei martiri con i santi fratelli, opera di un autore ignoto del seicento per motivare il viaggio.

Sarebbe già gratificante guardare, sull’altare maggiore, la bella statua della Madonna del Casale, detta degli ngeli con in braccio il Bambino e il suo viso sorridente ad infondere serenità.

Probabilmente sarebbe sufficiente visitare l’antico chiostro in stile benedettino del XII secolo, con il suo colonnato che riempie gli occhi di archi a tutto sesto, le colonne ottagonali e le preziose pitture
che decorano le lunette del loggiato per tornare a casa soddisfatti.

Eppure, a pochi tornanti, c’è la “patria del mobile”, la città delle torri, il trionfo delle linee verticali, fondata sempre dagli inossidabili monaci nella notte dei tempi, anno 897.

Un borgo che rappresenta l’ideale cordone ombelicale tra passato e presente che colpisce per la sua ricchezza di testimonianze storiche e artistiche raccolte in uno spazio piccolo.
Mosciano era un semplice fondo agricolo al quale fu dato il nome di Sant’Angelo in onore di San Michele il cui culto, sul finire del V° secolo, era grande.

Grazie alla presenza dei monaci , in breve il luogo divenne popoloso.
Sorse un castello con un fossato e il ponte levatoio, poi vennero edificati palazzi nobiliari e il paese, sotto il dominio degli Acquaviva, conobbe anni di splendore culturale e artistico.
In breve divenne punto di riferimento commerciale anche per le popolazioni vicine.
Arrivo nell’antico borgo medievale attraverso una bella rotabile immersa nel verde dei campi.

Spicca, nel cielo blu, la massiccia torre civica degli Acquaviva con la sua inconfondibile merlatura ghibellina alla sommità, eretta nel 1397.
Il manufatto, costruito in mattoni con spigoli rinforzati da barbacani in pietra, è addossato alla facciata della chiesa parrocchiale di San Michele Arcangelo e svolge il compito visivo del campanile.

Il tempio è antichissimo.
Risale al 1100 e l’attuale costruzione potrebbe avere avuto l’ultimo ampliamento intorno al ‘500.
Con la ristrutturazione degli anni’70, sono andati perduti gli altari originali.
È la chiesa dell’Addolorata, però, a stupire per la sua bellezza.
Fu iniziata nel 1828 da Francesco I di Borbone e arricchita, anni dopo, delle inedite decorazioni a stucco all’interno dove fanno bella mostra opere di artisti teramani fra cui Gennaro Della Monica.

Dalla piazza centrale si snoda un panorama di rara bellezza.

Poco distante c’è il piccolo borgo di Montone gioiello immerso nella bella campagna che regala momenti di laboriosità contadina e cultura agreste.
Il paesaggio è incantevole, fra mare e montagna.

Ma c’è un ulteriore motivo per visitare Mosciano.
Qui s’insegna alla gente a conoscere quello che c’è in cielo!

Pochi teramani sanno, infatti, dell’esistenza di un interessante
Osservatorio astronomico con annesso Planetario e sala multimediale, nel vicino Colle Leone (www.oacl.net).

Si tratta di una struttura all’avanguardia, terza in Italia per grandezza, con una cupola di ben cinque metri da cui fuoriescono due telescopi a specchio.
Ideato e realizzato dal compianto Fausto Marini, è un gioiello per la didattica e divulgazione di ricerca dove poter osservare il firmamento, le stelle, le galassie con qualsiasi condizione atmosferica, grazie al lavoro dell’associazione fondata dal figlio Alessio che organizza incontri aperti a tutti, non solo agli
scienziati.

Un’opera d’ingegneria d’immenso valore scientifico, visitata ogni anno da oltre cinquemila appassionati e un po’ snobbato dalla nostra provincia.



Articolo pubblicato sul N°6 di Paesaggio Teramano (Novembre - Dicembre 2012)
Chi lo desidera può visionare la rivista in *pdf oppure fare il download dello stesso *pdf).

L'articolo è stato redatto da Sergio Scacchia, autore tra l'altro di tre libri:
"Silenzi di Pietra" e "Il mio Ararat" e "Abruzzo nel cuore".

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