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giovedì 16 giugno 2011

Sul tetto d’Abruzzo. La rocca di Calascio!

I corvi dominano sulle mura, assediano quasi la torre cilindrica e i monconi di pietra bianca.

Un gheppio plana dolcemente su di un arbusto.

Il luogo evoca cruenti duelli all’arma bianca, un tempo teatro di battaglie, oggi luogo silente.

Per secoli la zona è stata di transito per monaci in viaggio verso la Baronia di Carapelle, imperatori padroni della vita e della morte del popolo, poveri pastori confusi tra le bestie.
Oggi é un luogo straordinario, immerso nel silenzio profondo.

Non c’è momento migliore dell’anno che la primavera per visitare la misteriosa Rocca di Calascio, una delle fortezze più alte d’Italia, a picco sulle valli del Tirino e della piana di Navelli, ai margini di Campo Imperatore, piccolo Tibet d’Abruzzo.

Le torme di turisti estivi sono lontane.
È il castello per eccellenza, nelle forme classiche del Quattrocento, quello che ogni bambino immagina nel suo mondo di fiabe.

Qui sono nate infinite pellicole medioevali tra le quali “Lady Hawke” con Michelle Pfeiffer e Rutger Hauer, bellissima storia di due innamorati divisi per sempre da una terribile maledizione che trasformava di notte l’uomo in lupo e di giorno la donna in falco, impedendo ai due di vivere insieme.

Costruito intorno all’anno Mille, il castello ha i suoi momenti storici più importanti, negli anni dal 1480 al 1530, quando la famiglia Piccolomini realizzò quattro torri ricostruendo l’abitato distrutto da un furioso terremoto nel 1461.
Il nobile non era certo un mecenate.

Proprio sotto il borgo fortificato, passava un’arteria importantissima per l’economia locale: il tratturo Magno che collegava l’Abruzzo con tutto il Centro- Italia da Firenze a Napoli, determinando un flusso considerevole di commercio.

Fu così che il Duca Antonio, nipote di Papa Pio II, genero di Ferdinando Primo di Aragona, signore di Napoli, si stabilì in questo posto, lo stesso dove più tardi giunsero anche i Medici, Granduchi di Toscana.

Questa notevole opera militare, che ha ospitato condottieri come Riccardo d’Acquaviva e Carlo D’Angiò, vanta una torre centrale larga dieci metri, costruita impiegando una tecnica muraria particolare, dove i primi tre metri sono in muratura regolare, gli altri in pietra appena sbozzata.

La torre fu integrata più tardi dalla cortina muraria e da altre quattro torri cilindriche sorrette agli angoli da basamenti ancorati sulla nuda roccia.
C’è anche una chiesa che non ti aspetti, singolare e rinascimentale, in pianta ottagonale, fondata alla fine del ‘500 che, a una vista sommaria, sembrerebbe stonare con l’insieme ma che invece riesce a formare il classico valore aggiunto di pregevole fattura.

Tutto il territorio con i suoi aridi altipiani ha conservato il fascino di una landa antica in cui il tempo pare essersi fermato.

Per raggiungere questo posto incredibile, prendete l’autostrada per Roma, uscita Aquila Est, strada statale 17 direzione Pescara e poi, dopo 18 chilometri girate a sinistra per Barisciano, strada provinciale per Calascio, tre chilometri tortuosi e in bilico su di una piana incredibile fin su la rocca.

Per chi ha piedi buoni, consiglio di salire scarpinando, così da gustare fino in fondo il panorama.

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Articolo redatto da Sergio Scacchia, autore tra l'altro di due libri:
"Silenzi di Pietra" e "Il mio Ararat".

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