Paesi semideserti, scippati della loro identità.
Sembrano calabroni ronzanti furiosamente, alla ricerca di una via d’uscita contro il vetro di una finestra.
Sono troppi i borghi montani nella Laga e nei Gemelli che rischiano l’estinzione, candidati a divenire “ghost town”, villaggi fantasma.
Legambiente, a proposito dei piccoli comuni, si dice certa che oltre un quinto dei circa 8000 in Italia, stanno già agonizzando.
Il profondo della provincia teramana è un territorio affascinante e ricco di valenze storico-ambientali, ai margini dei flussi turistici che prediligono il massiccio del Gran Sasso d’Italia, meglio strutturato a livello di servizi e capacità ricettive.
Questo ha determinato, negli anni, un inesorabile declino con l’abbandono dei territori da parte delle giovani generazioni e l’inevitabile chiusura di servizi primari quali uffici postali e scuole.
La Laga è piena di borghi dissanguati di uomini, luoghi ricchi di fascino, dove il tempo sembra essersi fermato.
I paeselli si ripopolano, in agosto, di gente legata alle origini in un affetto ancestrale che tiene insieme, con un filo invisibile, una comunità.
Poi, i minuscoli agglomerati di case sprofondano di nuovo nell’abbandono.
Se il senso di appartenenza cedesse il posto alla voglia di vacanze esotiche, queste famiglie non tornerebbero più neanche nella bella stagione.
Un piccolo mondo antico sarebbe condannato senza scampo.
Le casette con piccole logge, i caratteristici “gafi”, balconcini di legno, i portici ad archi, gli angoli incantevoli di natura, non avrebbero più senso neanche per chi ci è nato.
In un mondo in cui tutti si abituano a vivere nell’orbita cittadina, dove a pochi metri hai il necessario, dove il telefonino ha sempre “campo”, dove hai cinema e connessione internet, diventa difficile sedurre con l’arma della natura incontaminata.
Oltre agli agenti atmosferici, che hanno determinato crolli d’intere abitazioni, spesso questi paesi sono stati oggetto di azioni vandaliche da parte di balordi per trafugare materiali di recupero ricercati nel restauro edilizio, depredando le chiese e alimentando traffici illeciti di opere d’arte.
Oggi, comunque, sembra rinascere una nuova sensibilità e interesse per le aree interne, anche da parte d’imprenditori stranieri a caccia di abitazioni rurali da ristrutturare a fini turistici.
Sono in maggioranza inglesi e tedeschi, che negli anni passati investivano in regioni più blasonate come Umbria e Toscana.
Il modello S. Stefano di Sessanio, prima esperienza in Abruzzo di “Albergo Diffuso”, ha fatto scuola.
Molte iniziative di società private si stanno muovendo per acquisire immobili da recuperare negli antichi abitati di “Tavolero”, “Magliano”, “Serra”, “Martese”, “Valle Piola”, “Santa Cecilia”.
Che sia un volano di sviluppo turistico per i nostri giovani?
L’idea vincente potrebbe essere quella di creare un "Museo diffuso" dove i borghi diventino luoghi espositivi di mostre a tema che spronino il turista a visitare i paesi e approfondire la conoscenza delle tradizioni locali.
===========================
Articolo redatto da Sergio Scacchia, autore tra l'altro di tre libri:
"Silenzi di Pietra" e "Il mio Ararat" e "Abruzzo nel cuore".
L'articolo è stato pubblicato su:
N°2 blog (blog della Città di Teramo - blog di Pensieri Teramani)
N°2 pagine Facebook (Il blog della città di Teramo e della sua Provincia - Il mio Ararat)
N°1 pagina di Google Plus (La città di Teramo e la sua Provincia)
Twitter (Città di Teramo Blog)
===========================
Nessun commento:
Posta un commento