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venerdì 15 febbraio 2013

Lucio Cancellieri, il custode della memoria

Intervistare Lucio Cancellieri non è cosa facile.

Il suo essere schivo, umile e mai pieno di sé è inversamente proporzionale alla sua energia allo stato puro, alla sua simpatia contagiosa.

Ma a chi vi scrive non può dir di no.

Ne abbiamo fatte di trasmissioni radio la domenica insieme, tante da aver cementato un’amicizia che va oltre la scarsa frequentazione che abbiamo da anni.


I suoi occhi guizzano furbi e intelligenti mentre mi dice:
Ma che storia è questa, Sergio? A chi vuoi che interessi una pagina tutta per me in una rivista così bella”.

Eppure di libri dedicati al nostro essere teramani ne ha fatti tanti che li potete vedere sparsi in mezzo a queste mie righe.

Lucio è il custode del passato e il cantore del futuro.

Rievocando in tutte le sue pubblicazioni i nostri frammenti di vita vissuta, crea intorno a noi il mosaico perfetto di emozioni, di affetti, di paesaggi da farci riconoscere tutti protagonisti nelle sue belle liriche per un futuro che non può prescindere dal passato.

I suoi libri sono stati definiti “lo scrigno della più genuina anima teramana”.

Una bella definizione per questo ex insegnante di educazione fisica, nato nel 1940, sotto una stella che gli ha donato una sensibilità fuori dal comune.

“E’merito del mio segno zodiacale, l’ho scritto in una presentazione di una delle mie raccolte di poesie. Grazie a lui, giuro, riesco a cogliere i sentimenti e gli aspetti romantici della vita”.

Mentre mi parla, i ricordi mi si affollano nella mente.

Riaffiorano le trasmissioni radiofoniche di musica popolare, gli amarcord in vinile, le telefonate tra noi alla ricerca spasmodica di musiche antiche.

Avevamo un amico comune, Alfredo, che forniva canzoni introvabili dal suo sconfinato archivio musicale.

Già allora, il professore scriveva in gran segreto le sue poesie e forse credeva sarebbero rimaste chiuse nel cassetto dei ricordi.

Invece la vita gioca con le nostre esistenze e oggi la sua vocazione poetica è diventata il recupero di fotografie del passato, la conservazione della memoria da trasmettere ai giovani.

I valori dello sport che sono stati bussola per la sua attività scolastica, sono oggi diventati i valori di un mondo che non deve dimenticare quello che siamo stati per far sì che i giovani abbiano un punto di riferimento da cui partire.

E dal primo libro, “L’ urticelle de Tabbusse”, che tanto entusiasmo suscitò alla sua uscita, ecco che il denso percorso di pubblicazioni di cui potete vedere le copertine, è diventata la riscoperta della vita, dei colori, dei profumi, il presidio di civiltà e cultura, l’arsenale con cui mirare dritto all’intelligenza dei lettori.






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Gli articoli inseriti nella rivista sono redatti da Sergio Scacchia, autore tra l'altro di tre libri:
"Silenzi di Pietra" e "Il mio Ararat" e "Abruzzo nel cuore".

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